C'è un assurdo confine tra latino e scienza

E cosi si insegna in Europa E cosi si insegna in Europa C'è un assurdo confine tra latino e scienza sìlentium, pumile Gallice! T Francia; lo studio comincia a 14 anni ed è facoltativo. Può essere abbandonato in qualsiasi momento e sostituito da un'altra materia, generalmente una lingua moderna. Repubblica federale tedesca: nella scuola secondaria il latino-facoltativo può essere adottato: come prima lingua di Giancarlo Marini SAN FRANCISCO — La polemica di questi giorni sul latino è un'altra di quelle vicende di casa nostra che non dovrebbero esistere, soprattutto nel modo e nei termini in cui è stata impostata e condotta da qualcuno. Prima glorificato come esclusiva fonte di ogni sapienza, poi bistrattato al pari della più inutile perdita di 'tempo, lo studio dell'antica lingua di Roma è di nuovo nell'occhio del ciclone nei progetti di riforma della scuola media superiore. Fra le cose che si leggono e si sentono c'è anche un ritornello non certo nuovo: «Il latino non è compatibile con 11 mondo moderno, anzi è in antitesi con la cultura scientifica; quindi aboliamolo: del resto hanno avuto forse bisogno del latino gli scienziati e i tecnologi americani o quelli giapponesi, gli inglesi o i tedeschi? Perché costringere i nostri ragazzi a durare fatica su una lingua morta e superata e per giunta fulcro di una cultura reazionaria? Non sarebbe meglio Insegnare cose più utili?». Chi fa questi discorsi evidentemente non sa o fa finta di non sapere come stanno le cose. Non vede o fa finta di non vedere 1 guai della scuola italiana e le relative conseguenze per 1 nostri ragazzi. Non vogliamo entrare nel merito della polemica a dir poco sterile, ma cercheremo di rispondere al questui appena ricordati almeno per la parte che ci riguarda quali divulgatori della scienza. Prima merita però fare un passo indietro. Alcuni anni fa come 1 lettori ricorderanno, fu stabilita la discutibile «regola» per la quale il latino era giudicato una dirimente delle classi sociali. Con chiusa questa operazione, anziché mettere tutti (quelli che lo volevano) in con¬ Germanico straniera (e allora lo studio comincia nella terza classe del ciclo secondario, cioè la nostra quinta elementare), oppure come seconda lingua straniera (e allora si studia a partire dalla seconda media). Spagna: il latino è obbligatorio nel secondo anno del .Buon- (Bachlllerato unifteado polivalente) corrispondente al liceo italiano. Facoltativo nell'anno successivo. Austria: obbligatorio nelle scuole secondarie, dove è insegnato negli ultimi cinque degli otto anni del ginnasio. Inghilterra, facoltativo, ma si comincia a studiarlo verso i 9-10 anni nella 'preparatory school' e si continua in tutti e tre i tipi di scuole inglesi. Vent'anni fa per entrare nelle università di Cambridge e Oxford era necessario superare un esame di latino". dizioni di studiare il latino, lo si abolì o lo si ridusse ad una ridicola infarinatura priva di qualsiasi funzione formativa Non vogliamo esprimere giudizi che ognuno può dare da sé osservando i propri figli, analizzando la ricchezza o la povertà del modo di esprimersi degli allievi usciti dalle co< siddette classi sperimentali e ricordando il fatto che gli appartenenti alle classi privilegiate (a cominciare dai figli di non pochi di coloro che scatenarono la guerra contro il latino) hanno frequentato e frequentano 1 costosi istituti privati il cuo vanto è quello di una «scuola all'antica», pur nel rispetto dei nuovi programmi ministeriali. Ma queste sono cose passate. Veniamo all'attuale assurda dicotomia che si vorrebbe stabilire fra 11 latino e la cultura scientifica. Intanto va detto subito che essa è artificiosa e quindi non esiste. Nessuno evidentemente può e vuole sostenere che per essere un buon fisico o un buon chimico occorra conoscere l'Eneide e le Catilinarie, ma non si può nemmeno affermare che una formazione culturale di base in eul illatino sia parte integrante è negativa per chi poi opererà nel. settore scientifico e tecnologico. C'è da considerare che oggi l'impatto della scienza c della tecnologia con la società e con la vita di ognuno è diventato tale che c'è in corso come riferimmo a suo tempo al lettori de La Stampa tutta una vasta azione nelle maggiori università americane (mentre analoghe iniziative stanno sorgendo anche in altre nazioni) per promuovere una forma di integrazione fra valori umani e cultura scientifica. Ci si è resi conto che una scienza senza valori può essere micidiale per l'uomo stesso e che una cultura che escluda la scienza sarebbe priva di T ce! senso nel mondo moderno. A questo punto, piaccia o no, è difficile sostenere che i valori umanistici escludano la