«Calunnie, non presi una lira» si difende il giudice arrestato

«Calunnie, non presi una lira» si difende il giudice arrestato Il magistrato accusato di aver «venduto» le scarcerazioni «Calunnie, non presi una lira» si difende il giudice arrestato gLa Guardia di Finanza cerca tracce delle somme che, secondo «pentiti» di estrema destra, sarebbero state pagate a Buongiorno - Comunicazione giudiziaria a due legali ROMA TI nific^ntn rii ROMA — Il mercato di scarcerazioni e sentenze favorevoli sarebbe cominciato nel 1979 e da allora, per quattro anni, il presidente della prima sezione della corte d'appello di Roma. Giuseppe Buongiorno, avrebbe incassato decine di milioni: questo almeno raccontano alcuni pentiti dell'estrema destra. 'Calunnie, non ho mai preso una lira», ha replicato ieri mattina Buongiorno al giudice istruttore Sergio Materia, che l'ha interrogato per due ore nel carcere di Spoleto. Adesso si attende l'esito di alcuni accertamenti bancari ordinati sui cont-i correnti dell'imputato: la guardia di finanza cerca le tracce delle somme che sarebbero state consegnate a Buongiorno. L'inchiesta, intanto, si è estesa. Dopo l'avvocato Enzo Gaito, anche Giorgio Arcangeli, un legale con simpatie di estrema destra ed un passato burrascoso, ha ricevuto una comunicazione giudiziaria per 11 reato di corruzione. Come Buongiorno, condannato nel 1976 (ma assolto poi in appello) per aver preteso i favori di una ragazza cui premeva la scarcerazione di un detenuto, anche Arcangeli aveva già avuto a che fare con la giustizia. Un anno fa era stato arrestato nell'ambito di un'inchiesta sul terrorismo nero; pochi mesi dopo aveva ottenuto la libertà provvisoria, per ragioni di salute. E prima ancora, nel 1979. Arcangeli aveva rischiato di finire assassinato. Alcuni reduci del gruppo di estrema destra •Ordine Nuovo» lo avevano condannato a morte accusandolo di aver tradito, consegnandolo alla polizia, l'ordinovista Pierluigi Concutelli. Ma i cinque sicari incaricati dì eseguire la sentenza quella sera sbagliarono persona. Scambiato nella fretta per l'avvocato Arcangeli, uno studente di vent'anni, Antonio Lenadri. venne ucciso in una strada di Roma. Con Arcangeli è stato indiziato anche un suo cliente, Franco Piacentini, processato per reati comuni. Sarebbero state proprio le sue confidenze, o le sue vanterie, a mettere «a! mm.1 a-nn„»„w - t> nei guai Arcangeli e Buongiorno. Il detenuto, infatti, avrebbe raccontato in carcere che il processo non lo spaventava, tanto l'avvocato lo avrebbe tirato fuori: era solo una questione di prezzo, il denaro necessario per ungere certe ruote a palazzo di giustizia. Cose analoghe avrebbe detto in cella un altro detenuto. Franco Farre, che era difeso dall'avvocato Enzo Gaito (anche Farre è stato accusato di corruzione). Questi racconti sono stati poi riferiti alla magistratura da alcuni terroristi „ni.| nUn fi ««. „a«(ì.; T I neri che si erano pentiti. Le loro deposizioni, raccolte da un sostituto procuratore di Roma, hanno imposto l'apertura di un procedimento penale contro Buongiorno. Poiché il magistrato è in servizio a Roma, e secondo il codice non poteva essere inquisito da colleglli dello stesso ufficio giudiziario, gli atti dell'inchiesta sono stati trasmessi a Perugia. Non è ancora chiaro per quale motivo, sulla base delle dichiarazioni dei pentiti, ì magistrati di Perugia abbiano usato differenti misure nei nnrilmnti Hello norenno lim confronti delle persone tirate in ballo: manette per Buongiorno, avviso di reato per gli altri. E' possibile che contro il giudice della corte d'appello esistano elementi d'accusa più concreti: si parla di un assegno incassato da Buongiorno. Ma i contorni della vicenda sembrano ancora tutti da definire. Ad esempio, 11 difensore di Arcangeli. Mario Glraldl, fa sapere che ci dev'essere senz'altro un equivoco. Nell'avviso di reato inviato ad Arcangeli si farebbe riferimento ad un evento mal accaduto: la concessione della libertà provvisoria per il cliente di Arcangeli, Mario Piacentini, che infatti si troverebbe tuttora in carcere. Sarebbe dunque impossibile che Arcangeli abbia mai corrotto alcuno, tantomeno Buongiorno, per ottenere una scarcerazione che non c'è stata. L'avvocato Giraldi aggiunge che Piacentini non ebbe un particolare trattamento di favore dalla corte d'appello, dato che la condanna in primo grado (cinque anni per rapina) venne addirittura aumentata a sei anni. g. r.

Luoghi citati: Buongiorno, Perugia, Roma, Spoleto