Fantacronache di Stefano Reggiani

Fantacronache Fantacronache di Stefano Reggiani Venerdì 11, una macchina universale — Di sicuro, in qualche cassetto a Ginevra, c'è il fascicolo sulla famosa macchina del giudizio universale che negli Anni Cinquanta fece discutere filosofi e poteroòlogi come dell'unico deterrente possibile. Bush e Gromyko un giorno, buttando via le vecchie carte per fare posto ai nuovi e inutili appelli al disanno, troveranno la cariellina chiusa da un cordoncino e la apriranno incuriositi. Ci sarà il foglietto delle istruzioni, ci sarà la mappa, ci sarà il conio dei costi presumibili, da aggiornare, perché anche la pace soffre l'inflazione. «Ai governi del mondo, loro capitali. La macchina del giudizio universale consìste nell'installazione equilibrala nei luogi più acconci de! pianeta (vedi mappa) di cariche nucleari enormemente distruttive. Le cariche sono comandate da un computer che si regola sui dati fornitigli da migliaia di sensori sparsi nel mondo: appena la radioattività cresce per l'incursione atomica di qualche guerrafondaio sconsiderato il computer fa esplodere tutte le cariche insieme e salta pezzo per pezzo la Terra't. Dirà Bush meditabondo; «A questo punto si potrebbe provare). Risponderà Gromyko: «A questo punto, grosso modo, la macchina c'è già, manca solo il computer, ma io preferisco la cattiva volontà internazionale, funziona meglio e dà lavoro a tanta gente». Sabato 12, quale Atene? — A Parigi Mitterrand riceve gli intellettuali dell'Europa mediterranea e dell'Africa per una grande riunione che rilanci la funzione culturale della Francia. Lui non si risparmia e parla del asole che sorge», ma un altro illustre convenuto sintetizza per troppa fretta: «Parigi deve diventare l'Alene dell'Occidente». Voleva dire: «La nuova Atene dell'Occidente». yMa cosi resta il sospetto che si riferisca proprio all'Atene antica e che immagini (vedi sopra) una Montmartre di ruderi gloriosi come l'Acropoli, una capitale della cultura fatta soltanto di grandi ricordi e di fragili nomi. Se il secolo di Mitterrand deve suonare lontano e astratto come il secolo di Pericle, preferiamo qualcosa di più basso, ma di più praticabile. Domenica 13, il polo laico — Ci sono dei peccati culturali nel passalo dei laici che adesso vengono allo scoperto con la polemica della de contro la terza forza. Giuseppe Galasso su Prospettive Settanta ne offre una prova sottile con una rievocazione storica in cui le colpe sono nominate in anglolatino: «Si determina perciò anche la orecisa sensazione che /'animus liberale abbia nel complesso e con l'andar de! tempo troppo largamente prevalso nell'area laica iiW/'animus democratico. Ciò non è bastato a contrapporre all'ortodossia dominante del Welfare State il dinamismo di una effettiva, originalmente elaborata New Frontier. Né è valso a mantenere nell'area liberaldemocratica . mfesa strido sensu, il dissenso, l'emarginazione...». Lunedi 14, la divisa prefe¬ rita — Il Comune di Verona ha deciso che i soldati in divisa non paghino la corsa sui mezzi pubblici. I soldati che vestiranno in borghese durante la libera uscita avranno solo uno sconto sulle tessere d'abbonamento. Buona idea che può piacere anche ai pacifisti. Il gradimento alla divisa riscatta anni di minorità punitiva che isolava i soldati dal resto della popolazione, li fa diventare cittadini ambiti, rassicura gli amanti dell'ordine («se ci sono i soldati non succede niente»), favorisce le passeggiate serali. Insomma, secondo il detto cinese i soldati si muovono nel popolo come i pesci nell'acqua. Martedì 15, la forza di Milva — La cantante Milva ha dichiarato che vuole scrivere un romanzo. E' capace di farlo, è anche capace di farlo bene. Milva è di quelle creature cui non occorre essere brave, gli basta fermamente crederlo. ' Mercoledì 16, un omaggio a Lattimela — E' allestita a Milano. all'Alemagna di via Manzoni, una mostra dedicata ad Alberto Lattuada nella serie delle «persone che hanno fatto grande Milano». Documenti e fotografie sono accompagnate da un volumetto di Guido Gerosa che allarga le nostre conoscenze. Lattuada non è solo il regista che ha scoperto, in ogni senso, le attrici bambine; è il poeta che ha scoperto la sua città crepuscolare: «Passi incerti pei viali I carrozzelle dalle ruote di gomma I e la bocca dipinta di caramelle... I Rumori di festa e di minaccia I freme il cuore dello stadio I chiuso in alte mura». Giovedì 17, come per cancellare — Alla tv si cercano le notizie che distraggono, lo sport, il buon record di Mennea, per non ascoltare altre conferme, il seguito del disastro del fuoco a Torino. Dopo il dolore, cresce una specie di indignazione, di rabbia. La pace col computer

Persone citate: Alberto Lattuada, Alemagna, Bush, Giuseppe Galasso, Gromyko, Guido Gerosa, Lattuada, Mitterrand