Il pm chiede l'ergastolo per Liggio «Fece uccidere il giudice Terranova» di Giuseppe Zaccaria

Il pm chiede l'ergastolo per Liggio «Fece uccidere il giudice Terranova» Il processo a Reggio Calabria: il boss sorride e scuote la testa durante la requisitoria Il pm chiede l'ergastolo per Liggio «Fece uccidere il giudice Terranova» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE REGGIO CALABRIA — Ergastolo: per Luciano Liggio l'ennesima richiesta di condanna è arrivata, puntuale, ieri mattina. Anche se non ci sono prove, secondo il pm. Giuseppe Carbone, tutti gli indizi concorrono a indicare nella vecchia «Primula di Corlcone» l'artefice degli omicidi del giudice Cesare Terranova e del suo autista Lenin Mancuso. trucidati tre anni e mezzo fa in una via di Palermo. La requisitoria è durata quasi tre ore. Solo, nella grande gabbia degli imputati, lo stanco «boss» aveva trascorso buona parte del tempo a sonnecchiare : poi, alle richieste, si è rivolto verso il suo difensore per sorridere e scuotere la testa. All'inizio del processo aveva beffardamente offerto 5 milioni a chiunque avesse portato una sola prova contro di lui: qualcuno, forse, si era fatto avanti? :.Nci processi di mafia — aveva appena ricordaio il pm, citando parole dello stesso Terranova — la ricerca di prove è quanto mai ardita: la qitalità di mafioso dev'essere ricostruita attraverso gli indizi, collocati nel loro ordine logico Ma il problema è che a Liggio la qualità di mafioso nessuno l'ha mai negata: la vera questione, in questo processo. 6 sempre stata quella di individuare il momento in cui le rivalità si sono tradotte in comportamenti, le ipotesi in fatti. Sulla responsabilità di Liggio {-senza il suo ordine, o la sua approvazione, mai gli uomini del suo clan avrebbero compiuto un'azione cosi clamorosa-) esiste una specie di certezza morale: difficile perù dire quanto questa convinzione potrà, domani, influire sulla decisione dei giudici. Liggio odiava Terranova, questo è certo, lo considerava un nemico personale. Con altrettanta certezza, il ritorno di Terranova all'attività giudiziaria doiio la parentesi politica aveva provocato a Palermo più di un allarme: apprestandosi ad assumere la guida dell'ufficio istruzione, il giudice avrebbe ripreso la guerra ai mafiosi, riesaminato vecchi processi, riaperto le indagini su omicidi mai chiariti. Ma le prove? Secondo il pm, possono essere sostituite da un esame analitico delle circostanze -logiche, psicologiche, cronologiche- che accompagnarono la morte di Terranova e del mareciallo Mancuso. L'antico odio di Liggio aveva avuto motivo di rinfocolarsi pochi mesi prima dell'agguato: dai giornali, il vecchio «boss» aveva appreso che Terranova aveva avuto un ruolo, sia pure marginale, anche' nella sua cattura, avvenuta nel '74 a Milano. Apprendeva che Terranova, uomo coraggioso, sapeva benissimo di essere minacciato ma continuava per la sua strada, lanciando giudizi sprezzanti. Una vendetta, dunque? Certamente, risponde il pm, ma non per questo un delitto isolato. La polemica del dottor Carbone con tutti quelli che hanno attaccato l'Istruttoria (compresa la vedova di Terranova, che qualche settimana fa aveva clamorosamente ritirato la sua costituzione di parte civile) è stata evidente. Qualcuno, ha detto il pm, preoccupato di difendere l'Inchiesta, «Ito cercato di sollevare polverone, dimenticando clic la gùistizia non è teatro, spettacolo, tribuna elettorale. Si è parlato di dc'itto politico, ordinato du personaggi potentissimi, innominati. Ma che significa, chi sono questi personaggi, chi ha iato la pur minima indicazione per dare corpo alle ombre?-. La figura di Liggio, dice il dottor Carbone, -non ce la siamo inventata noi-. Era emersa subito dopo il delitto dalle dichiarazioni dei iamiliarl delle vittime, dai rapporti di carabinieri e polizia: e oggi e stupido parlare di una ricostruzione fragile, di una pista sbagliata. Gli elementi per avvalorare questa ricostruzione, afferma Carbone, ci sono tutti. Sulla profonda avversione di Liggio verso il magistrato, inutile tornare; particolare valore mantiene invece la -confidenza- fatta nel '78 ai carabinieri da un altro boss mafioso, Giuseppe Di Cristina. Lui racconta che Liggio vuol fare ammazzare Terranova, i carabinieri avvertono subito il magistrato: ma perché un malioso si decide ti parlare? «Lo fa — risponde il pm — perché teme per la sua iHta. perché sa che gli amici di Liggio l'ogliono climiliare anche lui-. Chiese protezione, insomma: morirà poco dopo, precedendo Terranova solo di qualche mese. L'odio, gli Interessi, gli avvenimenti, il particolare rilievo che in quel momento nella Sicilia occidentale aveva assumo il clan di Corleone dei vari Reina, Provenzano, Ba garella: sono questi gli clementi, uniti allo stesso sprez zante atteggiamento tenuto in aula dall'imputato, che concorrono, dice il pm, a con eludere per la colpevolezza di Liggio, e dunque per l'ergastolo. Purtroppo, a scorrere il certificato penale di Luciano Leggio detto Liggio — dicci pagine lille di annotazioni, processi per omicidio con re lativa richiesta di condanna se ne ritrovano almeno una quindicina. Dal 18 marzo del '48 (assassinio di Leoluca Pi raino) la serie è praticamente Ininterrotta: Placido Rlzzotto. Calogero Camajanni, Michele Navarro, Giovanni Russo, Marco e Giovanni Marino, Pietro Maiurl, Salvatore Provenzano, Vincenzo Cortimiglia, Francesco Strcva, Biagio Pomilla, Antonino Pirno, Claudio Splendido.... L'elenco delle vittime attribuite alla «Primula., è lunghissimo. Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Corleone, Milano, Palermo, Reggio Calabria, Sicilia, Terranova