ricerche che cos'è

ricerche che cos'è ricerche che cos'è L' 9 OROLOGIO che sì porta al polso è un oggetto che tiranneggia: impone i tempi del lavoro, dei pasti, dei divertimenti. Son sen- | sa rimpianto per abitudini meno obbligate, si legge che. in Roma antica, ci fu per molto tempo un solo orologio, un quadrante solare, portatovi come bottino dalle Guerre Sannitiche e collocato nel Foro l'anno 290 a. C; il quale orologio poi non era esatto, perché era stato tracciato per un altro luogo. Un cittadino romano, per saper l'ora, doveva andare in piazza o mandarvi un servo. L'arte di preparare orologi solari si perfezionò più tardi: e ne vediamo ancora sui muri delle vecchie case esposti a mezzogiorno, o di palazzi e di chiese con scritte, allusive all'inesorabile fuga del tempo e delle ore (Unaquaeque ferlt. ultima necat). Per misurare il tempo si fa ricorso a qualche fenomeno che si ripete con ritmo sempre uguale. Tali furono in passato il sorgere, il volgere, il tramontare del sole (e appunto la mobile ombra di uno stilo che i raggi proiettano su una meridiana): le fasi della Luna, il passaggio di stelle fisse, il colare della sabbia o dell'acqua dal vaso superiore a quello inferiore di una clessidra. Un progresso importante si ebbe con la scoperta dell'isocronismo del pendolo: cioè che un pendolo, di data lunghezza, impiega sempre lo stesso tempo a fare una oscillazione di andata e ritorno, purché l'oscillazione non sia troppo ampia i li t iii d lui scoperto, per farne un orologio, impresa che poi riusci meglio all'olandese Cristiano Huygens (1629-1695), che ne scrisse una dotta opera. Horologium Oscillatorium. La correzione degli inevitabili errori degli orologi fu affidata agli astronomi: i quali dovevano mettere d'accordo gli imperfetti strumenti di fattura umana con i moti degli astri; assicurando che il -secondo" dell'orologio corrispondesse a quello definito (più tardi) come una certa frazione (1/86.400) del giorno solare medio. Negli orologi che portiamo al polso, oppure in tasca (ma questi non sono più di moda), il pendolo è sostituito da un bilanciere: che è un piccolo volano che esegue oscillazioni angolari isocrome, in un senso e poi nel senso opposto, intorno a un perno. Il movimento è assicurato da una molla a spirale che via via si scarica (e bisogna ricaricarla: così nell'orologio a pendolo ogni tanto bisogna far rimontare il peso). Negli orologi a pendolo come in quelli a bilanciere c'è uno .scappamento-, un congegno che libera uno alla volta, per ogni oscillazione. I denti di una ruota dentata: un sistema di ingranaggi trasmette il moto agli indici del quadrante. Si inventarono poi orologi più precisi, con oscillazioni isocrome più rapide. Ecco dunque gli orologi a diapason, in cui oscillano vibrando i rebbi dì una forcella metallica: e. più fortunati. pfo, purché l'oscillazione non sia troppo ampia fpe df (gqopstelle o il pendolo o il quarzo), l'unità di tempo, il gli orologi al quarzo. Questa Invenzione ha radiGalileo tentò di applicare questo principio, da cj nella scoperta dei fratelli Pierre e Paul Curie seC0ndo. Didimo ! sc°P'ci. Per esempio l'unità di lunghezz il t vazione di fenomeni macro-

Persone citate: Huygens, Paul Curie

Luoghi citati: Roma