La Stampa - Consultazione Archivio

Sanremo quasi come Tipperary COSI' PER SPORT di Gian Paolo Ormezzano Sanremo quasi come Tipperary E' molto buffo il ciclismo di fine inperno, con un pubblico rivierasco fatto di pensionati infreddoliti e indigeni letargosi, e tanto vento, un mare con schiuma come in estate mai, e pedalatori bufftssimi, in calzamaglia nera con sopra brache variegate e maglie coloratissime, tutti topi d'albergo travestiti, e un andirivieni di magliette maglioni giacche a vento fra loro e le ammiraglie. Fra i corridori ci sono quelli che pagano per poter correre e mettercela tutta, pagano l'iscrizione e le spese di viaggio e brevissimo soggiorno, due panini comprati al bar, e quelli che prendono due milioni per fare 150 chilometri di allenamento, e che magari rinfacciano il freddo agli organizzatori. Si parla di una sola cosa, una Tipperary che si chiama Sanremo, per arrivarci bisogna fare bronchiti in Sardegna, raffreddori fra il Tirreno e l'Adriatico, reumatismi da Parigi a Nizza, e non è detto che basti, l'anno scorso la neve sconvolse la corsa e spedì avan ti un certo Gomez franco-spagnolo, che niente aveva fatto prima e niente fece dopo. L'ultima Sei Qlorni di Milano è già preistoria, al massimo sta nelle ossa dolenti di chi, frequentatala tutta, è passato dal caldo al freddo senza coprirsi bene. Castellini in volo (disegno di F. Bruna) quenze sembravano di campionato svizzero, quello per cui deliravamo ai primi tempi della tivù ticinese, prima di scoprire che molti gol volevano dire portieri scarsi. Grandi voli in ritardo, e subito, appena toccata terra, il rimbalzare con un voletto contro i compagni, a maledirli, a chiedere perché hanno permesso il tiro. Volatore più di tutti Castellini, che pure è grandissimo, ma che contro la Roma aveva movenze troppo geometriche, da robot di videogame con la tensione bassa. E poi i voli per palloni che finivano sui pali, sulle traverse. Portieri alfieriani per tenacia nel volare a viaggio del pallone già finito: voli, sempre voli, fortissimamente voli.