Caccia allo straniero in Nigeria Sulle strade si comincia a morire

Caccia allo straniero in Nigeria Sulle strade si comincia a morire Continua il tragico esodo degli immigrati deciso dal governo di Lagos Caccia allo straniero in Nigeria Sulle strade si comincia a morire Le organizzazioni umanitarie parlano di 30 morti per fame, sete, e anche violenze della popolazione locale - Esose richieste degli autisti per portare i profughi oltre frontiera - Tre milioni di persone espulse? LAGOS — L'esodo del lavoratori stranieri imposto dal governo nigeriano Incomincia a fare vittime. L'alto commissariato dell'Onu por i profughi ha affermato che almeno dieci persone sono morte di fame e di stenti: «Sono crollate esauste — ha detto il portavoce — dopo aver marciato attraverso la Nigeria e il Benln. Erano già denutrite quando si sono messe in cammino». Funzionari della Croce Rossa francese parlano di almeno 30 vittime In tutta la Nigeria è in corso una caccia allo straniero; la polizia, dicono voci non confermate, si fa aiutare da bande di teppisti. Sulle banchine del porti vi sono ancora migliaia di persone affamate, le navi Inviate per prenderli a bordo vengono prese d'assalto. Sono rimasti 1 più poveri, quelli che non possono pagare la tariffa — anche 100 mila lire — chiesta dagli autisti di camion nigeriani per il viaggio sino alla frontiera. Pattuglie di soldati perquisiscono alberghi e ristoranti in tutto il Paese per controllare la nazionalità del personale, benché 11 Presidente abbia dichiarato che chi ha un lavoro fisso in aziende di interesse pubblico può restare nel Paese. La Nigeria è percorsa da un'ondata di xenofobia: chi tenta di nascondersi viene denunciato. Secondo Accra, gli immigrati espulsi sono tre milioni e non due, come si era detto sinora. La prima cifra fornita riguarderebbe solo 1 cittadini ghanlanl; soltanto quelli del Ciad cacciati da Lagos sarebbero 750 mila. NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE AFLAO L'ondata dei lavoratori stranieri espulsi dalla Nigeria sembra ora esaurirsi a questo posto di frontiera fra Togo e Ghana con l'arrivo di un veicolo ogni due o tre minuti —càmion, ma soprattutto minibus e taxi. Sul territorio del Togo, l'esodo pare svolgersi nell'ordine; un servizio di sicurezta ormai ridotto sorveglia l'andirivieni dei tra- sportatori. Ma in Gitana decine di miglia di persone sono ancora accalcate, quasi sempre per mancanza di mezzi di trasporto. Questo Paese è stato travolto dall'arrivo, concentrato in tre giorni, di una folla che non si può calcolare, forse mezzo milione. Una folla in .condizioni drammatiche, secondo molte testimonianze che però è impossibile verificare, perché la frontiera del Ghana è ancora chiusa agli stranieri, esclusi gli addetti ai soccorsi. Un ladro sarebbe stato linciato, donne avrebbero partorito senza la minima assistenza sul ciglio della strada. La grande ondata degli espulsi è passata attraverso il Togo tra sabato e domenica; la polizia di questo Paese ha contato circa 7 mila 600 veico¬ li, minesitl'ochzare stiprti dapetalorpastrfrovi citso spNl'usit li, 4 mila dei quali erano camion. Il flusso è diminuito lunedi, giorno in cui sono transitati in inedia cento veicoli l'ora. Generalmente i togolesi, che erano riusciti ad organizzarsi, sono riusciti a incanalare i profughi sulla strada costiera, lunga circa 60 km. I problemi maggiori ci sono stati all'inizio, con la grande ondata; venti-venticinquemila persone che non hanno aspettato i mezzi di trasporto messi loro a disposizione e che sono partite a piedi. Lamé è sulla strada, subito prima della frontiera con il Ghana, e così vi sono state infiltrazioni in città. Le autorità hanno deciso una retata per evitare un'esplosione di violenza. Nel dramma, il Togo sembra l'unico Paese die controlla la situazione. Il presidente nige¬ rccsgPlihèdrdmtnlc riano Shagari ha ostentato un certo disprezzo per il dramma creato ai suoi vicini con l'espulsione sema preavviso degli immigrati illegali nel suo Paese, eclissandosi per una lunga visita nel subcontinente indiano. Il generale Eyadema ha invece capito prima degli altri interessati la portata della catastrofe. Subito, dopo aver chiuso la frontiera con il Benin, dove gli espulsi sono rimasti bloccati, ha cercato di convincere il capo dello Stato di quel Paese, Kerekou, presidente del Mercato comune regionale Cedeao, a non convocare un vertice dell'organizzazione, sapendo che la Nigeria non avrebbe partecipato e che comunque il Ghana era stato il primo a contravvenire alla libera circolazione dei beni e delle persone con la decisione di chiudere le frontiere, il 21 settembre scorso, per motivi economici. Poi, preparandosi all'inevitabile transito dei ghaniani, la maggioranza degli espulsi, attraverso il suo territorio, il Togo ha esercitato forti pressioni sul Ghana perché aprisse il confine. Durante la visita di venerdì scorso a Lamé, il ministro dell'Interno del Ghana si sarebbe addirittura impegnato a dimettersi se il capitano d'aviazione Rawlings non avesse ceduto. E alla fine Accra si è piegata. Allarme rosso nel Togo, dunque; e il Benin ha avuto la misura della sua impotenza nei confronti della Nigeria. Ma la situazione più preoccupante oggi è quella del Ghana. Impossibile dire quale impatto avrà un simile afflusso di gente in miseria. La Nigeria sarà probabilmente la prossima vittima di un provvedimento di -bonifica-, come è stato presentato, e sul momento forse anche popolare. Il gigante dell'Africa Nera perde prestigio, ma non solo. Simili espulsioni di massa si sono sempre ritorte contro chi le ha decise. L'economia già inceppata subirà inevitabilmente le conseguenze dell'esodo di questi immigrati che negli Anni Settanta hanno preso il posto dei nigeriani arricchitisi con il boom petrolifero. Jean-Claude Pomonti Copyright ( 1 A' Mondi* v per l'Italia «La Stampa» 5 Iftf-' / f Milla Condii (frontiera Benin-Togo). Contìnua l'odissea di cittadini del Ghana espulsi dalla Nigeria. Con ogni mezzo cercano di lasciare il Paese per ritornare in una patria che non li vuole (Tel.)

Persone citate: Eyadema, Kerekou, Milla Condii, Rawlings