Ora Tokyo accetta limiti all'export verso la Comunità di Vittorio Zucconi

Ora Tokyo accetta limiti all'export verso la Comunità Ora Tokyo accetta limiti all'export verso la Comunità DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Posto di fronte alla minaccia di una «guerra protezionista» senso quartiere, il Giappone ha accettato perla prima volta di autolimitare alcune delle sue esportaeioni-chiave verso l'Europa e di -moderarne» altre, per tre anni. L'accordo, raggiunto dopo una settimana di negoziati molto difficili fra Giappone e Comunità Europea, e il primo di questo genere fra le due parti: finora, Tokyo aveva accettato il principio e la prassi dell'autolimltazione solo nei confronti degli americani, fissando il totale annuo delle proprie vendite di auto negli Usa. I due prodotti che i giapponesi hanno accettato di limitare sono i videoregistratori e i «tubi catodici» per le tv a colori, mentre per quanto riguarda le automobili e le • macchine utensili a controllo numerico» Tokyo si è genericamente impegnata a «moderare» il volume delle vendite sul mercato europeo. Inoltre, i giapponesi hanno formalmente promesso di «aprire immediate consultazioni» con le autorità comunitarie se dovessero sorgere problemi, o conflitti di interessi, anche per un'altra serie di prodotti, come le motociclette e i motocicli, gli orologi, i veicoli commerciali leggeri, gli autocarri, i montacarichi, e gli apparecchi per l'alta fedeltà. La promessa della «moderazione» e delle «consultazioni» non significa molto in pratica, ma sancisce almeno l'accettazione del principio che l'Europa non è «terra di conquista», dove l'industria nipponica può scaricare i propri prodotti in maniera «torrenziale» fcome hanno detto i delegati della Cee, i due vicepresidenti Haferkamp e Davignon). Per il 1983, il numero dei videoregistratori che entreranno nei Paesi Cee sarà tenuto di poco superiore al livello dell'82, e cioè 4 milioni e 550 mila unità contro 4 milioni e 300 mila lo scorso anno, nonostante — sottolineano i giapponesi — fosse attesa un'ulte¬ riore, importante crescita del mercato. Per essi, sarà poi fissato un «prezzo minimo» di vendita. Naturalmente, non è una buona notizia per i consumatori, ma lo scopo dell'accordo è proteggere in qualclie misura l'industria, e quindi il lavoro, di questo settore (e specialmente quella francese) non in grado di competere con i concorrenti asiatici Ma i giapponesi, che hanno già investito molto nella costruzione di «catene di montaggio» per videoregistratori direttamente in Europa, si sono impegnati anche a «collaborare» per mettere i produttori europei in grado di vendere un milione e 200 mila apparecchi, quest'anno. Limitati a 900 mila saranno invece i «tubi catodici» importati in Europa per essere montati dentro tv color fabbricate nel Vecchio Continente. Solo assicurazioni di principio, invece, sono venute dal ministro del Commercio Estero nipponico Yamanaka per quei prodotti che interesserebbero più da vicino l'industria italiana come le auto, le moto, le macchine industriali a controllo numerico (di cui noi siamo esportatori). Ma Haferkamp e Davignon hanno negoziato qui a Tokyo avendo soprattutto presenti — come spesso accade negli affari Cee — le pressioni del governo francese sulla questione dei videoregistratori, che Mitterrand aveva unilateralmente bloccato da mesi alla dogana di Poiters. Vittorio Zucconi

Persone citate: Davignon, Mitterrand, Yamanaka