cultura greco-latina. Per quanto riguarda specificamente lo studio del latino ci sono altri fatti — diciamo tecnici — da considerare. Si pensi per esemplo alle derivazioni linguistiche impiegate praticamente in ogni disciplina scientifica. Non sono neologismi Inventati per rendere le cose più difficili ma sono derivazioni etimologiche sviluppate proprio per semplificare le forme espressive e per dare 1 significati inequivocabili di quel linguaggio universale e obiettivo che la scienza esige. Chi non abbia letto e studiato una riga di latino o di greco può certo imparare a mente quello che vogliono dire le migliala di termini di origine greco-latina ma chi ha studiato la lingua di Tito Livio e di Tacito si trova indiscu.ti burnente avvantaggiato. Ma al di là di questi e di altri fatti del genere puramente contingenti c'è un dltro argomento ben più importante da tener presente: la validità formativa dello studio del latino per quanto riguarda la logica e la struttura del pensiero che poi si riflette anche sull'attività creativa nel campo scientifico. Dei molti esempi che si potrebbero fare basterà ricordare come i nostri scienziati che emigrano all'estero trovino apprezzamento e siano in grado di conquistare posizioni preminenti sia nelle Università sia nelle industrie (i nomi citabili sarebbero numerosissimi) certamente per la loro alta qualificazione scientifica ma anche per la loro visione culturale più vasta, più profonda — in una parola completa — che proviene proprio dalla formazione scolastica di un certo tipo. E' questa — ci si perdoni 11 latino — forma mentis che consente l'approccio ai problemi con maggior possibilità di trovare soluzioni che tengano conto del fattori generali. Infine un'ultima considerazione. Si dice che il latino è morto e non serve più in quanto la vita moderna è tutta scienza e tecnologia. Se è vero come è vero chi la lingua non è altro che l'espressione fisica dell'evoluzione del pensiero umano, bisogna riconoscere che i nostri antenati avevano raggiunto un altissimo livello. 81 consideri infatti che attraverso la lingua da loro creata è possibile esprimere anche le conquiste della tecnologia più moderna, anzi senza il latino non si potrebbe parlare di elettronica, di microprocessori, di missili, di circuiti integrati e cosi via. 81 vuol buttare via questa magnifica tradizione culturale propria del nostro popolo? Chi lo vuol fare deve però assumersene tutte le responsabilità. Un'immagine del fumetto «Aste ne modum excesseris. alioqui pacem vestram rumpam! rix» in latino (Ed.Vcrlag-Delta) per le discipline tecniche e scientifiche venga affidata alla burocrazia o alla pedagogia tradizionale, estranee alla ricerca universitaria e scientifica». E' giusto esprimersi positivamente sull'insegnamento del latino nella secondaria, dice Rossana Pace, segretaria nazionale della Cgil scuola; giusto manifestare preoccupazioni e sottolineare i rischi di emarginazione che corre questa materia. «Tuttavia — aggiunge — accanto a questo dibattito che mi pare percorra binari un po' scontati, mi piacerebbe molto che si sviluppasse anche quello sulla presenza di discipline nuove e non meno significative. Vedi ad esempio l'informatica, che ha connotazioni non solo tecnicistiche ma anche profondamente* culturali e non meno coinvolgenti la struttura logica stessa del pensiero». no, credo anzi che nell'ambito della nostra cultura anche recente esso sia stato uno strumento formativo insostituibile. Ma ogni periodo deve fare le debite rinunce per costruire il nuovo. La cultura procede per accumulazioni ma il processo educativo va razionalizzato e semplificato. Oggi la grossa carenza della scuola italiana riguarda proprio l'Insegnamento della scienza e l'aver avuto forse qualche delusione non giustifica un cambiamento di rotta tanto più che siamo ancora in una fase iniziale di sperimentazione. Proprio ora che eravamo arrivati alla decifrazione del codice genetico ci tocca tornare ai codici latini. Anche le società talvolta debbono far fronte alle retromutazioni. Giorgio Tecce Preside della Facoltà di Scienze di Roma ne o la restaurazione del latino nelle scuole è un problema fondamentale e decisivo della nostra cultura e civiltà. Non esigere il mantenlmen to dell'insegnamento del latino (sulla questione del se e come mantenerlo nelle medie non so pronunziarmi, per insufficienza di informazione) significa rinunziare a una radice essenziale, in mancanza della quale la nostra cultura già tanto Inaridita r ischio re tabe di spegnersi. Elena Croce

Persone citate: Elena Croce, Giorgio Tecce, Rossana Pace, Tacito, Tito Livio

Luoghi citati: Austria, Cambridge, Europa, Francia, Inghilterra, Oxford, Roma, San Francisco, Spagna