Begin divorzia da Sharon di Bernardo Valli

Begln divorzia da Sharon Begln divorzia da Sharon (Segue dalla l'pagina) di Israele, non potrà essere simultanea a quella di chi invece si riconosce In Sharon. E i due fronti sono robusti e passionali. Uno del «tre saggi-, il giudice dell'Alta Corte Aharon Barak, ha ricevuto minacce eli morte e con i suoi colleghi è protetto dalla polizia. La democrazia non è sempre razionale. Benché rimproverato dalla commissione Kahan por la sua -indifferenza- al momento del massacro di Sabra e Chatyla, Bcgin è l'uomo più popolare d'Israele, il più forte politicamente. Lo era e lo resta. I sondaggi aggiudicano al suo partito gran parte dei voti degli israeliani di origine orientale, soprattutto dell'Africa Settentrionale. E gli -orientali- sono la maggioranza. Non rappresentano Ycstablishment, non contano o |>oco nelle redazioni dei giornali, non sono numerosi nel ministeri o sulle cattedre universitarie. Ma i loro suffragi possono essere determinanti. Possono essere di più di quelli dell'altro Israe le, che si riconosce invece nel la morale espressa dai «tre saggi-. Il personaggio Sharon è più controverso. Suscita altrettante passioni. Il suo sconcertante comportamento, denunciato dal rapporto Kahan, riscuote simpatia, molti apixiggi ancora in chi è più sensibile alla forza militare, ai richiami espansionistici e al principi democratici dei padri fondatori della nazione. Se pararsi da Sharon potrebbe significare per Begln una frattura nella formazione alla quale appartengono en tramai, Questa la prima esitazione che ha alimentato il dilemma di Bcgin fino a quando ha accettato il principio di non avere più Sharon come ministro della Difesa al governo. Pur essendo stato criticato da molti ufficiali, nel pieno della campagna libanese e dopo il massacro di Sabra e Chatyla, Ariel Sharon appare a alcuni strati dell'opinione pubblica come l'espressione dell'esercito, che in Israele non è un semplice strumento militare. E' molto di più. Sharon ha cercato di trincerarsi dietro le forze armate. Ha cercato di presentarsi In queste ore, con scarso successo, come il difensore del loro onore, -offeso-, egli ha sottinteso, dalla commissione guidata dal presidente dell'Alta Corte di Giustizia, Kahan. Mercoledì, nella sua qualità di ministro della Difesa, Sharon ha partecipato a una riunione di generali e ha detto che sarebbe -dannoso- togliere le loro responsabilità ad alcuni alti ufficiali mentre il Paese è ancora in guerra. Egli si riferiva a Yehoshua Saguy e a Amos Yaron (il primo responsabile dei servizi d'informazione dell'esercito, il secondo comandante della piazza di Beirut), per 1 quali la commissione d'inchiesta ha consigliato l'allontanamento, tenendo conto del loro atteggiamento durante il massacro di settembre. Sharon ha toccato un punto sensibile. I due alti ufficiali avevano appena chiesto di potersi dimettere davanti al Consiglio dei ministri. Domanda esaudita, poiché ieri sono stali ascoltati a lungo da Begln e dai suoi colleglli di governo. Sarebbe stato deciso, dopo la loro deposizione, di creare una commissione ministeriale per rivedere le posizioni dei militari rimproverati dai «tre saggi». Questo appello concesso ai generali tenderebbe a calmare l'esercito e a rendere più accettabile il siluramento di Sharon. Per lui, per Sharon, non ci sarà un'inchiesta supplementare. Egli avrebbe rifiutato di restare nel governo come ministro senza portafoglio, incaricalo della Giudea e della Samaria, ossia dei territori occupati. O la Difesa o niente, avrebbe risposto. Per liberarsi di lui, e al tempo stesso scavalcare il rapporto della commissione Kahan, Menachem Begin vorrebbe ricorrere alle elezioni anticipate, essendo quasi sicuro di vincerle. Appellarsi al popolo sarebbe, inoltre, un gesto democratico. Ma è il Parlamento che deve decidere una convocazione anticipata del Paese alle urne, è la Keneseth che deve autosclogllersl. E Begin non è sicuro di avere la maggioranza. E gli potrebbero mancare 1 voti dei partiti religiosi minori, riluttanti a una prova elettorale, che garantiscono l'attuale fragile maggioranza di 63 seggi su 120. Resterebbe al primo ministro una soluzione: presentare le dimissioni del governo e formarne un altro senza Sharon. Eviterebbe di cacciare il ministro della Difesa, in malo modo, come hanno chiesto i •tre saggi», nel caso egli continuasse a non volersi dimet¬ tere. E Begin potrebbe poi ricucire un altro gabinetto. Ma c'è 11 rischio che il capo dello Stato, 11 laborlsta Navon, affidi l'incarico a Shlmon Peres, 11 leader laborlsta, il quale ha 11 gruppo parlamentare più numeroso alla Keneseth, anche se non ha per il momento alleati minori per arrivare alla maggioranza. Ma potrebbe trovarli nel corso delle consultazioni tra i partiti che fiancheggiano Begin: è proprio su questa soluzione che contano 1 laborlsti, timorosi di affrontare una prova elettorale, mentre i sondaggi sono nettamente sfavorevoli al loro partito. Si dice che Begin, l'uomo politicamente più forte di Israele, sia in questo momento -prigioniero della democrazia-. Non gli resta che espellere Sharon dal governo, cioè amputarsi il braccio, e subire il rischio di perdere i quattro deputati che si dichiarano fedeli al ministro della Difesa. Passando all'opposizione, essi potrebbero però sgretolare la stretta maggioranza parlamentare di Begln. Ieri Sharon avrebbe offerto una via d'uscita al primo ministro. Avrebbe ribadito di nonvolersl dimettere, ma si è detto disposto ad accettare il verdetto del gruppo parlamentare del Likud. al quale lui e Bcgin appartengono. Rifiuta l'invito del «tre saggi, ma sarebbe pronto a ubbidire ai risultati del suo partito, che egli pone al di sopra della commissione d'inchiesta. Per Begln sarebbe una via tortuosa e incerta. Data la sua influenza sul Llkud, egli sarebbe tenuto come responsabile del voto espresso dal gruppo parlamentare. In ogni caso, sarebbe un grave gesto verso il presidente dell'Alta Corte che ha guidato la commissione promossa dal governo. Questa la trappola in cui si trova Begln. Bernardo Valli

Luoghi citati: Africa Settentrionale, Beirut, Israele, Shlmon Peres