Un uomo-ombra dietro Carboni? di Giuseppe Zaccaria

Un uomo-ombra dietro Carboni? Mentre si aggiungono nuove sfaccettature al personaggio implicato nella fuga di Roberto Calvi Un uomo-ombra dietro Carboni? Secondo la deposizione di una donna, appariva in molti incontri che all'affarista sardo servivano per assicurarsi l'appoggio di alcuni potenti - Testimoni lo ricordano a Trieste nei primi giorni della fuga del presidente del vecchio Banco Ambrosiano ROMA — Di filmetti, di •coca., di festini, di miliardi riciclati e terroristi neri, di politici e gente dell'editoria ripresi da telecamere nascoste durante riunioni particolarmente disinvolte, per qualche tempo non si parlerà più. Molte mani sembrano voler spingere giù il coperchio che Ferdinando Imposlmato, giudice Istruttore, ha alzato sul pentolone nel quale ancora ribollono 1 traffici di Flavio Carboni. Intanto è stata la difesa a chiedere una tregua: ieri l'avvocato Osvaldo Fassari ha presentato per Carboni un ricorso al tribunale della libertà. L'uomo d'affari sardo — ricorda Il legale — era stato estradato dalla Svizzera per reati collegati alla fuga di Ro- berto Calvi e alla bancarotta dell'Ambrosiano: nessuno dunque in Italia può perseguirlo per accuse diverse. Sia a Roma, sia a Milano i giudici avevano in qualche modo anticipato l'eccezione, rivolgendo alle autorità svizzere nuove richieste di estradizione per ricettazione, traffico di stupefacenti, concorso In tentato omicidio (quello dell'ex vicepresidente del vecchio Ambrosiano, Roberto Rosone). Presumibilmente, comunque, la risposta della Confederazione si farà attendere per molte settimane. E, nel frattempo, Carboni avrà tutto 11 tempo per decidere se davvero gli conviene parlare come da tempo sta minacciando, evidentemente in attesa di soccorsi. Certo, all'Iniziale profilo del personaggio continuano ad aggiungersi sempre nuove sfaccettature. Costruttore, lottlzzatore in Sardegna, piccolo editore, amico di uomini politici, protettore di pericolosi delinquenti, legato a loro e a un gruppo di terroristi «neri . nel riciclaggio di danaro «sporco» e in un traffico di cocaiana. Ormai al centro delle Indagini delle Procure di mezza Italia, Flavio Carboni sta assurgendo sempre più al ruolo di personaggio-chiave di un certo ambiente romano, sospeso tra la politica, gli affari e le sette segrete, che diviene sempre più importante cercare di decifrare. Le inchieste che lo coinvolgono (tra Roma, Milano e Trieste) sono una decina, le accuse comprendono anche reati societari e valutari. Orientarsi nell'intrico delle Imputazioni è particolarmente difficile: meno problematico appare però individuare 1 principali filoni d'indagine. Tre scenari sul cui sfondo l'attività di Carboni si è svolta per anni, ma nei quali poi 1 personaggi hanno finito con l'incrociarsi. Malavita — Da una parte Danilo Abbruciati (ucciso due anni fa mentre cercava di far fuori Rosone), dall'altra Ernesto Dlotallevl, usato nel giugno scorso per portare segretamente a Calvi, riparato a Trieste, un falso passaporto per l'espatrio. Le relazioni tra Carboni e questi due grossi prsonaggi della «mala» romana erano note da mesi. Ma adesso l'inchiesta di Imposlmato ha portato nuovi, pesantissimi elementi. Le rivelazioni di due terroristi di destra da qualche tempo «pentiti. (Walter Sordi ed Aldo Tlsei) hanno permesso di scoprire la vera natura del rapporti che legavano Carboni ad Abbruciati, Dlotallevl e Bruno Nleddu, altro mal vi toso latitante. Fra terrorismo «nero» e malavita, questo era noto, esistevano da tempo stretti legami: e infatti 1 proventi delle rapine compiute dal fascisti finivano nelle mani della banda di Dlotallevl, per essere riciclati. Ma da chi, materialmente? Proprio da Flavio Carboni, che investiva 11 danaro all'estero, «piazzava» 1 gioielli, Investiva grosse somme in attività apparentemente «pulite». Calvi — Dell'appoggio fornito all'ex presidente dell'Ambrosiano da parte di Carboni, ormai si sa quasi tutto. Proprio le amicizie nella «mala» servirono al sardo per rassicurare il banchiere, che da tempo temeva per la sua Incolumità, e per convincerlo, finché rimase a Roma, a versargli direttamente almeno quattro miliardi (senza tener conto del 29 milioni di dollari poi ritrovati In Svizzera). Esistono però almeno due capitoli che sono rimasti ancora oscuri: 11 primo, riguarda quel «finanziamento» che Carboni (probabilmente, millantando) si fece consegnare da Calvi in cambio del silenzio di una grossa testata sulle vicende dell'Ambrosiano. Il se¬ condo, chiama in causa un'altra «soffiata» : quella che consenti a Calvi di conoscere con buon anticipo, nel maggio dello scorso anno, quanto il ministro del Tesoro avrebbe risposto alle numerose interpellanze sulle partecipazioni estere dell'Ambrosiano. A rispondere fu il sottosegretario Giuseppe Plsanu, proprio quello che poche settimane fa si è dimesso per le polemiche sul suoi rapporti con Carboni: sostiene che solo per un caso toccò a lui spiegare la posizione del ministero. Ma c'è anche un altro dato: quell'.antlclpazlone», a Calvi, costò oltre 500 milioni. A chi andò quel danaro? Protettori — E' il filone che, una volta approfondito, potrà consentire forse di saldare fra loro tutti gli altri elementi. Sulle frequentazioni di Carboni, sulle amicizie che vantava fra politici, editori, alti gra¬ di della massoneria, Inutile per 11 momento tornare. Più interessante è forse puntare l'attenzione su un personaggio determinato, ancora senza nome. Alcuni testimoni, lo ricordano a Trieste, nel primi giorni della fuga di Calvi: fu lui ad accompagnare su un aereo privato Evnesto Dlotallevl, fu lui quasi certamencie a procurar* un passaporto falso, ma molto probabilmente «fabbricato» In "n ufficio pubblico. Sempre lui — giovane, blonde, elegante — riappare secondo la testimonianza di una donna (Caterina Veronese, amica di Carboni) in molti di quegli «incontri» che al sardo servirono per assicurarsi l'appoggio di alcuni potenti. Ancora lui, si sarebbe occupato di seguire per molti mesi la partecipazione editoriale di Carboni alla «Nuova Sardegna». Giuseppe Zaccaria L '82 Lugano, agosto '82: Flavio Carboni, arrestato dalla polizia svizzera, viene portato dalla cella di si- 1 cure//a al Palazzo di Giustizia per i primi interrogatori. Sono con lui due avvocati (Tclcfoto)