Lampadine e pena di morte di Lietta Tornabuoni

Lampadine e pena di morte Lampadine e pena di morte I MILANO — Nella sua trasmissione televisiva «Dossier», domani sera sulla prima rete della Rai-tv, dopo 11 film di Mario Monlcelli «Un borghese piccolo piccolo» Enzo Blagi parlerà della pena di morte: «E' un discorso che volevo fare, e lo farò: ma per discutere anclie delle vendette private, della violenza nel mondo che ci sta intorno*. Non riesce a capire, dice, la reazione allarmata, nata dal giornali o dai politici della sinistra e poi generalizzatasi, al progetto iniziale: invitare i telespettatori a pronunciarsi sulla pena di morte, col sistema d'accendere o spegnere le luci di casa e affidando all'Enel 11 compito di desumere una risposta dalla maggiore o minore tensione elettrica. L'accusa di aver ideato un gioco futile su un tema grave, 11 sospetto di manipolazione e di un uso avventato della televisione di Stato e dell azienda elettrica statale, l'intervento della Commissione parlamentare di vigilanza, hanno indotto la Rai a rinunciare al sondaggio. Tanta Indignazione è curiosamente tardiva, osserva Biagl: «Questo progetto l'ho annunciato nella puntata precedente di "Dossier", che abbiamo registrato martedì 8 febbraio. C'erano Craxi. De Mita, Napolitano, Lama, Agnelli. C'erano cinquanta giornalisti. E nessuno ha sollevato obiezioni. Cos'è, lo sdegno esplode a scoppio ritardato? E in termini tanto sproporzionati, tanto aggressiin? Adesso c'è chi dichiara che sono un boia elettronico, die voglio giocare sulla i>ita umana, fare infame commercio di problemi vitali: ma andiamo. Non era che un sondaggio di opinione come se ne fanno tanti per i giornali o la tv, cui nessuno ha mai -pensalo d'attribuire importanza di referendum*. Ma il tema del sondaggio non era tale da non consentire di rispondere schematicamente con un si o con un no? «Le grandi scelte della vita, morali o personali, alla fine si riducono sempre a un sì o a un no. Può darsi che fosse una questione, sempre discutibile, di buono o di cattivo gusto: sondaggi simili si fanno in tanti Paesi. Può darsi die io abbia sbagliato. Diciamo pure che ho sbagliato. Ma la reazione è stata troppo virulenta per non rivelare qualcos'altro*. Che cosa, secondo lui? «A'on so. Forse la volontà di azzittire ogni espressione che sfugga al controlio dei partiti. Forse la paura dell'opinione della gente. Io non ne sono affatto persuaso, ma se l'eramente la maggioranza degli italiani volesse la pena di morie, cos'è meglio: affrontare l'argomento, discutere, comnneere, oppure cancellare una realtà, far finta di niente, tacere, rimuovere, ignorare?*. I ragionamenti degli oppositori sono stati più complessi, hanno analizzato anche la natura spuria e ingannevole d'un sondaggio come quello progettato, l'effetto di amplificazione e mistificazione inseparabile dai «media.. Ma è probabile che a ispirare tante polemiche sia stato soprattutto altro: la convinzione che la pena di morte venga realmente approvata o invocata •da molti e un atteggiamento didattico, volontaristico, verso quest'ipotetica opinione comune. Se le cose stanno davvero cosi, è probabile che silenzi e divieti Imposti dall'alto non servano a modificarle. O che servano magari soltanto a stabilire pericolosi precedenti d'Intervento censorio sul lavoro dei giornalisti, televisivi e non: sempre per «carità di patria*, naturalmente, sempre «a fin di bene». Lietta Tornabuoni

Persone citate: Agnelli, Craxi, De Mita, Enzo Blagi, Lama, Mario Monlcelli, Napolitano

Luoghi citati: Milano