Quel giorno, in aereo, Barbie mi ha detto

Quel giorno, in aereo, Barbie mi ha detto La testimonianza di un giornalista boliviano che ha accompagnato in Francia il «boia di Lione» Quel giorno, in aereo, Barbie mi ha detto Guai ai vinti» - «Sono stato espulso ingiustamente» • «Ho partecipato alla caccia ai partigiani» ■ «In Bolivia ho lavorato per un ebreo» « PARIGI — Durante il volo dalla Bolivia alla Francia, Klaus Barbie, il «boia di Lione», ha viaggiato in compagnia di tre giornalisti boliviani. Uno di loro, Carlos Soria, racconta il suo incontro con lui. Era un uomo prostrato quello che è salito con lei sull'aereo a La Paz? Non proprio. All'inizio credeva che stessimo partendo per la Germania. Continuava a chiedere: «Come farò a vivere senza soldi?», o «Quanto costa un rasoio?». Era partito senza bagagli. A un certo mo mento, ha chiesto quanto avremmo volato. Gli hanno risposto: «Sei ore». Allora, ha chiesto: «Stiamo andando a Miami?». In realtà non lo ere deva, ma cercava di sapere. Quando ha capito che stava andando in Francia? Poco prima di atterrare alla Cayenna. Sull'aereo, un apparecchio militare, era buio. Non riuscivo a vedere il volto di Barbie, ma l'ho sentito che chiedeva: «Allora, siamo in Germania?». Lei ha assistito alla consegna di Barbie alle autorità francesi? No. Ci siamo impegnati a non filmare, né far foto, in quel momento. Ho assistito alla scena da lontano. Ma i poliziotti boliviani presenti hanno raccontato che Barbie aveva paura. Ha fatto commenti, dopo? No. Quando gli ho chiesto che cosa pensava di quel gli era successo, mi ha risposto die c'erano molte accuse contro di lui, e die non se le ricordava tutte. Ce l'aveva con il governo boliviano? Ha continuato a ripetere che la sua espulsione era ille¬ gale. Diceva che la Corte Suprema aveva rifiutato l'estradizione parecchi anni fa. e non capiva perché ti governo l'aveva espulso ora. Ha parlato del suo futuro processo? Quando gli ho chiesto come reagirà, quando sarà di fronte ai suoi accusatori, mi ha risposto: «Si vedrà». Poi ha aggiunto, in latino: «Vae vlctis, guai ai vìnti». Ai suoi occhi, il giudizio dato su quel periodo non può che essergli sfavorevole, perché è lui il vinto. Le è sembrato in buona salute? Ha un buon aspetto. Per un po' è rimasto a parlare con noi. Non sembrava particolarmente stanco. Gli ha fatto qualche domanda sulle protezioni di cui godeva in Bolivia, e sui servizi che ha reso al governo? Ha detto di essere rimasto neutrale, e di non essersi mai occupato di politica. Ha solo riconosciuto di aver simpatia per il generale Banzer rpresidente boliviano dal 71 al '77). Non ha voluto dire di più? No, ma ha parlato della sua famiglia. Mi Ila detto che si lasciava alle spalle una tomba nel cimitero tedesco di Cochabamba, quella di suo figlio, e un'altra a La Paz, quella di sua moglie. Niente sulle sue vere attività in Bolivia? Ha solo ricordato il suo primo anno nel Paese. Dice di aver lavorato in una segheria, il cui proprietario era ebreo. Che cosa dice del tempo in cui era In Francia? Mi ha semplicemente detto: «Il passalo e passalo. Non voglio parlarne. .Ila ha ammesso di aver preso parte a delle spedizioni contro ipartigiani. Quali sono, secondo lei. le ragioni che hanno indotto il governo boliviano ad espellerlo? Ci sono motivi giuridici: Barbie aveva usurpato la sua identità. E poi la Bolivia ha voluto affermare, sbarazzandosi di un criminale di guerra, di essere un Paese democratico. Bertrand Le Gendre Copyright «Le Monde c per l'Italia <La M«mp.i •

Persone citate: Banzer, Bertrand Le Gendre, Carlos Soria, Klaus Barbie