Grandi: sono tutte false le accuse di Di Donna

Grandi: sono tutte false Se accuse eli Pi Panna Intervista all'ex presidente dell'Eni Grandi: sono tutte false Se accuse eli Pi Panna MILANO — «Non ho mai bloccato alcuna iniziativa presa da Leonardo Di Donna per indagare sulle società estere dell'Eni invischiate nell'affare Enl-Petromin. Anzi, non mi risulta neppure die Di Donna abbia mai dato vita ad un'iniziativa del genere. Le società estere sono state sempre un tabù per quanti si sono succeduti alla presidenza dell'Eni in questi ultimi anni. Sono stato io il primo a volerci mettere mano e cosi mi hanno sbattuto fuori, come lei può ben ricordare-. Alberto Grandi, ex presidente dell'Eni, respinge in questo modo le accuse ventilate da Di Donna in una lettera inviata nei giorni scorsi a Giulio Andreotti. Scrive infatti Di Donna: -A verifica iniziata l'ingegner Grandi anche su parere della struttura finanziaria dell'ente, revocò tale mia disposizione-. Insomma, stando a Di Donna. Grandi bloccò chi voleva far luce sulla vicenda Eni-Petromin. mentre Grandi afferma di non essere neppure stato messo al corrente di quanto avveniva. -Quando arrivai all'Eni nel marzo del 1980 — prosegue Grandi — l'affare Eni-Petromin per me era chiuso: l'ex presidente Giorgio Mozzanti era saltato, si era appurato che le tangenti erano andate al mediatore Parviz Mina, io dovevo soltanto cercare di riallacciare i rapporti con Zaki Yamani per riavere il petrolio saudita a basso prezzo e mettere in ordine le finanziarie estere dell'Eni, onde evitare che si ripetesse una vicenda come quella Eni-Pctromin. Quello era stato un campanello d'allarme: bisognava controllare in qualche modo ciò che l'Eni faceva e disfaceva oltre frontiera-. Nell'estate-autunno 1980. infatti, lo scandalo Eni-Petromin si era momentaneamente acquietato, e la commissione inquirente, presieduta dal socialdemocratico Reggiani, non aveva fatto passi avanti. -In quel periodo — ricorda Grand1 — ebbi contatti con Reggiani e con il professor Broggini dell'Università Cattolica di Milano, un esperto di diritto internazionale consulente dell'Eni. La commissione inquirente aveva fatto ri- chiesta di poter esaminare alcune pratiche riguardanti società estere dell'Eni: si presentavano problemi di diritto internazionale piuttosto complessi, al punto che i nostri funzionari mandati ad investigare correvano il rischio di l'enire arrestati all'estero-. Nella primavera del 1981 la vicenda riesplode perché tra le carte di Licio Gelli sequestrate a Villa Wanda ci sono documenti che aprono inquietanti interrogativi sul dossier Enl-Petromin. -Nel settembre di quell'anno — prosegue ancora Grandi — ho chiamato a lavorare per noi l'esperto Lugli e, d'accordo con il collegio sindacale, ho tolto i poteri al responsabile delle attività finanziarie del gruppo, Fiorini. Ho quindi stabilito che chi aveva all'interno dell'Eni responsabilità nella capogruppo non ne jmtesse avere anche nelle società operative. Tutto questo risulta dai verbali della giunta. Non capisco perché Di Donna mi accusi di fatti non veri-. E della Foradop. che cosa ci può dire? -Mai sentita... Gianfranco Modolo

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