Moser, che bravo, ha «costruito» la Sei Giorni di Gian Paolo Ormezzano
Moser, che bravo, ha «costruito» la Sei Giorni Si è conclusa la lunga kermesse milanese: 120 mila spettatori, un miliardo di incassi Moser, che bravo, ha «costruito» la Sei Giorni DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Al di là delle ultimissime pedalate e dell'ultimissima classifica di ieri sera, tra gente in ampia, spiegatlssima festa, sema quel po' di pudore nei gesti che talora il ciclismo su strada sembra imporre ai suoi tifosi-pellegrini, Francesco Moser ha stravinto la Sei giorni milanese numero 23 sul piano delle pubbliche relazioni personali. Applausi della folla al Palasport, citazioni televisive, titoli di giornali: come se il campione del mondo fosse lui, e non invece quel Saronni, suo ex nemico e ora suo compare, che ha preso soldi per sole due sere (e non per sette) combattendo un credibilissimo omnium contro Hinault. Al Palasport di S. Siro Moser si è presentato il 13 ultimo scorso, per il via della giostra, come lo stradista italiano me¬ glio affardellato di sei giorni vittoriose: quattro a Milano, due a Dortmund, una a Gre-, noble, una a Noumea. In coppia con l'olandese Pijnen, Moser ha messo insieme gli scatti per entusiasmare il pubblico e i chilometri per preparare la Milano-Sanremo, da rifinire comunque con la Ttrreno-Adriatìco a tappe e la Mtlano-Torino. «Altre corse importanti non farò nell'avvio di stagione, ho corso la Sei giorni anche per evitarmi avveri' ture nel maltempo, con tra bocchetti di bronchiti». Ieri ha conosciuto, anche attraverso il nostro giornale, un bel po'del Giro d'Italia che verrà presentato ufficialmente oggi: «E' un giro che cura la cassetta, mi pare, ma d'ai tronde 11 ciclismo è plgmentato da interessi turistici ed industriali, niente di male. A prima vista mi sembra che ci siano troppi arrivi In salita. Io correrò alla giornata, magari farò più di quasi tutti quelli che correranno per la classifica». Moser fornisce ampia credibilità a qualsiasi esercizio ciclistico. Se corresse una Sei giorni con passaggi a nuoto di stagni pieni di caimani, lui ce la metterebbe tutta e farebbe felici le genti e gli organizsatoti e magari anche i caimani. In fondo è abbastanza colpevole la meraviglia puntuale ormai dal 1961, anno di rinascita della Sei giorni milanese. Ci si stupisce per il Palasport pieno, si trattano i milanesi e anche quelli dell'hinterland, della provincia, di altre province, di altre repioni, arrivati apposta, come selvaggi attirati dalle perline. Si cerca di attribuire il pienone serale costante anche se non soprattutto alle Ciccioline, alle ve¬ stali del cosiddetto contorno. In realtà, le stesse Ciccioline, le stesse vestali, fallirebbero, insieme con l ciclisti, se esibite in posti dove il ciclismo non è amato. Milano e dintorni amano il ciclismo, c'è gente che «vede» Moser per un anno in tv o scrutando articoli, e la Sei giorni è il momento per levigare ilpersonaggio di sguardi vivi, diretti. In cambio Moser «/a» la Sei giorni. La »fa» non nel senso che la corre, ma che la costruisce. Moser e gli altri professionisti appassionati e intanto scientifici come lui: su tutti il belga Sercu, che magari, trentanovenne a giugno, si ricorderà di avere dato ieri /'addio alla pista e lucrerà qualche altra serata a pagamento. E poi anche Bldtnost e Argentin (uno con l'elvetico Freuler l'altro con Sercu), italiani giovani di studio, capaci di patire Moser il giusto, di ostacolarlo il giusto, cogliendo anche, ogni tanti giri, affermazioni vistose. Cosi dal 12 a ieri, un miliardo complessivo di incassi, 120 mila paganti, così l'anno prossimo: Moser ha già deciso di fare in pista il longevo (longevi nel ciclismo si nasce, come i veterani di Leo Longanesi): intanto la 23° Sei giorni di Milano conta e riconta i suoi pienoni serali, i pomeriggi con tanti bambini pisolanti (specie ieri, specie ieri l'altro), le presenze altamente sponsorizzanti, la zeriba (si chiama cosi l'interno pista) con il rass delle pompe funebri a contatto di gomito con la figlia del grande leader politico, gli acrobati dell'Est Europa a riempire sul podio intervalli fra una volata ultradecisa e un'altra improvvisato. Gian Paolo Ormezzano Professionalità ad alto livello per una gara che piace al pubblico per se stessa e non per tutto il contorno. «Mi sono preparato anche per la MilanoSanremo»
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