Presi dal fascino del Lingotto di Renato Rizzo

Presi dal fascino del Lingotto Altri nove grandi dell'architettura in visita allo stabilimento Presi dal fascino del Lingotto Tre italiani, tre americani, due tedeschi e un austriaco hanno esplorato le possibilità di riuso dell'edificio - «E' come una portaerei da liberare dai ghiacci che la stringono» Qualcuno ha definito •pellegrinaggio» le visite che portano in questi mesi al Lingotto alcuni fra 1 maggiori architetti del mondo in risposta all'Invito della Fiat nell'ambito della consultazione internazionale sulle possibili, future destinazioni dello stabilimento. E «pellegrinaggio» è davvero: itinerario ad una costruzione stupefacente per architettura e «storia», -banco di prova- (come l'ha definito l'altra sera l'arch. Aldo Loris Rossi) per pur affermate professionalità Mercoledì, l'immenso corpo dello stabilimento che suscitò l'ammirazione di Le Corbusier è stato .esplorato» da nove architetti: tre Italiani. Pellegrln, Rossi e Sartorio; tre americani. Johansen, Meler e Roche; due tedeschi, Fehling e Gogel; un austriaco, Hollein. Nove costruttori che hanno alle spalle un ventaglio .di realizzazioni e progetti in ogni parte del mondo e che nel corso d'una improvvisata conferenza stampa hanno voluto, innanzi tutto, sottolineare 11 rispetto e gli stimoli che un'opera imponente come 11 Lingotto riesce a suscitare. Naturalmente, dall'Incontro non è emerso nessun programma concreto di riuso e destinazione dello stabilimento: -Uno degli aspetti principali del problema — ha sottolineato Meier — sarà quello di sforzarsi d'ottenere una -interazione!, fra edificio e città. E la visita ha aperto in noi una finestra nuora nelle conoscenze sul Lingotto legate, sino ad oggi, a planimetrie e foto». Visita che dovrà, quidni. se- dimentare nel suo aspetto di ..pellegrinaggio» per tradursi, poi, in Intuizioni e scelte in grado di trasformare, rispettandola, quella che l'arch. Pellegrin ha definito -testimonianza d'un periodo per certi aspetti eroico». Certo, però, il Lingotto non va visto con 11 rispetto dovuto ad una -cappella funeraria». -Ciòche conta — è 11 pensiero di Johansen — è proiettarlo nel futuro». Sartorio ha proposto una suggestiva metafora per caratterizzare la realtà odierna dello stabilimento nel contesto del quartiere In cui sorge: -E' una portaerei ancorata fra banchi di ghiaccio-, ha detto riferendosi alle Indubbie difficoltà che l'ambito urbano cr-rièanqfgcgnpmc creerà per una qualsiasi futura utilizzazione d'un edificio -la cui scala è molto grande rispetto alla città che gli sta intorno». Ed ha aggiunto: -Né è detto che tutte le strutture attualmente esistenti debbano, domani, restare in piedi». Una affermazione dietro la quale qualcuno ha colto un fragore di ruspe non troppo gradito; Sartorio ha precisato che è giusto «aggiungere il segno dell'architettura moderna» ed ha citato, come esemplo di contaminano perfettamente riuscita, 11 Municipio di Goteborg. Ma, al di là d'ogni prematura ipotesi di reimpiego, l'Incontro dell'altro giorno fra costruttori e progettisti di varia nazionalità e tendenze ar¬ pp chitettoniche ha avuto, a detta degli stessi professionisti, un risultato concreto ed esaltante: uno scambio d'impressioni che, intanto, aiuterà a ridurre 11 pericolo di cadere nella trappola d'un «provincialismo» progettuale. «E' la prima volta che architetti d'ogni parte del mondo — ha concluso Hollein — vengono chiamati a misurarsi su un'ipotesi di riuso d'un edificio contemporaneo». A Detroit per stabilimenti di questo genere, ormai morti alla produzione, c'è il destino d'una carica di dinamite: Torino vuole, invece, conservare la possibilità di ripiegarsi sulla propria storlo con gli occhi rivolti al futuro. Renato Rizzo I I nove architetti invitati dalla Fiat «scoprono» le ardite strutture inaugurate 60 anni fa

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