Morta l'attrice Elsa Merlini il sorriso degli Anni Trenta

Morta l'attrice Elsa Merlini il sorriso degli Anni Trenta Nella sua casa a Roma stroncata da male incurabile - Aveva 80 anni Morta l'attrice Elsa Merlini il sorriso degli Anni Trenta ROMA — Elsa Merlin! è morta Ieri notte alle 3 nella sua casa di via Giulia a Rema. Era affetta da un male Incurabile. L'attrice, che aveva 80 anni e che in realtà si chiamava Elsa Tschellesnlg, era da poco tempo tornata a casa dalla clinica dove era stata ricoverata e veniva assistita dal nipote Marco. I funerali si svolgeranno questa mattina alle 11,30 a Santa Maria In Valllcella, nota a Roma come «chiesa nuova». Attrice teatrale di forte temperamento, sul set era rimasta Imprigionata dalla grande popolarità del personaggio comico, dinamico, umoristicamente capriccioso' del suo primo film, «La segretaria privata». Era ricomparsa quasi all'Improvviso sulle scene, in una Intensa e toccante sacra rappresentazione del nostro Quattrocento, che 11 regista Calenda aveva messo in scena, con successo di pubblico, quattro anni fa, presso lo Stabile dell'Aquila: e molti, moltissimi spettatori giovani, che del teatro degli Anni Trenta non erano tenuti, anagraf Icamente, a saper nulla, rimasero stupiti della straordinaria Intensità che sprigionava da quella figura minuta, il viso dal lineamenti finissimi avvolto in un manto muliebre. Aveva raggiunto gli 80 anni: ma non aveva cessato mai d'amare lo spettacolo, praticato in tutti i suol generi, dalla prosa alla rivista musicale dal cinema alla televisione Triestina di nascita, fiorentina di formazione (alla scuola del Rasi), Elsa Merlini aveva debuttato neppur diciottenne, a 23 anni era già prima attrice, a venticinque capocomi- ca, a fianco di Armando Falconi: e nel '30, sostituendo Vera Vergani nella compagnia Niccodemi, venne a costituire un trio (credo si possa arrischiarlo) Insuperato nel teatro comico italiano di prosa, cioè il trio Merlinl-Tofano-Cimara. Con i due compagni (colto e raffinato l'ex laureato In legge Tofano, aristocratico e amabilmente scettico 11 nobiluomo Cimara) la Elsa — come già allora tutti la chiama-1 vano — venne a stabilire un'intesa che era, prima che scenica, intellettuale: un comprendersi sul filo di un'ironia che attenuava 1 contrasti, smorzava le tinte, impediva gli effetti troppo vistosi: una comicità di testa (ma non intellettualistica), la comicità della «riserva mentale», per cui la risata strappata al pub| blico era, prima che una con¬ czfm1f cessione, 11 risultato di un patto di sottile complicità. Nel trio, che lavorò un triennio soltanto (ma come s'usava allora, un gragnuolo di novità ad ogni stagione) su un repertorio francese (Achard, Amlel), italiano (il non più rappresentato De Benedetti), ungherese, la Merlini metteva un granello di controllatlsslma svagatezza (i suol stupori, a occhi spalancati, a boccuccia appena aperta, sono -imastl «stortelo, che subito contrappuntava con un filo, ma un filo appena di malinconia. Raccontano 1 più vecchi di noi, quelli che allora già la recensivano, che nel costruire sera dopo sera un suo particolarissimo tipo femminile, di giovane donna moderna, spregiudicata, ma con gli abbandoni della «femme chat», arruffona e dispettosa, la Merlini fosse Impareggiabile. Se ne accorse anche lei e volendo sottrarsi a quel ruolo che quasi la Imprigionava (come accade ogni volta che l'attore si sente Ingabbiato In uno stereotipo che lui stesso ha creato) tentò, con un Interprete «sentimentale» di classe, Renato Cialente, 1 ruoli drammatici, fin quasi alle soglie del secondo conflitto mondiale: e tal era l'energia che racchiudeva in quel suo esile corplcino che la metamorfosi le riuscì, l'attrice seppe in breve tempo ricostruirsi una grammatica, la grammatica della delusione e del dolore sommesso, del dispetto muto del vivere: e fu, come testimoniano gli studiosi più puntuali di Pirandello, una magnifica Eva e. Lina, figura di donna che si sdoppia consapevolmente, ne La signora Morii una e due. Poi il dopoguerra, la routi ne accettata col sorriso di chi, a quarantanni scoccati, ave va già In fondo consumato con passione e lucidità al tempo stesso una carriera piena. Guido Davico Bonino R enato Cialente, Elsa Merlini, Antonio Gandusio nel film di Bonnard «L'albero di Adamo» (1936)

Luoghi citati: Aquila, Roma