Pci, l'operaio batte Cossutta

Pei, l'operaio batte Cossutta VERSO IL CONGRESSO DI MARZO: IL PARTITO E LA FABBRICA Pei, l'operaio batte Cossutta SAVONA: quando salta la mediazione del sindacato e il lavoratore si rivolge direttamente al partito TORINO: il centauro comunista stretto fra il governo della città e il richiamo della ciminiera ' DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SAVONA — C'è un sacco di gente, questa sera, alla Società di Mutuo Soccorso .Aurora». Chi si mette in colonna per entrare, passa tra un cartello con i prezzi del vino al bicchiere (Albana 250. Refosco 400), un invito alla scuola del «liscio», un avviso che ricorda al soci di visitare i compagni ammalati, e finalmente arriva davanti alla porta del Dancing Club. Ma questa sera non si balla. Qui dentro il pei di Savona ha riunito gli operai comunisti di tutta la provincia. Sul palco, c'è la batteria in un angolo, e al microfono l'operaio Merlone della Sanac di Vado. 'Poche parole, compagni. Vogliamo dirlo cosa abbiamo provato l'altra sera quando il telegiornale ha dato la notizia dell'accordo sulla scala mobile? Io lo dico: vergogna. Vergogna per aver dovuto ubbidire a Cisl e UH. Ma adesso basta. In fabbrica dobbiamo far capire a tutti che un accordo migliore non è stato possibile solo perché Cisl e UH sono due sindacati di corruzione e di corruttori'. Applausi e gente in piedi, mentre qualcuno accende dietro Merlone le luci della ribalta: verdi, rosse, gialle e blu. A un mese dall'inizio del congresso del partito, e a più di una settimana dall'intesa sulla scala mobile, il primo contatto tra pei e fabbrica provoca subito scintille. C'è in giro, tra la base operaia comunista, un clima elettrico che non si respirava da tempo. -Non c'è dubbio — diagnostica Giancarlo Berruti. responsabile della commissione operaia del pei savonese — le lotte sulla scala mobile hanno riportato il pei in fabbrica in prima persona, e la nostra gente ha tirato un bel sospiro di sollievo. Dopo il periodo grigio del compromesso storico e della solidarietà nazionale, questo ritorno in fabbrica è insto come un recupero di identità del partito. La gente sa di nuovo con certezza che cos'è il pei. E intanto, fatica a capire che cos'è il sindacato-. Il primo effetto di questo nuovo clima, infatti, è il muso duro dei comunisti nei confronti del sindacato, un misto di delusione e di rabbia che si scatena contro i partners della Cgil. «Dobbiamo sreg/iarci — invita all'assemblea di Savona il compagno Paggi — dobbiamo mettere sul tavolo tutto il contenzioso accumulato con Cisl e UH, dobbiamo spiegare agli operai quel che hanno fatto in questi due anni Benvenuto, Marianetti e compagnia bella-. ••Attenti, — ammonisce il segretario provinciale della Firn savonese. Marcozzi — se vogliamo l'alternativa, l'unità sindacale è uno strumento indispensabile. Guai se pensassimo che divisi saremmo più forti-. «Si, ma io alla Piaggio ho visto piangere i compagni con i capelli bianchi —racconta al microfono l'operaio Ballarino —. Hanno capito che ormai mezza confederazione deve combattere contro due confederazioni e mezza. Allora io per prima cosa chiedo che vengano riviste le cose dentro la Cgil. Bisogna contare per quel che si pesa, in democrazia due più due fa quattro. Basta con questa storia per cui ci vogliono cinque operai comunisti per farne uno della UH-. Inseguita da chi sogna rivincite, temuta da chi guarda al di là dell'interesse immediato di partito, all'ombra delle lotte cresce in fabbrica la prima grossa novità di questa stagione congressuale comunista: è l'erosione dell'intercapedine sindacale, la fine della mediazione confederale, il ricorso da parte della base operaia del pei al partito come rappresentante diretto, immediato, -puro e duro-; con il travaso nella direzione opposta — e anche questa volta senza la mediazione sindacale — delle parole d'ordine dell'opposizione comunista dentro la protesta operaia. Come si può definire tutto questo? Spinga movimentista? Rilancio dell'opposizione? Ritorno all'operaismo come misura di tutto? Comunque sia. non è una cosa da poco, a un mese dal congresso. E se dai cantieri di Savona allarghiamo lo sguardo al Piemonte, ci accorgiamo che questo richiamo della fabbrica, oggi, è un dato comune a tutto il Nord del pei. E non basta: si osserva il caso di Torino, si scopre che questa nuova influenza reciproca tra la