La tempesta di pugni che devasta il cervello

La tempesta di pugni che devasta il cervello La tempesta di pugni che devasta il cervello 11 suo destino sarebbe quasi sempre quello di subire inesorabilmente i colpi dell'avversarlo, il che non avviene. Questa caratteristica di anticipo è comune a molti sport: il portiere quasi sempre anticipa addirittura il contatto del pallone con il piede di chi tira 11 calcio. , La capacità di anticipare nasce dall'intuizione di ciò che l'avversarlo sta per fare e di «come» intende farlo. L'affaticamento può. notevolmente ridurre la capacità di risposta veloce e, in misura anche maggiore, di anticipo. Il pugilato, infine, comporta frequenze cardiache vicine a 180/190 bàttiti al minuto. La lattacidemia raggiunge, dopo riprese di 3 minuti, valori superiori a 100 mg per 100 mi di sangue, che è un valore abbastanza elevato, con conseguente riduzione della capacità di intuizione di anticipo a reagire. Talvolta è l'Intensità di 'un singolo round di tre minuti che può essere tanto jelevato da provocare 11 raggiungimento di un tale stato di intossicazione da Jallea da non poter essere recuperato nel minuto di Intervallo, e da ripercuotersi nel rounds successivi. La. frequenza cardiaca raggiunta è indipendente dalla massa idei pugile: le stesse frequenze vengono raggiunte sia nei soggetti molto leggeri sia nel pesi massimi. Antonio Dal Monte Alla vigilia del match di «Boom-Boom» Mancini (che uccise un avversario tre mesi fa), ecco un dato inquietante: 17 pugili su cento dopo nove anni di boxe presentano lesioni cerebrali immersioni subacquee 1,1, alpinismo 5,1, deltaplano s.6, sci 12,3 e corse di cavalli 12.8. Sono conosciuti i meccanismi che concorrono al k.o. (da «knokout» o mettere fuori combattimento). La lesione mortale è un'Improvvisa emorragia intracranica, dovuta a una rottura venosa. L'emorragia è causata da un colpo violento, che provoca un'accelerazione della rotazione della lesta, o dall'urto del capo contro 11 suolo o 1 montanti del «ring». Il «knokout», come spesso anche 11 k.o. «tecnico», dimostra invece che è avvenuta una commozione cerebrale, cioè una lesione transitoria del cervello. Negli Incontri tra pugili professionisti svoltisi nello sialo di New York, i k.o. sono stati 43 ogni 677 combattimenti, cioè quasi uno ogni sedici. Kaplan e Browder hanno studialo gli elettroencefalogrammi di 40 pugili, a 10 minuti da una loro sconfitta per k.o. Paragonati con gli stessi esami eseguiti prima dell'Incontro, non hanno però mostrato notevoli cambiamenti. Ma a preoccupare maggiormente sono le conse-. guenze a lungo termine della boxe: l'Immagine ormai classica del pugile «suonato». A questo proposito, i neurochirurghi dell'..American Medicai Associ a tion" affermano che «11 danno cerebrale evidenziato da pazzia, perdita di memoria, articolazione disordinata, tremori e andatura anormale, è riscontrabile in circa 11 15 per cento del pugili professionisti». Fin dal 1928. queste conseguenze neurologiche del pugilato vengono descritte come la «punch drunk syndrome... Sono slati sottoposti a DOMENICA al palazzetto dello sport di Saint-Vincent Ray Mancini metterà nuovamente il palio la corona mondiale del pesi leggeri. Sarà Interessante vedere come il pugile ha superato la tragedia del suo ultimo Incontro. Meno di tre mesi fa, la sera del 14 novembre, sul «ring» allestito nel Caesar Palace di Las Vegas, «Boom Boom» Mancini chiudeva il combattimento con un perentorio k.o., tra le ovazioni del pubblico; il giovane avversario, Duk-koo Kim, giunto dalla Corea per un po' di gloria e di dollari, non si rialzò più dal tappeto: entrò subito in coma profondo e dopo due giorni la madre diede 11 permesso di staccare le macchine che lo mantenevano artificialmente in vita, concedendo 1 reni per un trapianto. E' dell'altro Ieri la notizia del suicidio della donna, sconvolta per la fine del figlio. ! Questa morte «In diretta», mostrata a colori dalle reti televisive, ripropone tutti 1 suoi interrogativi: la boxe è ancora uno sport o si tratta solo di uno scontro brutale? In tutto 11 mondo, tra il 1945 e il 1982, si sono registrati 351 decessi fra i pugili dilettanti e professionisti, 7 solo nello scorso anno. Calcolare il tasso di mortalità è però difficile, perché non si conosce con esaltezza 11 numero del praticanti la boxe. La percentuale di incidenti mortali del pugilato è stata calcolata dello 0.13 per mille partecipanti. Nettamente superiore, nello stesso periodo, risulta il tasso mortale di altri sport, sempre ogni mille partecipanti: football americano universitario 0.3, corse di motociclismo 0,7, DA INFLUENZA NAZIONALE Né le autorità locali né 11 Centro di Atlanta posseggono statistiche esaurienti sull'Influenza. Come Fabrf zi, Alder nota che non rapjprcsenta più uno del mail 'peggiori di stagione. Osscr va inoltre che quest'anno l'inverno, pur non essendo finito, è parso poco rigido. Sono stati veramente fr "d di solo gli ultimi giorni, non si è registrato eccesso di umidità. Epidemie influen zali ne scopperanno di sicuro ancora, conclude Alder, ma sarà sempre più facile anticiparle. E' probabl le che altre malattie pren dano il loro posto in un ara Diente sempre più inqui nata controlli psichici 224 pugili professionisti, sul 16.731 iscritti al «British Board of Control» tra il 1929 e il 1955. La ricerca ha dimostrato che nel 17 per cento di coloro che avevano combattuto per un periodo da 6 a 9 anni apparivano danni cerebrali, e che un terzo presentava i segni della «punch drunk syndrome». C'è poi un altro studio su 15 pugili, esaminati circa 22 anni dopo la fine della carriera; ogni pugile aveva inoltre combattuto dalle 200 alle 300 volte. Di questo gruppo quasi la metà presentava manifestazioni neurologiche d'origine traumatica; esclusi tre, tutti gli altri avevano danni cerebrali; undici, infine, avevano diffuse anomalie elcttroencefalografiche. Due ricercatori, Mavvdsley e Ferguson, hanno esaminato 10 pugili ritiratisi dal «ring., che mostravano gravi anomalie, come disturbi psichici e manifestazioni neurologiche extraplramldall. Un esame del cervello, la pneumoencefaiografia, rivelava un'atrofia del cervello e del cervelletto. Altri esperti collegano la confusione mentale dei pugili con un'accentuata degenerazione della materia grigia profonda, a livello del lobo temporale. Il pugilato è quindi una pratica pericolosa, che può condurre a morte o provocare nel tempo gravi lesioni cerebrali. Inoltre, non c'è ancora un esame che permetta di verificare con sicurezza quando un pugile rischia una morte improvvisa o seri danni al cervello. Per contenere i rischi, è perciò necessario stabilire un preciso regolamento generale e procedere a un'attenta sorveglianza medica. Gianfranco Candeloro

Persone citate: Alder, Browder, Ferguson, Gianfranco Candeloro, Kaplan, Mancini, Ray Mancini

Luoghi citati: Atlanta, Las Vegas, New York, Saint-vincent