Ardua missione per Shultz in Oriente tra «asiamissili» e flirt russo-cinese di Vittorio Zucconi

Ardua missione per Sfinite in Oriente tra «asiamissili» e flirt russo-cinese Ardua missione per Sfinite in Oriente tra «asiamissili» e flirt russo-cinese Il Giappone teme di vedersi puntati contro gli «SS 20» allontanati dal teatro europeo - A Pechino «un enigma avvolto nel mistero»: fino a che punto si spingerà la «normalizzazione» con l'Urss? ■ Il dossier commerciale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — In una -campagna diplomatica d'inverno* che ha sapori persino drammatici, l'America di Reagan muove gli uomini più rappresentativi su tutto 11 quadrante dei suoi interessi di potenza e, mentre George Bush fa l'esordio a Berlino, George Schultz comincia da Tokyo un periplo delle capitali d'Asia, -alla scoperta del segreto cinese*. E da questo -fronte orientale* è arrivato subito un invito alla durezza, che non sembra fatto per rendere più facili le cose sul -fronte occidentale*. Il premier nipponico Nakasone ha chiesto ieri sera a Shultz di -mantenere l'opzione zero* come obiettivo negoziale concreto nelle trattative sugli euromissili. Al cruciale alleato giapponese non piacciono le -soluzioni intermedie* coltivate invece dagli al- leati europei dell'America, e il perché si comprende facilmente: dopo che Mosca ha fatto capire che potrebbe spostare gli .SS 20» eccedenti -oltre gli Vralu, l'Asia, e soprattutto il Giappone alleato degli Usa, temono di essere chiamati a fare le spese delle -soluzioni europee*. Vedendosi puntati contro i missili allontanati dal .teatro» occidentale. E' dunque una complicazione in più per questa missione di Shultz in Asia che già si annunciava sotto il segno della massima delicatezza. Il segretario di Stato era sbarcato a Tokyo prima di proseguire, domani, per Pechino (visiterà poi anche Hong Kong e la Corea del Sud) soprattutto per -continuare il dialogo già aperto a Washijigton dagli incontri fra il presidente Reagan e il primo ministro Nakasone* (ha detto all'arrivo) e per ribadire, prima di volare in Cina, la -primogenitura* del rapporto con 1 giapponesi nel quadro delle relazioni asiatiche di Washington. Ma questo -prologo* giapponese si sta rivelando meno protocollare del previsto. E un auspicio preoccupante di quel che l'attende con Deng nella . ci Uà proibita-. Se infatti gli americani sperano di poter comunque convincere i giapponesi a Ingoiare le soluzioni che i più inquieti alleati europei vorranno per gli «euromissili», a Pechino egli è atteso da quel che Churchill avrebbe definito -un enigma avvolto nel mistero*. La sua sarà la prima visita ufficiale di un personaggio americano importante nella Cina che ha decretato la -normalizzazione- con l'Urss (al congresso dello scorso settembre), ma che ha successivamente inviato più di un se¬ gnale contraddittorio alle superpotenze. Dopo l'inconcludente viaggio dì George Bush, la primavera scorsa nel pieno della polemica su Taiwan, e la nuova linea diplomatica sancita al XII congresso del pcc. Deng ha alternato gesti di apertura verso Mosca a dichiarazioni antisovictlche di vecchio stampo, sull'Afghanistan, l'Indocina, la questione delle truppe russe ammassate alla frontiera, mentre ha quasi completamente lasciato cadere la polemica con Washington sul destino futuro di Taiwan. La missione Shultz a Pechino — scoprire quali sono la profondità e la latitudine del -Ravvicinamento* con Mosca — e dunque di per sé difficilissima. E' certo resa ancora più delicata dal fatto che egli dovrà, a bassa voce, confessare ai cinesi che -l'opzione zero* non è un obiettivo negoziale realistico. 11 problema è sempre sapere come i cinesi reagiranno all'ipotesi che 11 risultato delle trattive di Ginevra sia semplicemente di cambiare nome e obiettivo a un centinaio di .SS 20», trasformandoli da .euromissili» in «asiamissili». Ne uscirà rafforzata la loro strategia di progressivo sganciamento da Washington e di riaccostamento a Mosca per ridurre almeno un poco la pressione militare dei russi sulla Cina? O ne trarranno spunto per riaffermare la loro profonda convinzione che col; sovietici occorre sempre guardare ai fatti e mai fidarsli delle parole? I presagi non sono buoni per Schultz. Proprio nei giorni scorsi Pechino ha lanciato la propria versione dell'ormai universale -guerra commerciale* dichiarando una sorta di embargo contro le importazioni Usa per rappresaglia contro le difficoltà frapposte in America ai tessili cinesi e soprattutto alle vendite di tecnologi:! americana ai cinesi. La disputa è importante anche sul piano commerciale, perché l'interscambio Usa-Cina Popolare è ormai passato dai modesti 8 miliardi di lire nel '71 a un roousto totale di 7000 miliardi lo scorso anno. Ma il fatto che Pechino ab¬ bia deciso di far scoppiare il bubbone proprio alla vigilia dell'arrivo di Shultz è vistosamente politico. Può essere soltanto un modo molto ruvido per segnalare il proprio malcontento. Ma Shultz teme che sia invece un modo molto cinese per deragliare a priori il treno dei colloqui, impantanandolo in una discussione sui filati di seta e i maiali congelati. Vittorio Zucconi