Il pollice grigio sulla Sardegna

Il pollice grìgio sulla Sardegna SULLTSOLA DILAGA IL CEMENTO ARMATO, DISTRUGGE GOLFI E SPIAGGE Il pollice grìgio sulla Sardegna Le ruspe sventrano le macchie di ginepri, mirti e eriche - Dovunque spuntano i cartelli delle lottizzazioni - Oltre alle costruzioni in corso, ci sono progetti per case e casette lungo tutte le coste: quasi 70 milioni di metri cubi, equivalenti a una città come Torino - Chi sono gli strateghi di questo scempio? Con quali capitali agiscono? - E' urgente istituire aree protette DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ARZACHENA — -Venite in Sardegna prima che le sue bellezze siano cancellate»; anni fa lo ripetevano gli ecologi, predicando nel deserto. Oggi tutti possono toccare con mano. La cancellazione è tncalsante, rapidissima, dalla Gallura a Sud di Cagliari. Ruspe in astone sotto Capo d'Orso come a Stintino (474 mila metri cubi), cantieri aperti sulle alture di Capo Malfatano e dietro la mitica spiaggia di Bithia, tappeti di case e casette tra Porto Rotondo e Golfo degli Aranci. Le costruzioni in corso impallidiscono di fronte a quel¬ le progettate lungo tutte le coste: quasi 70 milioni di metri cubi, equivalenti a una città come Torino. I tvalorissatori turisticiscelgono le sone più presiose e le violentano con mano pesante. C'è chi lia il pollice verde nel trattare piante e fiori; in Sardegna si usa il pollice grigio per manipolare la natura. Ricordavo quasi intatta la costa nordorientale sotto Olbia, con gli stagni di San Teodoro: vedo una galleria di cantieri e di cartelli die annunciano lottizsastoni. Giorni fa, sotto un cielo grigio carico di pioggia, l'isola di Molara si rifletteva nello specchio d'acqua racchiuso da Punta Coda Cavallo, una lingua sottile e arcuata: con toni da acquarello il paesaggio aveva la solennità suggestiva dei grandi spasi vuoti. Appariva più sognato che jreale. Ma sulla sommità del capo ecco un villaggio turistico di pietra e il grande cartello della società che sta lottiseando. Le ruspe aprono ferite rosse nelle macchie di ginepri, mirti, corbeesoli, eriche, cisti, euforbie verdissime in questa stagione. Il cemento armato dilaga sugli stagni e sui bordi dei golfi che si inseguono in un disegno capriccioso. A Nord, verso Porto San Paolo e Capo Ceraso, altri stagni e altre spiagge aspettano l'ondata del progetto Edilnord-Berlusconi: 4 milioni e 374 mila metri cubi (più o meno quanti ne ha concesso la Regione all'Aga Khan), un porto da duemila posti barca, borgate con migliaia di ville e appartamenti. Un altro gruppo timnobtllare del Nord, che fa capo alla Fin-Brescia e al finanziere genovese-svissero Bagnasco, ha messo le mani su 1600 ettari della Costa Verde, a Sud del Golfo di Oristano, e prepara un milione di metri cubi. Una città balneare per 15-20 Jntla persone aMartnadtArbus. In Sardegna si gioca ai metri cubi. Arzachena, il comune che comprende la Costa Smeralda, ha un piano per oltre dieci milioni di metri cubi (una città da 150 mila abitanti e i residenti sono ottomila). Sommando l pioni della vicina Olbta, quelli di Palau (1 milione 51 mila), quelli di Santa Teresa di Gallura (2 milioni 177 mila 219) e il già costruito, si arriva a immaginare una città per vacanze grande come Firenze, distribuita come un nastro da Capo Testa a Punta Sardegna, a Porto Cervo, ai lidi di fronte alla Tavolara. Sommando ancora i plani di tutte le altre coste si arriva al bel numero di 65.319279 metri cubi di residenze nelle sole zone turistiche, sufficienti a un milione e 69 mila abitanti stagionali. Può darsi die il mercato immobiliare venga saturato prima di raggiungere tali traguardi: per ora questa è la sola speranza di salvezza. Tanto slancio edificatorio lia risvolti non sempre puliti e non trova più II consenso incondizionato delle popolazioni. .11 piano voluto dalla Regione è disastroso, frutto di un compromesso lurido. Non ho paura di presentarmi al magistrato» ha detto un geometra di Arzachena, Bastiano Sotglu, a un'assemblea popolare sul programma della Costa SJiieralda. «Non brinderei se l'Aga Khan se ne andasse, ma non possiamo accettare che fino al 2003 il suo piano sia reso dalla Regione immutabile e