Amore e cinema non muoiono mai di Lietta Tornabuoni

Amore e cinema non muoiono mai IN CONCORSO A BERLINO «NELLA CITTA' BIANCA» DELLO SVIZZERO TANNER Amore e cinema non muoiono mai Il film con Bruno Gang ■ Dagli Usa «That Championship Season», un fiasco interessante un fiasco interessante. Nella (citta bianca, di Tanner, offre un nuovo genio della direzione di fotografia, Acacia deAlmeida, un talento ben noto d'interprete, Bruno Ganz, e tutte le mescolanze tipiche delle coproduzioni ma anche della vagabonda vita contemporanea: è parlato in tedesco, francese, inglese, portoghese (anche in italiano, nell'unica battuta: «Rossi vaffanculo», pronunciata dal protagonista che guarda alla tv la sconfitta del Brasile al Mundial); è diretto da uno svizzero, girato a Lisbona e in Svizzera, prodotto anche da portoghesi; Cam è italo-tedesco, la sua partner Teresa Madruga è portoghese,: ma tra loro dialogano in francese. Anche i mezzi di espressione sono misti: alla pellicola in trentacinque millimetri si uniscono molti brani in 'superotto; che il protagonista gira perché è il suo modo di vedere il mondo e che manda alla moglie svizzera come lettere. Uomo di mare, macchinista a bordo di una nave, Jans sbarca a Lisbona e ci rimane a far niente: «Mi sento Ubero, mi sento in vacanza, l'ozio è la mia occupazione più importante». Uomo felice e curioso, che si diverte a vivere e si interessa a veder vivere, gira per la città, guarda, beve, balla, cammina, suona l'armonica a bocca, dorme, gioca con i bambini: come tanta gente di oggi, emi¬ grante o errante per bisogno, per rifiuto del vecchio, per amore del nuovo. Si innamora moltissimo della cameriera Rosa, è contento insieme con lei, si interroga un poco: «Il tempo è tutto uguale e indistinguibile, sto cercando di sapere cos'è la verità». Perde la ragazza, gli rubano il portafogli e lo accoltellano, s'ubriaca e spacca tutto, è sporco, molesto, senza soldi: la felicità della vita provvisoria diventa infelicità da insabbiato coatto. Ma vende tutto quel che gli resta e parte di nuovo, forse per tornare a casa, forse per andare in cerca di Rosa, forse per fermarsi altrove: «Il vero amore è la solitudine. Il mare è grande. Me¬ moria e oblio sono la stessa cosa. Non so più quello che voglio», recita la battuta finale. Sul treno però lo attira la faccia bella di una nuova ragazza che subito appare filmata in 'superotto-: amore e cinema sono desideri che non si inaridiscono mai. Detto cosi sembra un po' lirico-melenso, invece è un bel film contemplativo, troppo slu rigato alla fine, che racconta benissimo l'amore, Lisbona, la solitudine, il mare, il silenzio. A Berlino (come ormai in ogni festival europeo), i film americani sono rari e per lo piii sciagurati: That Championshlp Season, di Jason Miller, è proprio brutto, a co- minciare dal soggetto. Alcuni ■ dei componenti della squadra di basket, che conquistò alla propria cittadina il titolo di campione dello Stato, si riuniscono per celebrare, intorno all'allenatore invecchiato, l'anniversario della memorabile vittoria. Venticinque anni dopo, i ragazzi vincitori dello sport so-, no diventati perdenti della vita, un alcolizzato, uno stupido servile, un affarista disonesto e cocainomane, un sindaco inetto e corrotto che teme di perdere le elezioni. La loro amicizia si è trasformata in sordida complicità quattrinaia o in ostilità isterica; l'allenatore ripete loro le eroiche esortazioni morali allo spirito di squadra, ma invitandoli all'unità per la vittoria nell'imbroglio elettorale. La festa d'anniversario è un disastro, con tutti che si insultano, si picchiano, si rinfacciano porcherie, confessano antichi peccati, rievocano vecchie glorie, bevono troppo, mangiano male, raccontano lagnosamente la storia della propria vita. Il povero Tennessee Williams rum avrebbe saputo fare di peggio: ma almeno Martin Sheen, Paul Sorvino, Brace Dern recitano magnificamente e l'allenatore Robert Mitchum, idolo pesto con lo sguardo vitreo dell'alcol, rimane irresistibile. Lietta Tornabuoni

Luoghi citati: Berlino, Brasile, Lisbona, Svizzera, Usa