No dei cassintegrati al «patto sociale»

No dei cassintegrati al «patto sociale» Bocciata a Torino l'intesa sul costo del lavoro, ma il movimento non abbandona il sindacato No dei cassintegrati al «patto sociale» Avonto: «Le confederazioni stanno operando in difesa di rutti» - Monzeglio: «Far uscire il problema dei rientri Fiat dalle secche in cui si trova» - Pochi lavoratori in mobilità hanno trovato lavoro - Oggi manifestazione TORINO — / cassintegrati piemontesi hanno boccialo a stragrande maggioranza l'accordo sul costo del lavoro firmato da Cgil-Ctsl-Uil con il ministro Scotti. Nel Teatro Nuovo, dove si è svolta l'assemblea, tutti i presenti hanno votato contro, tranne 9che si sono astenuti. L'aspetto positivo della riunione, a tratti molto animata con qualche fischio ai dirigenti sindacali, è che i cassintegrati hanno confermato la volontà di rimanere nel sindacato e operare al suo interno, sia pure in modo critico. , Nelle intenzioni del sindacato «questa linea che punta al contenimento della massima unità fra occupati, lavoratori in Cassa integrazione e disoccupati» dovrebbe trovare una espressione concreta nella manifestazione che si svolgerà oggi pomeriggio per le strade di Torino, promossa dalla Firn piemontese con i cassintegrati. Il corteo, al quale lianno aderito i metalmeccanici ed i tessili, parte alle 15 da piazza Solferino e sfila per corso Vittorio e via Roma, fino davanti alla Prefettura. Guarcello del Coordinamento Cassintegrati ha annunciato anche •l'occupazione simbolica dell'Ufficio del Lavoro e 11 picchettaggio, nel prossimi giorni, delle aziende dove si effettua dello straordinario». «L'accordo sul costo del lavoro — ha riconosciuto, tra alcune contestazioni, il segretario regionale della Cisl, Avonto — può essere letto in due modi diversi: chi ha un lavoro vede come positiva la difesa dei redditi reali; 1 cassintegrati ed 1 disoccupati giudicano manchevole la parte riguardante il mercato del lavoro. Invece, anche questa parte di lavoratori deve prendere coscienza che il sindacato sta operando per la difesa di tutti.. Il ricorso alla magistratura, per ottenere i .rientri' dei cassintegrati, è giudicato negativamente dal sindacato: «L'esempio dell'Alfa Romeo — ha sottolineato il coordinatore nazionale del settore auto, Monzeglio — Insegna: per ogni lavoratore riammesso in fabbrica l'azienda ne ha messo fuori un altro». Il sindacato si pone, invece, obiettivi più concreti: «Far uscire l'applicazione dell'accordo Fiat dalle secche in cui si trova — ci ha detto Monzeglio — evitando di scambiare il rientro del primi 300 lavoratori con lo slittamento degli altri scaglioni; di qui a giugno (data in cui dovrebbero rientrare tutti) superamento della Cassa a zero ore, nel senso che il rientro di quelli che sono a zero ore dovrebbe conv portare una maggiore cassa per quelli che lavorano». Tra le ipotesi del sindacato ci sono anche i «contratti di solidarietà»; cioè, per creare posti di lavoro si dovrebbero ridurre temporaneamente gli orari, con il contributo della Cassa integrazione, delle aziende e dei lavoratori «che lavorerebbero di meno guadagnando di meno». Per risolvere il problema della Cassa a zero ore il sindacato punta anche al funzionamento della mobilità interaziendale. Finora, è noto, sono pochi i lavoratori delle Uste di mobilità che hanno trovato un lavoro. Secondo valutazioni del sin- dacato i cassintegrati Fiat sono al momento 19 mila cosi suddivisi: 5 mila sono quelli delle liste di mobilità; 7 mila sono lavoratori delle ristrutturazioni avvenute nel 1981 al Lingotto, al Materiale ferroviario eccetera; 2500 sono di aziende del Sud nelle quali il rientro non è in discussione; i cassintegrati del 1980, interessati attualmente ai rientri, sarebbero dunque circa 4500. Sergio Devecchi

Persone citate: Avonto, Guarcello, Monzeglio, Sergio Devecchi

Luoghi citati: Torino