fabbrica e il pei non si traduce solo in linea di condotta, ma può diventare linea politica. Mentre le sezioni discutono e votano, dunque, quel che sta succedendo tra la fabbrica e il pei sposta silenziosamente la piattaforma congressuale del partito? Per i dirigenti comunisti è difficile ammetterlo, ma in pratica è cosi. Intanto il faccia a faccia tra pei e protesta operaia ha spazzato via la speranza dell'ala cossuttiana di far leva sull'operaismo per poi saldarlo al filosovietismo. In tutti e sei t congressi delle sezioni di Mirafiori, non c'è stato un compagno che abbia presentato gli emendamenti di Cossutta sull'Urss — dice Piero Fassino, responsabile della commissione fabbrica per il pei torinese —. Altro che 'strappo": la gente ha altri problemi, parla del governo, del sindacato, dell'alternativa, che ormai ha tempi molto più stretti di quel che noi stessi potessimo pensare. Per questo dobbiamo muoverci, raccogliere la spinta di queste lotte, darle uno sfogo politico. Lo spazio c'è. Perché se è l'ero che il sindacato deve essere autonomo, oggi più che mai autonomi vogliamo esserlo anche noi. Cosa vuol dire? Semplice: che non deleghiamo più a Lama il rapporto con le masse. La pari dignità, se c'è, deve valere per tutti; per Benvenuto, ma anche per Berlinguer-. -Non c'è dubbio — aggiunge Renzo Gianotti, segretario del partito a Torino —, la crisi e le difficoltà de! sindacato aprono spazi enormi a noi. Certo, il rischio dì cadere nel settarismo e nell'operaismo c'è. Dobbiamo ricordarci sempre che recuperare la fabbrica è giusto, rinchiuderci dietro i suoi cancelli è sbagliato-. E inlatti, se una parte del pei preme per tornare in fabbrica, un'altra parte cliilida di questa nuova vocazione movimentista. A Torino, le dà voce Saverio Vertone. direttore di «Nuova società, una rivista di proprietà del pei. -Lo so benissimo.— spiega Vertone — oggi a Torino il pei sembra più a sinistra di prima, più duro e incazzato, ma in realtà non è cosi. Dalla vertenza Fiat in poi, il partito ha maturato una diffidenza profonda verso la cultura sindacale e i suoi eccessi sgangherati. Oggi ci può essere la tentazione di ricadere in braccio at vecchi demoni del massimalismo e del¬ la demagogia. Ma ormai, credo die il pei si sia svincolato dalle antiche soggezioni al sindacato, che a Torino in certi momenti facevano funzionare al contrarlo la cinghia di trasmissione. Oggi il partito sa che il sindacato non può più essere portatore della conflittualità permanente, ma deve accettare l'eresia della politica dei redditi. I capi non lo ammetteranno mai, ma è cosi: il sindacato non può essere la variabile indipendente di un sistema che ha bisogno di conoscere tutte le sue variabili.. Una posizione che fa a pugni con quella di una gran fetta del partito, e di tutta la Cgil. Come possono convivere, queste due linee? -Convivono perché la politica del pei davanti alla crisi è ancora incerta — ammette Fausto Bertinotti, segretario della Cgil piemontese —. L'istinto e le radici di classe bastano quando il pei è sulla difensiva. Quando invece deve mettere a fuoco il suo progetto, le insufficienze aprono il varco all'illusione di poter co-governare la crisi. Il pei, insomma, deve ancora scegliere-. E' un invito a Enrico Berlinguer, che» tra qualche giorno verrà qui. a chiudere il congresso di Torino. Parlerà al pel della fabbrica, o al pei che governa città e regione? Le due anime del centauro comunista di Torino aspettano. Ma una è già delusa. -Berlinguer — dice Vertone — ha dato prova di due vizi generalmente incompatibili, la testardaggine e la volubilità. Non credo sia oggi il segretario più adatto al pei; dirige il partito sulla base di rimorsi e sensi di colpa, come un tesoriere che deve restituire il patrimonio intatto alla fine del mandato. Anche la parabola dei talenti dice che questo non basta-. Vertone non conta niente, ribattono in federazione. Sarà. sarà. Ma intanto, guarda un po' cosa salta fuori quando le acque si muovono, e si riaccende quella famosa scintilla, tra il pei e la fabbrica... Ezio Mauro Quanto conta l'operaio nel pei Iscrìtti 1982 per professione (In %) Operai 40,1 rc Colt.direttl 2,4 <rr Fensionati 18,6'j Insegnanti 1,7% Casalinghe 7,1% Lav. adorn. 1,1% Artigiani 5,5% Student! 1 % Impiegati 3,9% Pice, imprend. 1 % Braccianti 3,7% Professionisti 0,9% Imp. tecnici 3,4% Mezzadri 0,3% Commercianti 2,7% Altrl 6,6%