E «Dallas» contrattacca la Sorbona

E «Dallas» contrattacca la Sorbona Polemiche dopo il convegno parigino e le critiche alP«imperialismo culturale Usa» E «Dallas» contrattacca la Sorbona «Invece di criticare i telefilm, il ministro Lang dovrebbe chiedersi perché la Francia è una nullità in campo artistico» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Ha una coda avvelenata il convegno che per due giorni ha riunito alla Sorbona più di trecento -stelle, dell'intelligenza internazionale. La stampa americana quasi unanime sta infatti bersagliando di critiche il ministro della Cultura francese, il , socialista Jack Lang, e gli organizzatori del raduno dietro il quale scorge ogni sorta di peccati e principalmente un antiamericanismo di bassa lega. Le critiche lanciate dalla Sorbona contro la serie televisiva di -Dallas., presa a simbolo del cosiddetto -imperialismo culturale americano, denunciato ripetutamente da Lang, sono state il pretesto per la controffensiva statunitense, nutrita da poderose bordate. «Una vergogna per 10 spirito» ha scritto la Washington Post a proposito del convegno parigino e il Wall Street Journal ha consigliato 11 ministro Lang «a non lasciarsi obnubilare da Dallas ma a chiedersi piuttosto perché la Francia è diventata una nullità in materia di arte contemporanea»; lo stesso giornale ha rincarato la dose accusando il presidente Mitterrand di avere «utilizzato un gruppo di persone bene Intenzionate per un quadretto ben preparato al fine di impressionare gli elettori». Insomma, come ha scritto il columnist George Will, il governo socialista avrebbe cercato di far dimenticare le sue difficoltà e i suoi insuccessi organizsando questo avvenimento cultural-mondano a poche settimane dalle elesioni municipali. «Gli intellettuali partecipanti si sono ridicolizzati» scrive Will, lasciandosi tentare dai biglietti aerei omaggio e dagli inviti, tutti a spese naturalmente del contribuente francese. La violènsa degli attacchi ha scatenato sulle rive della Senna una reazione altrettanto adda. Ai francesi si può dire di tutto, accusarli di debolezza politica, di errori economid, ma guai a mettere in dubbio il loro asserito ruolo primordiale nel mondo della cultura, la loro visione di una Parigi sempre al centro e culla dell'arte mondiale. Il ministro Lang ha replicato quindi con una intervista sul quotidiano filogovernativo Le Matta, dicendosi «stupefatto da questi attacchi puerili» e sottolineando che erano stati gli stessi partecipanti americani (Galbraith, Susan Sontag, Styron, Coppola, Mailer, Lumet) a sottolineare «la medio¬ crità della creazione in certi settori della cultura negli Stati Uniti». £ con accenti altrettanto sdegnati hanno ribattuto lo storico Le Roy Ladurie, lo scrittore Michel Tournier e un drappello di critici d'assalto. Più pacato, il sociologo Edgar Morin ha riconosciuto invece; «E' vero che Parigi non è più 11 centro del mondo. Bisogna quindi denunciare l'eliocentrismo dell'lntelllghentia francese, le sue arroganti pretese».Afa tra gli omaggi resi al nuovo «Principe», al presidente-umanista, che si è circondato all'Eliseo, di scrittori nel ruolo di consiglieri (Guimar, A ttali, Debrai/), è difficile che oggi gli intellettuali francesi rinuncino alla pretesa di sentirci in prima flla.\ paolo Patròno

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