Una proposta dal Veneto per gli istituti agrari di Sergio Miravalle

Una proposta dal Veneto per gli istituti agrari Riuniti a Padova i presidi della regione Una proposta dal Veneto per gli istituti agrari Suggerito per gli agrQtecnici un terzo anno di qualifica e poi un biennio professionale di approfondimento nel settore prescelto dal nostro inviato speciale PADOVA — -L'agricoltura si evolve e le nostre scuole devono seguirne il passo, altrimenti rischiamo di diventare inutili carrozzoni-. E' il parere dei presidi dei maggiori istituti professionali del Veneto, che si sono riuniti venerdì scorso a Padova. Un incontro stimolato dall'inchiesta avviata da La Stampa sull'istruzione tecnica e professionale agricola. Fulvio Cappellozza. preside dell'istituto di Padova: Remo Rigo, della scuola di Isola della Scala (Verona); Vittorio Coppola (Castelfranco Veneto); Gino Perin. Colle Umberto (Treviso); Antonio Lo Savio. Montagnana (Padova), si sono trovati d'accordo nell'indicare i mali che affliggono oggi l'istruzione professionale in agricoltura. -La riforma del '69 — hanno precisato — aggiunge al bien nio di qualifica un triennio sperimentale che porta al diploma di agrotecnico. Ma l'innesto ha attecchito male, perché i program mi sonodiversi e manca la continuità didattica'. Un esempio: nei primi due anni le ore di attività pratica coprono il 40% delle lezioni, mentre nel triennio successivo scendono a poco più del 15rr. -Cosi — lamentano i presidi — ai nostri studenti prima insegniamo i rudimenti delle l'arie specializzazioni agricole, poi chi vuole continuare si trova relegato in classe a studiare nozioni e materie spesso completamente nuove, senza attinenza con la pratica svolta.. Per evitare questo doppione con gli istituti tecnici per periti agrari, c'è chi chiede la creazione di un terzo anno di qualifica con un biennio professionale di ulteriore approfondimento, sempre nello stesso settore: ad esempio caseario, ortofrutticolo, cerealicolo. Questa proposta viene rilanciata con forza dai presidi del Veneto, che vedono anche in altri enti validi interlocutori. «Disponiamo di strutture e aziende agrarie e potremmo anche svolgere compiti di formazione professionale d'intesa con la Regione — precisa Vittorio Coppola, preside dell'istituto di Castelfranco Veneto che è frequentato da oltre mille studenti —, pur mantenendo la nostra prerogativa di scuole statali-. L'obiettivo e di aprire sempre più gli istituti alla realtà dell'agricoltura, svecchiare i programmi e formare gli agricoltori di domani. -Chi frequenta gli istituti professionali — conferma il prolessor Perin — non deve illudersi di uscirne con il colletto bianco. Il nostro compito è mostrare che l'agricoltore può lavorare meglio e con più resa, attuando anche quel minimo di sperimentazione che oggi ci è proibita per l'esiguità dei bilanci ministeriali e la rigidità di gestione cui siamo costretti-. La discussione sulla riforma dell'Istruzione secondaria rende lutto il problema di grande attualità. -Ma a Roma devono capire — concludono i presidi veneti — che ogni scuola ha le sue esigenze e la sua funzione. Non si creda che la logica d'insegnamento dei licei classici sia applicabile anche nei nostri istituti: il mais, la frutta, i pomodori non si possono spiegare restando in classe come se fossero l'Eneide o la Divina Commedia.. Sergio Miravalle

Persone citate: Antonio Lo Savio, Fulvio Cappellozza, Gino Perin, Perin, Vittorio Coppola