Una nuova Dickinson semplice e chiara come l'alabastro

Versi inediti della poetessa americana Versi inediti della poetessa americana Una nuova Dickinson semplice e chiara come l'alabastroi do rime e ritmi sarebbe suicida, in quanto si potrebbe arrivare al massimo alla canzoncina ingenua che queste poesie rasentano senza toccare mai. PiU avanti le difficoltà cambiano di genere, ma non di proporzioni: bisogna cercare di rendere la fitta pregnanza di significati di cui viene investila ciascuna preziosa parola, talvolta messa ancor più in rilievo dall'Isolamento fra due trattini. La lattica scelta dalla Campana sacrifica deliberatamente la rima e cerca un equivalente per quanto inadeguato al ritmo in una concisione che qualche volta è addirittura superiore a quella dell'originale. Non vorrei che questa descrizione sembrasse censura. In realtà i bravi traduttori si riconoscono proprio dai limiti che sanno imporsi in partenza, e il frutto di queste rinunce è spesso una resa niente affatto inadeguala perlomeno dell'atmosfera e di qualcuno dei significati della poesia, il cui testo originale è poi comunque a fronte, disponibile a chi voglia interrogarlo. -Dreams i ace well i bui Waking's betler, i if Onc wake at Moro i if one wake al Midnight i boiler i Dreaming i of the Daen- diventa così: -Hello sognare i ma migliore il risveglio i al mattino. E a mezzanotte i ancor meglio / il sogno dell'alba-, dov'è, direi, mollo è stato scartalo, ma quello che rimane è ancora sufficientemente suggestivo. Certo, questo tentativo di riprodurre piuttosto la precisione e la lucidità della Dickinson, che i suoi estri più intimi e personali, funziona al meglio con le poesie più «semplici», clic pertanto sono la maggioranza in (mesi a raccolta. E che non sono certo trascurabili, nemmeno davanti a quelle più dense e famose. I«a mia prediletta? Forse, questo grido di felicità: « Venissero oggi i tutti i miei dolori futuri: i sono cosi felice che certo i correrebbero via ridendo, i Venissero oggi i le mie gioie future, i non sarebbero cosi grandi i come questa che ho adesso-. 1 poeti sentono tutto con intensità doppia delle persone comuni: fa piacere pensare che qucslo non avvenga solo per il dolore. oi DI Emily Dickinson ci occupammo recentemente, in occasione dell'uscita della scelta di sue lettere curate da Barbara Lanati per Einaudi; e poco prima erano apparse poesie tradotte (con bella introduzione) da Ginevra Bompiani, oltre alla ristampa aumentata di (incile tradotte da Margherita Guidacci, e prima ancora, altre tradotte dalla Lanati, ecc., ecc.: segno che l'originale, inquietante voce della solitaria autorcclusa della Nuova Inghilterra appare più ricca di messaggi por noi di quanto losse mai capitato nel passalo. Oggi a quelle raccolte se ne affianca un'altra che ha 11 merito di coprire terreno nuovo: centoquaranta poesie, quasi tutte brevi o brevissime, mal tradotte in precedenza. Si può prevedere che di questo passo l'Intera produzione poetica della Dickinson, quei circa 1800 componimenti che alla sua morte (1880 furono trovali bene ordinati in una casscltina di legno), sarà disponibile in italiano in un futuro non trop)>o remolo. In quale italiano? La domanda e lecita, che cerio la Dickinson presenta al traduttore dlilieollà tutt'allro che trascurabili. Ogni poeta, anzi, ogni scrittore che si rispetti ne pone maquelle di questa autrice sono particolarmente insidiose. L'introduzione di Nadia Campana, sintetica e mollo buona, dà Implicitamente conto delle principali quando riferisce il famoso giudizio di condanna pronuncialo dai primi critici dell'innovatrice: -Cattiva grammatica, cattive rime e ritmo irregolare-. L'effetto prodotto dalla Dickinson prima che si riconoscesse la sua piena e autorevole autonomia, poteva essere insomma (niello di una di¬ lettante maldestra; le sue asprezze deliberale sembrarc.no inettitudine. Oggi gli esperti tendono piuttosto a sottolineare l'infallibilità espressiva del suo vocabolario e della sua sintassi, l'originalità degli schemi metrici che ella si confezionava per il proprio uso esclusivo; un po' come un elisabettiano in ritardo, ó come quell'altro notevolissimo personaggio della poesia americana, Marianne Moore. in epoca più vicina alla nostra. Ma la perplessità di quei primi soloni è. se non scusabile, comprensibile, quando si guardino con i loro occhi molte delle poesie qui raccolte dalla Campana, specialmente fra le prime: che sfiorano spesso il doggerel o ritmo orecchiabile, ingenuo, smaccato, da bambini, affidandosi a rime fortemente scandite, senza paura di rischiare la banalità e il ridicolo. Cercare di riprodurre un effetto analogo in italiano conservan¬ Masolino d'Amico Emily Dickinson: «Le stanze d'alabastro», a cura di Nadia Campana, Feltrinelli, 141 pagine, 5000 lire.

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