Uh br dissociato ai compagni ancora liberi «Arrendetevi, il nostro progetto è fallito »

Uh br dissociato ai compagni ancora Uberi «Arrendetevi, il nostro progetto è fallito » Oggi, al processo di Genova contro 21 terroristi, parleranno gli «irriducibili» Uh br dissociato ai compagni ancora Uberi «Arrendetevi, il nostro progetto è fallito » GENOVA — -Busso Annamaria vedova Esposito, Carrara Maria Silvia vedova Rossa», ha chiamato 11 presidente della. Corte d'Assise. Monteverde. E ancora: -Battaglini Franca e Alessandro, Gilforto Giuseppina vedova Tuttobene, colonnello Ramundo Luigi». Cosi sono passati davanti ai giudici, che processano ventuno brigatisti rossi accusati di sei omicidi, i familiari delle vittime o coloro che sfuggirono alla morte soltanto per una serie di circostanze fortuite e che dal criminale agguato ' furono irrimediabilmente segnati nel fisico come il colonnello Ramundo. il quale perse l'uso di un occhio. Sono passati dignitosi, chiusi nel loro dolore, hanno confermato, fatto brevi precisazioni, si sono allontanati. E alla loro vista la città ha provato gli stessi sentimenti dei giorni In cui Genova fu scossa dalla ferocia dei brigatisti: viva partecipazione al lutti, sgomento e orrore immensi per le azioni delittuose che li avevano cagionati. Con ogni probabilità oggi ascolteremo dai brigatisti «irriducibili» (militaristi o movimentisti che siano) l'ennesimo atroce e oltraggioso tentativo di giustificazione «politica» di simili atti, assieme a nuovi proclami di guerra e all' annuncio (possibile) di un'intesa raggiunta in carcere tra le due fazioni in cui si è spaccata la banda armata. Ieri abbiamo ascoltato le dichiarazioni di due imputati che affermano di aver ripudiato la lotta armata. Una dichiarazione era contenuta in una lettera letta dal presidente dell'Assise e firmata da Fulvia Miglietta, già leader brigatista della «colonna- genovese. La Miglietta ora sostiene di provare -un pentimento interiore radicale e totale». E per avvalorare una simile affermazione e comprovare che il suo pentimento è autentico, -classico», si potrebbe dire, perché attiene alla sfera etica, la detenuta ha unito allo scritto, che reca come titolo: -Soltanto l'amore potrà salvarmi dalla disperazione e dalla solitudine», un commento al salmo numero 88. La seconda dichiarazione è stata resa in aula da Adriano Duglio accusato di aver partecipato con Dura. Lo Bianco e Nicolotti all'assassinio del commissario Esposito, avvenuto nel luglio 1978. Un pentito. Duglio? «No — ha subito voluto precisare — non sono un "pentito", ma un dissociato. Mi sono assunto infatti le mie responsabilità, ma non ho denunciato nessuno». E per ribadire il concetto ha sostenuto con un affermazione, che può suscitare molte riserve: «Non sorto un pentito perché non ho commerciato carne umana». Ha spiegato che la sua decisione di dissociarsi risale al 1978. dopo il sequestro di Moro, e che precede dunque di ben due anni l'arresto. Ha precisato che decise di abbandonare le Brigate rosse perché si rendeva conto che il progetto e la pratica di lotta armata o sanguinaria avrebbe" finito con l'alienare al gruppo ogni simpatia e ogni consenso da parte della classe operaia. Azioni dimostrative, tipo Labate si. sangue no. Ha poi affermato: -Feci parte del commando che assalì Esposito perché costretto da Dura che mi aveva minacciato di morte. Svolsi comunque un ruolo secondario pensando oltretutto che il commissario sarebbe stato soltanto ferito». Dichiarazione quest'ultima che al pubblico ministero e all' accusa è apparsa poco convincente e molto contraddittoria. Duglio ha concluso con un invilo alle Br in libertà e allo Stato. Alle prime ha detto: «Arrendetevi perché il nostro progetto è fallito». Allo Stato ha chiesto provvedimenti -politici» che favoriscano le dissociazioni e non il ricorso al rimedio della legge sui pentiti. Ma che cosa sono i provvedimenti -politici» sollecitati se non l'adozione di un'amnistia generale, colpo di spugna che dovrebbe cancellare anni di sofferenze e di dolore? La richiesta, come ben si vede, è improponibile e aberrante. cl< gr.

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