Speranze e delusioni nella lotta al cancro

Prospettive degli interferon Prospettive degli interferon Speranze e delusioni nella lotta al cancro Di tanto In tanto sul quotidiani appaiono notizie riguardanti la scoperta di nuovi medicamenti, che agiscono contro i tumori; di solito le speranze si dileguano nel giro di pochi giorni, gli ammalati ricercano con giustificata eccitazione il farmaco miracoloso e dopo qualche tempo, purtroppo, non se ne parla più. A parte i chemioterapici antiplastlcl (ad esempio l'adriblasfina, il metotrexate, ecc.), che hanno trovato larga ed efficace applicazione in clinica, fra i farmaci più discussi attualmente un'attenzione particolare merita l'interferon, e ciò per due ragioni: anzitutto perché se ne parla da anni e a volte desta grandi speranze, quasi sempre seguite da delusioni, e poi perché l'interferon è una sostanza che esercita un'effettiva attività nell'organismo umano, cosi come negli animali vertebrati. Esso, infatti, costituisce un indiscutibile mezzo di difesa in diverse forme di infezione, principalmente quelle provocate dai virus. L'interferon ha una storia lunga. Nel 1937 l'italiano Magrassi scopri il fenomeno dell'interferenza virale; egli dimostrò che un organismo infettato da un virus non poteva essere colpito contemporaneamente o subito dopo da un altro virus. Esattamente vent'anni dopo, nel 1957, due scienziati inglesi, Isaacs e Lindemann, dimostrarono che il lenomeno di Magrassi dipendeva dall'esistenza di una particolare sostanza, che essi chiamarono interferon e che viene prodotta nel corso dell'infezione virale. Tale sostanza è in grado di proteggere le cellule, in cui si forma e quelle alle quali perviene, dall'azione infettante di altri virus. Ricerche successive chiarirono che in tutti i vertebrati non esiste un solo interferon, ma tre ben distinte sostanze con la medesima attività, che vengono indicate con le prime lettere dell'alfabeto greco: alfa, beta, gamma. Fu anche dimostrato che esso non è vlrucida, cioè non uccide i virus circolanti nel nostro organismo, bensì induce nelle cellule con cui viene a contatto, uno stato di resistenza tramite la prolusione di una seconda sostanza, la cosiddetta proteina antivirale, che è direttamente responsabile della inibizione della moltiplicazione virale. Una quindicina di anni fa si passò agli studi per l'applicazione cllnica degli interferon nella cura delle malattie virali e a questo punto ebbero inizio le maggiori difficoltà. La sostanza, infatti, pur dimostrando elevata attività in vitro (cioè nelle culture cellulari) non è altrettanto efficace nell'animale e nell'uomo, anzitutto perché è molto difficile produrne sufficienti quantitativi, poi perché ne è difficoltosa la purificazione e infine in quanto esso è strettamente specie-specifico, il che significa che nel topo agisce soltanto interferon prodotto da cellule di topo, nella scimmia quello che s! è formato nella scimmia e nell'uomo solo quello che è stato sintetizzato in cellule umane. Pur fra tante difficoltà, l'interferon ha trovato diverse applicazioni, specialmente per somministrazione locale, nelle infezioni virali. Una decina di anni fa si scopri che i sistemi immunitari che portano alla guarigione delle malattie da virus, e in particolare i cosiddetti T-linfocitl, sono anche responsabili della difesa del nostro organismo contro le cellule tumorali e subito dopo si vide che gli stessi T-linfocltl producevano, durante la loro attività, interferon di tipo gamma. Da ciò segui un rilancio degli studi su questa sostanza e si tentò di ottenerne quantità elevate per usarlo negli ammalati di tumore, anche in considerazione del fatto che diverse neoplasie degli animali mostrano regressioni notevolissime dopo somministrazione di questo inibitore. Ma come si è già accennato, la purificazione dell'interferon non è facile e le preparazioni di esso a volte possono determinare fenomeni nocivi. Molti sono gli istituti e le industrie che lo stanno producendo nel mondo e anche in Italia, ma il suo uso è a volte incoraggiante e a volte deludente: è di qualche mese fa la notizia che il governo francese ne ha proibito l'impiego nell'uomo, perché in qualche caso, tre o quattro, esso aveva provocato la morte dell'ammalato nel quale veniva sperimentato. La conclusione che possiamo trarre è negativa nel presente, positiva In prospettiva. Il lavoro scientifico è, come tutti sanno, molto difficile e 1 risultati benefici ed esplosivi si ottengono solitamente dopo anni e a volte dopo decenni di duro lavoro: quindi il futuro dell'interferon come farmaco è promettente, ma si devono ancora superare molti problemi legati alla produzione, alla purificazione e soprattutto agli aspetti farmacologici dell'interferon, che si spera tra qualche anno possa essere impiegato nella cura delle malattie da virus, del tumori e anche delle malattie autoimmuni. Giorgio Cavallo Rettore dell'Università di Torino Scarcerato primario udinese UDINE — La procura della Repubblica di Udine, accogliendo la richiesta della difesa, ha concesso la libertà provvisoria al primario della divisione di chirurgia plastica dell'ospedale, prof. Pierantonlo Visentini. Il sanitario era stato arrestato il 27 gennaio, per ordine del sostituto procuratore della Repubblica, dott. Tosel, per aver favorito la clientela privata ai danni di quella pubblica nella concessione dei posti-letto nel reparto da lui diretto. 1 Secondo quanto si è appreso, sembra che la libertà provvisoria ottenuta dal primario faccia seguito ad una testimonianza fatta dal coordinatore sanitario dell'Usi di Udine. Il prof. Visentini ha sostenuto, dal canto suo, che i ricoveri erano stati fatti dopo che i vari casi clinici avevano rilevato la reale urgenza dell'accettazione nell'ospedale. Il primario, comunque, stamane non potrà prendere servizio attivo nell'ospedale, perché dovrà attendere la de-' cisione della magistratura. E' probabile, infatti, che il sostituto Tosel trasmetta gli atti dell'Inchiesta al giudice

Persone citate: Giorgio Cavallo, Isaacs, Lindemann, Magrassi, Tosel, Visentini

Luoghi citati: Italia, Udine