Pellicani: erano tutti di Roberto Calvi i venti miliardi di Carboni in Svizzera di Ruggero Conteduca

Pellicani: erano tutti di Roberto Calvi i venti miliardi di Carboni in Svizzera Ascoltato dalla commissione P2 il segretario «pentito» di Flavio Carboni Pellicani: erano tutti di Roberto Calvi i venti miliardi di Carboni in Svizzera Nella sua lunga audizione ha confermato le precedenti accuse contro il Guardasigilli Darida, ROMA — Pellicani non si tira indietro: conferma e aggiunge, anzi, altri particolari. Sentito ieri per oltre sette ore dalla commissione parlamentare sulla P2, nella caserma dei carabinieri di via Aurella, 11 segretario «pentito, di Flavio Carboni, non ha ritrattato una virgola del suo famoso memoriale e del verbali di Interrogatorio resi al giudici di Milano. Arrestato una prima volta subito dopo la fuga di Calvi, nel giugno 1982, Pellicani venne rimesso in liberta nel luglio successivo per essere nuovamente arrestato per ordine dei giudici triestini nel dicembre di quello stesso anno. Il terzo ordine di cattura, firmato dal sostituto procuratore di Roma Luciano Infellsi, lo portò ancora una volta in carcere, dove è tuttora, con l'accusa di essersi appropriato di un miliardo e 200 milioni della società Prato Verde di cui era amministratore. Una sua prima audizione costrinse il sottosegretario al Tesoro, Giuseppe Plsanu (de), a presentare le dimissioni. E ieri, ancora una volta, l'ex braccio destro di Carboni non ha avuto pietà per nessuno: ha deciso di collaborare e lo ha fatto fino In fondo. - Le sue testimonianze però — avverte prudentemente qualche commissario — anche se precise sono indirette. Pellicani parla per sentito dire e non si proclama mai protagonista di nessuno degli episodi di cui riferisce-. E' la tesi, questa, del democristiano Garocchio e del repubblicano Battaglia. Secondo 11 commissario comunista Cecchi, invece, l'audizione di Pellicani «consente di fare utili passi in avanti su alcuni aspetti importanti della vicenda-. Dirette o indirette, le sue accuse, in ogni caso, le sostiene a spada tratta. «Sono pronto — ha anche detto ad un certo punto — a sostenere un confronto con Carboni. Vediamo chi del due dice la verità». E le frecce più avvelenate le scaglia proprio contro il suo ex datore di lavoro. -Nemmeno una lira dei venti miliardi che ha in Svizzera è sua. Sono tutti soldi di Calvi — racconta — giunti sui conti svizzeri di Carboni attraverso le consociate estere del Banco Ambrosiano. Prova ne sia che. una volta, una rimessa di S milioni di dollari sul conto "Manu"(& disposizione del faccendiere sardo ndr) venne rifiutata da uno sportello della Ubs (l'U¬ nion des Banques Suisses) perché ritenuta di dubbia provenienza. Non è vero come va sostenendo oggi, di aver avuto dei prestiti da Calvi e di averli poi restituiti-. Per dare poi una misura dell'uomo ha raccontato un episodio sinora Inedito: -Quando aveva ospiti importanti nella sua villa di due piani, Carboni mi mandava al piano di sopra con l'incarico di chiamarlo al telefono spacciandomi, a seconda dei casi, come un influente politico, un importante monsignore, un illustre finanziere. Così sbalordiva i suoi ospiti accreditando la tesi di essere un brasseur d'affaires insostituibile. Non ha mai conosciuto Golii ma nella primavera dell'82 mi parlò di un possibile incontro con il capo della P2-. Anche sull'episodio dei cento miliardi stanziati da Calvi per 11 proprio salvataggio giudiziario Pellicani non ha negato 11 minimo particolare nonostante la pioggia di smentì' te del giorni scorsi, prima fra tutte quella del ministro Guardasigilli, Clello Darida L'intera somma—gli disse all'epoca Carboni — doveva essere cosi ripartita: 25 per la parte giudiziaria, affidata al l'avvocato Vilfredo Vitalone, 25 per la campagna di stampa a favore di Calvi, 25 a Carboni e ai suoi amici, 25 alla massoneria. Sempre Carboni gli disse ai primi di giugno dello scorso anno di aver versato al ministro della Giustizia per i suoi buoni uffici la somma di un miliardo. Secondo Pellicani Darida e Carboni si conoscevano da anni sin da quando cioè l'attuale ministro Guardasigilli era sindaco di Roma: negli anni dal '74 al '76 combinarono tra loro diversi «affari... Sia il giudice Consoli sia il collega Alberici erano destinati, nel disegno rivelato da Pellicani, a dare una mano al presidente dell'Ambrosiano già condannato in primo grado a 4 anni per esportazione di valuta. Queste notizie, come è naturale, sono state diversamente giudicate e interpretate dai commissari delle varie parti politiche. In ogni caso la commissione deciderà presto sulla possibilità di inviare tutta la parte che riguarda 1 magistrati al Consiglio Superiore della Magistratura per una valutazione e una eventuale indagine più approfondita. Ma non solo finanza e ma- glstratura: Pellicani ha parlato anche di editoria e di servizi segreti tirando In ballo l'ex presidente del Consiglio Spadolini. Accompagnato da Corona, ha raccontato l'ex braccio destro di Carboni, 11 generale Santovlto si recò nell'estate scorsa a Palazzo Chigi per chiedere di essere riconfermato nell'incarico di capo del Sismi. Nella stessa serata di Ieri, però, dalla segreteria repubblicana è giunta una smentita in cui viene precisato fra l'altro che -mai il gen. Santovlto si era recalo da Spadolini, né mai l'ex presidente del Consiglio aveva incontrato Carboni». Sempre sull'onda del ricordi, infine, Pellicani ha parlato di un «plano editoriale» frutto di un accordo che sarebbe avvenuto fra Calvi, l'editore Caracciolo ed Eugenio Scalfari. Il «plano», cui non sarebbe stato estraneo il neosegretarlo della de, Ciriaco De Mita, prevedeva l'acquisto da parte del gruppo del «Mattino» di Napoli, quotidiano in gestione al gruppo Rizzoli. L'ultima frecciata è stata per Corona: -Quando Carboni gli telefonava correva come un cagnolino-. Ruggero Conteduca

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