svincolato dal controllo comunale», ìia detto II sindaco De Muro. Il suo predecessore, Filigheddu: «Bisogna ridurre i volumi e tutelare la costa». L'assemblea ha fatto emergere una coscienza critica che anni fa sarebbe stata impensabile. Veniva applaudito chi proponeva di tagliare i piani, di spostare a monte il costruibile e conservare intatte le fasce litoranee più importanti. E' quanto propongono gli stessi responsabili della crescita del turismo in Sardegna. Bruno Asili, direttore dell'Esit, mi dice: «Lo sviluppo legato all'edilizia e fondato sulla stagione balneare spesso si affida non a imprenditori turistici ma a volgari speculatori. Occorre un plano per le coste, concordato con le amministrazioni locali e preceduto da una legge di salvaguardia di quanto rimane intatto, purtroppo ben poco». Un altro tecnico, il direttore del centro di programmazione regionale, Sells: -Un plano regionale rimasto teorico proponeva di bloccare tutto a duemila metri dal mare in attesa dello schema definitivo dell'assetto del territorio. SI potrebbe salvare il salvabile se lo volesse chi ne ha 11 potere». Sono tutelate soltanto le Isole minori, come Caprera. Le due soprintendenze di Sassari e di Cagliari si limitano a controllare l'aspetto del¬ le coslrusioni progettate in aree sottoposte a vincolo (con i risultati che vediamo). I poteri in materia urbanistica appartengono ai Comuni e alla Regione. Tra i primi alcuni stanno accorgendosi in ritardo di aver preparato una indigestione di metri cubi: la seconda sembra addirittura orientata ad annullare le sue stesse norme, come il famoso decreto Soddu, die dolevano impedire ogni edificazione di tipo turistico a meno di 150 metri dalla riva del mare. Soltanto un ripensamento esteso delle amministrazioni comunali e una forte pressione sui governanti della Regione potrebbero condurre a un cambiamento di rotta. Primo passo: ridurre fortemente le volumetrie previste allontanandole ti più possibile dal mare, mettere sotto controllo il pulviscolo di piccole lottizzazioni spesso ancor più rovinose dei megaprogetti. Istituire i parchi costieri inclusi nel sistema di 61 aree protette che era stato proposto nel 1975 dal Centro regionale di programmazione. Alcune delle aree più importanti: le isole minori. Capo Testa, Stintino e Capo Falcone, Capo Caccia e Porto Conte, il Stmis con la sona archeologica e gli stagni di Cabras, la costa da Capo Spartwento a Capo Malfatano, gli stagni di Cagliari, lunghi tratti della costa orientale (la grotta del Bue Marino), gli stagni di San Teodoro e di Olbia. L'elenco, qui incompleto per ragioni di spazio, era stato suggerito da naturalisti, con prevalenza di interessi scientifici. Vanno aggiunti tratti di costa che non hanno importanza eccezionale per la fauna e la flora ma sono eccezionali dal punto di vista territoriale e paesistico. Dovrebbe diventare parco, sottoposto a tutela attiva (non soli divieti ma turismo in forme accettabili) il ricamo di golfi e insenature che dall'isola Murmorata si allunga a Punta Sardegna, a Palau e al golfo di Arzachena (le ruspe stanno sconvolgendo il dolce anfiteatro del Golfo delle Saline, di fronte a Caprera). A Sud dovrebbe essere creato un parco costiero a Nora (alle spalle dei resti della città punico-romana avanza una società milanese die possiede 600 ettari), un altro tra Bithia e Capo Teulada, sempre col metodo della tutela attiva che può dare benefici economici alle popolazioni locali. Va assolutamente salvata dal cemento l'insenatura di Porto Teulada. Una serie di aree protette e aperte al pubblico vanno richieste anche sulla parte della Costa Smeralda non ancora edificata come Porto Liccio, Liscia Ruja, Cala Petra Ruja. Perché non esigere questo tipo di contropartite dal grandi lottissatori che hanno acquistato terreni per poche centinaia di lire il metro quadro dalla gente del posto e li rivendono, grazie alle concessioni dei comuni e della Regione, anche a centomila? Quando avranno razziato tutto svizzeri, belgi, arabi, milanesi, se ne andranno verso altri lidi da sfruttare e lasceranno ai sardi una costa distrutta. C'è un vecchio proverbio: «Furat chie venit da-e su mare», ruba chi viene dal mare. . _ Mario Fazio