Le trappole della crisi di Arrigo Levi

Le trappole della crisi Le trappole della crisi Intervista a Andreatta sulle lacerazioni dell'economia mondiale Con quali politiche economiche il mondo potrà uscire dalla crisi — o anzi, potrà evitare di piombare In un •crack» di dimensioni globali, che è ancora uno degli scenari possibili? Ho posto questa domanda a Nino Andreatta, economista di fama mondiale, ex ministro del Tesoro, politico vivace e controverso (cui anche gli avversari riconoscono un intuito sicuro e una astuzia che non gli permetterebbe più di portare la maschera dell'intellettuale che si diletta di politica). L'analisi del professor Andreatta parte da una riflessione ampia ed amara sugli ultimi dieci anni; ne esce un giudizio .estremamente negativo, sul governi, ma anche sugli economisti. Un solo voto buono nella pagella degli uni e degli altri, .per avere almeno conservato nelle sue linee fondamentali il sistema degli scambi Uberi, nonostante le tentazioni del nazionalismo economico.. Per 11 resto, nel corso di questo decennio le cose hanno controllato gli uomini, invece del contrarlo. Se si pensa a quelle che erano le prospettive della scienza economica dieci o dodici anni fa, quando molti esperti dicevano che il problema economico era stato ormai «risolto» e che la ricetta dello sviluppo e del benessere era stata ormal messa a punto per tutti I tempi, bisogna pur dire che la storia umana ha sempre In serbo sorprese che superano ogni Immaginazione. In dieci anni 11 tasso di sviluppo si è dimezzato e 11 tasso di disoccupazione si è raddoppiato o triplicato, mentre l'ombra di un grande crack finanziarlo si allunga dietro la montagna di debiti — circa 500 miliardi di dollari — del Paesi de! Terzo Mondo. Che cosa è andato male? Perché hanno fallito governi ed economisti? La risposta di Andreatta é ovviamente complessa: questo disastro non ha una causa sola. Certo, l'andamento delle ragioni di scambio, sfavorevole per i Paesi Industriali dopo l'aumento del petrolio, ha provocato un vero trasferimento di risorse a danno di questi Paesi, ha favorito prima l'inflazione e poi il ristagno, come risultato delle politiche antinflazionistiche. Questa situazione ha anche reso più difficili quegli accordi sociali che sarebbero stati necessari, all'interno dei singoli Paesi, per consentire un aggiustamento più agevole alla nuova situazione. La rigidità Interna di economie «comode... dove un'intera generazione di benessere e di sviluppo toglieva a sindacati, Imprese e governi la volontà di rinunciare a salari o prezzi divenuti antieconomici, in modo di», consentire che si ristabilisse l'equilibrio, ha ulteriormente ostacolato l'aggiustamento. Dopo 11 1973. i tentativi di alcuni governi di sostenere la domanda con una politica espansionistica, mentre altri governi frenavano l'inflazione con misure di austerità, hanno provocato Insostenibili crisi inflazionistiche e di bilancia del pagamenti. L'eccessiva fiducia nel sistema dei cambi flessibili (.un sistema bello teoricamente — dice Andreatta — ■ma che si è dimostrato una grossa trappola-), ha facilitato l'avvio di queste politiche contraddittorie che si danneggiavano reciprocamente. Da questa serie di fallimenti, miopie, contraddizioni, nasce la prima «recessione a V», dura e breve, del 1975. Poi c'è una ripresa; ma quando sopravviene il secondo choc petrolifero nel 1979-80, tutti 1 governi reagiscono in modo uniforme, adottando cioè severe politiche monetaristiche e antinflazionistiche. Queste hanno effettivamente fermato l'Inflazione, più rapidamente di quanto pensassero economisti keyneslani come Tobin, ma a prezzo di una lunga recessione, o .pausa a basso livello-, dalla quale non siamo ancora usciti. In pratica 1 Paesi più forti, soprattutto l'America reaganiana e la Germania socialdemocratica, hanno « folto le reti di sicurezza che tendevano a rendere permanente l'inflazione e , Arrigo Levi (Continua a pagina 2 In prima colonna)

Persone citate: Andreatta, Nino Andreatta

Luoghi citati: America, Germania