Di Giesi: «Non c'è la guerra dei porti ma per salvarli tagli all'occupazione»

Di Giesi: «Non c'è la guerra dei porti ma per salvarli tagSi all'occupazione» A colloquio con il ministro della Marina Mercantile sulle proposte della Finmare Di Giesi: «Non c'è la guerra dei porti ma per salvarli tagSi all'occupazione» ROMA — ..Non c'è alcun piano della Fiumare. C'è soltanto una preoccupazione espressa dalla società e dagli operatori pubblici del settore circa i costi che debbono sopportare nei porti cosiddetti ■ 'storici"^. Il ministro della Marina Mercantile, il socialdemocratico Di Glesi, è alle prese con la difficile crisi dell'attività portuale e intende presentare quanto prima alcuni provvedimenti per renderla meno drammatica. Ma ci sarà questa guèrra dei porti? «Direi proprio di no. Non c'è alcuna decisione di "saltare" gli scali tradizionali da parte delle società di navigazione. Non è proprio il momento di guerre, ma di trovare le soluzioni più coerenti e più giuste. Ho già fatto presente alla Finmare che non si possono abbandonare questi porti. Il ministro non nasconde la preoccupazione per le sorti dei traffici marittimi in Italia che, senza interventi di razionalizzazione, rischiano il tracollo. Alcuni dati offrono il segno di quanto sia allarmante l'improduttività nel settore. Nel 1981 1 lavoratori portuali hanno lavorato mediamente al mese 11 giorni su 26; nell'82 addirittura 9,5 giorni, mentre per quest'anno si prevede un ulteriore peggioramento. In pratica è come se il 55 per cento del lavoratori fosse in cassa Integrazione a zero ore: 1 quattro grandi scali Genova, Trieste, Venezia e Napoli assommano un deficit di 250 miliardi. La scarsa competitività dei porti italiani rispetto a quelli mediterranei ha provocato, negli ultimi anni, una caduta verticale dei traffici: nell'ultimo biennio il calo, an¬ che per il protrarsi della crisi economica, è stato del 12 per cento. Come venirne fuori? «L'altra sera ne ho discusso con i vari operatori, tra cui quelli della Federlinea, per esaminare il progetto dell'eso- do cìie deve contribuire ad alleggerire i costi delle aziende portuali. Abbiamo un numero di addetti superiore alle necessità e quindi attraverso i prepensionamenti e altri incentivi dovremo diminuire di 3500 unità il personale portuale e di 1500 quello delle aziende-'. A che punto è 11 provvedimento? «lo sto preparando la legge sull'esodo e una serie di altri provvedimenti per far riacquistare competitività ai porti italiani. Per esempio un disegno di legge sulla reciprocità per cui la bandiera italiana deve avere le stesse condizioni praticate alle bandiere straniere». Troppo a lungo, aggiunge DI Giesl, si è andati avanti alla cicca, senza darsi una politica gestionale produttiva e efficiente. E i deficit che si ac¬ cumulano sono il risultato. Una bozza di proposta è scaturita proprio di recente da un incontro al ministero fra Di Glesi. il Comitato di coordinamento dell'utenza portuale e 1 sindacati. Il costo dell'operazione esodo e della progressiva meccanizzazione del lavoro sarà di circa 300 miliardi, 11 cui csborso sarà ripartito tra le compagnie portuali e lo Stato. Che cosa pensa 11 ministro della proposta lanciata nel giorni scorsi dal presidente deU'Iri, Prodi, di passare la gestione della «Tirrenia» direttamente alle Regioni, in quanto le tariffe non coprono I costi? «E' una proposta die stiamo esaminando. Si tratta di l'edere come si realizzerebbe un passayio di questo genere-. e. pa.

Persone citate: Di Giesi, Prodi

Luoghi citati: Genova, Italia, Napoli, Roma, Trieste, Venezia