Dopo il latino adesso si chiede più filosofia e più matematica di Guido Rampoldi

Dopo il latino adesso si chiede più filosofia e più matematica Dalle Università e dal Parlamento un plauso all'appello dei 130 Dopo il latino adesso si chiede più filosofia e più matematica C'è il rischio che le nuove proposte ritardino il voto definitivo sulla riforma della scuola secondaria superiore che viaggia ancora tra Senato e Camera ROMA — Prima è scesa in campo la Società italiana di filosofia, quindi il Centro italiano di scienze sociali, poi matematici e storici in ordine sparso e, per ultimi, 1 sostenitori del latino, il cui appello (130 firme e una valanga di successive adesioni) ha fatto un gran rumore; adesso si attendono i grecisti, muniti di buone ragioni. La monna delhi scuola secondaria superiore viaggia ancora tra i due ram: del Parlamento, ma già si levane grida d'allarme: che sorte avrà la già negletta filo* sofia? Ci si sta dimenticando della sociologia? Si vuole strozzare la storia, annichilire la matematica, sopprimere il greco? Adesso si discute soprattutto dei latino. La cultura ufficiale, da Accrocca Elio Filippo a Visalbirghi Aldo, è tutta schierata, per ordine alfabetico, nell'appello lanciato affinché la riforma non ridimensioni l'insegnamento della lingua di Cicerone, già ristretto in spazi angusti. La carica dei centotrenta firmatari e . diventata una marcia trionfale: in Parlamento, nelle università, tutti plaudono all'iniziativa. E' d'accordo perfino Giovanni Alpino, che pure di solito naviga controcorrente: -Non possiamo pretendere di salvarci staccandoci dalle nostre radici. Ecco perché la società civile dovrebbe difendere quel latino che perfino la chiesa, nella sua confusione populista, ha accantonato-. Alpino ce l'ha con «quei molti giovani imparaticci» piazzati dietro le cattedre di latino. Dei suol docenti, conserva un buon ricordo («in questa materia tra l'altro ho sempre avuto professoresse bellocce-). Fu tra I banchi di scuola che s'innamorò di Giulio Cesare, 'geniale e straordinario scrittore. Il cui latino, per sintesi e costruzione delle frasi, ha avuto una grande influenza sulla mia formazione di scrittore-. Latino obbligatorio o no? Alpino lo vuole facoltativo. Ma alcuni tra i 130. forse con slancio eccessivo, optano per il metodo coatto. Per Alberto Bevilacqua il latino dovrebbe essere -una terapia psicologica e sociale per le nuove generazioni-. Anche la poetessa Luisa Spaziani sbarca a Utopia per suggerire che il latino si studi come lingua viva, parlandolo. A questo coro di consensi non sempre intonati fanno da contrappunto cauti scetticismi e glaciali ironie. Secondo Pio Baldelli. docente di Teoria delle comunicazioni di massa, la tesi del latino che -apre la mente-, che -dà prontezza e saggezza*, è un vacuo luogo comune. -Certe trovate — dice — nascono perche c'è un vuoto sostanziale: sono coriandoli impreziositi con gli addobbi della cultura-. E il ialino -palestra della logica-i -Bah. Tocca alla filosofia, e soprattutto alla matematica, insegnare a ragionare-, dice Antonio Capizzi, cattedratico di filosofia teoretica. Da! fronte opposto, chi cita Gramsci e chi addita la consecutio temporum a modello per costruire un ragionamento. Anche 11 pei, lo scrive oggi BUÌVUnità Giovanni Berlinguer, è d'accordo con l'appello pro-latino ma intravede il rischio che la lingua latina sia usata come discriminante. Ma almeno su questo sono tutti d'accordo: il latino, lingua morta, non va sepolta. Il rischio esiste? -Non mi sembra proprio-, obietta Orazio Niceforo. dcll'ufficio-scuola del psi. E spiega che, stando alle previsioni, almeno in uno dei 17 indirizzi previsti dalla riforma, quello lingulslicoletterario classico, il latino sarà insegnato fin dal primo anno del quinquennio. Cosi pure il greco. L'idea di renderlo obbligatorio a tutti gli altri 16 indirizzi secondo Niceforo è -stravagante-, dato che già ora solo il 20% degli studenti lo studia. Il problema è il «come, lo studia. Diffìcile sostenere che nelle lezioncine di grammatica latina, impartite in passato come adesso, aliti il respiro della cultura romana, o rifulgano i rudimenti della logica. Ma anche su questo, pare, sono tutti concordi. Guido Rampoldi

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