C'è Strindberg in questo Pirandello

C'è Strindberg in questo Pirandello A Milano «La ragione degli altri», una magnifica regìa di Massimo Castri C'è Strindberg in questo Pirandello Ottimi anche i quattro protagonisti che ai dilaniano in un cupo interno domestico DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MILANO — Un tavolo da pranzo sotto la luce radente di una lampada, sedie, bianche stoviglie, una finestra sul fondo, una porta semiaperta d'angolo, da cui filtra un tenue spiraglio di luce; e poi ancora un tavolo, sedie, stoviglie, una finestra, una porla socchiusa; e cosi via. per sci sequenze Ininterrotte, ina solo con lievi spostamenti, sovvertimenti trascurabili in un campo geometrico Immutabile, un'ora e dieci di spettacolo, non un minuto di più. trecento spettatori come voyeurs, affisi con cruda Indiscretezza su queir interno domestico crudamente scoperchiato: vi sto riferendo de La ragione degli altri di Pirandello, in scena dall'altra sere al Teatro del Filodrammatici, regia di Massimo Castri, In collaborazione con Nanni Caretta. E' 11 quarto spettacolo da Pirandello dell'intelligente, anticonformista regista fiorentino dopo Vestire gli ignudi. La vita che ti diedi. Cosi è (se vi pare) proposti tulli a Torino nelle passale stagioni nel cartellone dello Stabile dal Teatro di Brescia — ed e del quattro con ogni probabilità. Il più spoglio ed esscnzla le. il suo più bello. Chi segue le vicende del nostro teatro sa come Caslri lavora: non si limita a prospettare Pirandello In una chiave interpretativa nuova, ma incide, diciamo cosi, li testo originarlo per cavarne fuori 11 •testo secondo-, li suo nocciolo segreto, nascosto sotto la scorza ruvida delle convenzioni teatrali, sotto l'ossequio di Pirandello slesso al vezzi della propria retorica: e su quel -testo secondo-, su quel disseccato e levigalo osso di seppia, costruisce poi, per ritmi spedili, per cesure severe, il suo spettacolo. Codesta spoliazione del «testo primo» da tutti gli orpelli (ridondanze stilistiche, concessioni romanzesche, effetti melodrammatici) a Caslri riesce meglio quanto più quel testo sia, se non mediocre, di medio livello e tòno: e quesla Ragione degli altri, commedia degli esordi o quasi (la prima stesura ò del 1899). e d'una palese medlctà. storia di un uomo, Leonardo Ardimi, diviso ira due amori, la moglie sterile Livia che ha abbandonato per un'altra e la figlia che da quell'altra, da Elena, l'aduliera feconda, ha avuto: c della lalicosa ricomposizione di una famiglia perche- la ragione degli altri cosi vuole, con l'uomo che si «riaccasa-, torna con quella bimba presso una moglie-madre che madre non è. Eliminata del lutto la cornice (Il primo atto si svolge nella redazione di un giornale, dove Leonardo «tacchinacomc critico d'arte), eliminata la figura fisica della bambina, con tutte le sfumature di patetismo che la sua presenza avrebbe comportalo. Caslri accentra il dibattito tre quattro personaggi, Leonardo, le due donne, Il suocero di lut. che 6 II portavoce, nella sua provinciale rudezza, della •ragione- appunto della colI.-unita • Ma in questo torvo, aspro dibattilo, secondo Castri, non ha regione nessuno: In quelle esasperanti dispute Intorno all'epicentro della vita domestica, il tavolo •buono-, ognuno difende a testa bassa se stesso (e le due coppie, i maschi e le femmine, si assomigliano In modo Inquietante, sono vestili allo stesso modo. In abiti azzurro cupo, di rigido taglio ottocentesco): ognuno esalta, nelle accese perorazioni, il proprio meschino tornaconto, ben protetto da una spessa coltre d'Ipocrisia. Pare un Pirandello rivisitato attraverso lo Strindberg del drammi da camera: e slrlndbcrghiana nel toni rauchi e soffocali e. In qualche modo, la recitazione del quattro ottimi interpreti, ira cui spicca la Livia di Nicoletta Languasco. d'una conlrollallsslma. Imperiosa secchezza, di una aridità stremata; assai ben assecondata dalla Goel, una Elena scopertamente passionale, dal Sangermano. un Arcianl come spezzato su se slesso, e dall'attonito suocero del Bondlnl. Applausi vigorosi, dopo il prevedibile (con Castri) smarrimento iniziale. Guido Davlco Bonino

Luoghi citati: Milano, Torino