La Nigeria alla resa dei conti

La Nigeria alla resa dei conti L'ondata xenofoba di questi giorni è solo un sintomo del malessere economico in cui si dibatte il Paese La Nigeria alla resa dei conti Finché il petrolio «tirava», c'erano i mezzi per massicci investimenti e il Gigante nero sembrava conoscere un boom senza precedenti - Il crollo delia domanda ha bloccato il meccanismo dello sviluppo - L'«ordine di partenza» dato dal presidente interessa la manodopera straniera, oltre due milioni di persone L'ondata di (olila xenofoba esplosa In Nigeria è l'effetto forse più vistoso del malessere economico die sta dilagando anche In Africa dopo aver azzoppato quasi tutto l'Occidente. Perche dietro l'ordine di espulsione di oltre due milioni di Immigrati illegali dal Ghana, decretato a sorpresa dalle autorità di Lagos, si nasconde un messaggio assai preciso, da non confondere con l'impatto emotivo suscilato dal caso singolare di razzismo alla rovescia, non negri cioè contro bianchi o viceversa, ma negri contro negri. Il -gigante del Continente Nero- (un africano su cinque e nigeriano) giunge infatti alla resa dei conti e deve pagare il prezzo, durissimo in termini sociali, dello sviluppo forsennato che era slato ancorato al mito del petrolio. Finché I voluminosi introiti guadagnali con l'estrazione del greggio avevano •tirato», il volano dell'emancipazione poteva girare nella direzione giusta: c'erano I mezzi per massicci Investimenti, da cui i ripetuti invili, subito accolti, alla lec- noioiiia straniera; 1 fondi destinati alla costruzione di faraoniche Infrastrutture sembravano inesauribili; insomma un boom senza precedenti per II Paese arrivato all'indipendenza da appena due decenni. Poi il crollo della domanda sul mercati mondiali, le beghe all'Interno all'Opec—l'ultima è dell'altro ieri con il fallimento de! vertice di Ginevra convocato dalle nazioni produttrici di petrolio — il buco aperto nel disavanzo pubblico dal calo della produzione, scesa da 2.3 milioni di barili al giorno a una quota di poco supcriore al milione, hanno bloccato il meccanismo. Ed ecco 11 momento amaro della verità. Semichiusi 1 rubinetti da cui colava copioso l'-oro nero», la Nigeria si è vista costretta a tirare precipitosamente I remi In barca: basta con I sogni di gloria, addio al traguardo del benessere per 1 suol 90 milioni di abitanti, priorità assoluta alle spese essenziali. In questo rigido quadro di austerità rientra appunto l'azione ordinata nel confronti della manodopera di colore straniera, in massima parte clandestina. Per eseguirlo il presidente Shehu Shagari ha dovuto sparare nel mucchio, colpendo senza pietà quanti erano riusciti ad entrare di soppiatto nella Federazione, sulla scia dell'attrazione esercitata negli anni passali dalla richiesta di braccia nell'edilizia, nelle grandi opere stradali, nella costruzione di sterminali tronchi ferroviari. L'ordine di partenza. Impartito lunedi scorso dal ministro degli Interni Alhaji Ali Babà, e che scadrà a fine settimana; riguarda principalmente I lavoranti del Ghana, circa due milioni di uomini di ogni età, e in seconda battuta due-trecento mila clandestini provenienti da Camerini, Nlger, Benin, Togo, Alto Volta e Ciad. Il ministro aveva giustificalo l'espulsione Imputandola alle manovre svolte da numerose etnie straniere, specie musulmane, nel retroscena del disordini religiosi scoppiati mesi fa In tre grandi città del Nord — Kano, Raduna, e Maldugurl — In cui morirono 4M persone. In realtà si tratta di una scusa piuttosto speciosa In modo da celare il regolamento di vecchi conti, in primo luogo l'odio atavico contro 11 Ghana (nel 190911 regime di Accra aveva deportato decine di migliala di nigeriani con motivazioni abba¬ stanza identiche) eaoprallulto il tentativo di arginare la crescente disoccupazione. Patio sta che 11 segnale del governo ha scatenato nel giro di pochi giorni una violenta ventala di xenofobia alimentata persino dalla stampa vicina al potere, come dimostra l'esempio (ornilo dall'autorevole quotidiano della capitale Daily Times il quale ha invitalo 1 lettori a segnalare gli stranieri privi di documenti, con il rischio di dare il via a una pericolosa caccia all'uomo. Certo è che le Innumerevoli scritte comparse sulle ca¬ se di Lagos (-Ghana go home.) hanno collo nel segno. Nel timore delle rappresaglie I clandestini si sono ali rettati a lasciare il Paese scontrandosi però con due eventi Imprevisti: da una parte la chiusura delle frontiere del Ghana, In atto dal 21 settembre (Accra, alle prese con il grave ristagno dell'economia interna, non Intende riprendersi 1 (ugglachi) e dall'altra l'improvvisa decisione del Benln, confinante con la Nigeria e via obbligala di passaggio verso il Ghana, di fare altrettanto. Il blocco al passaggio di confine a Idiroko ha pertanto causalo un pauroso imbottigliamento. Migliaia di Indesiderati premono dalla parte nigeriana per passare, ma la polizia del Benin ricaccia Indietro inesorabilmente i ghanianl (■ Li accetteremo quando l governanti di Accra ti impegneranno a loro volta ad accoglierli.) lasciando filtrare soltanto I residenti del Togo. L'aeroporto Internazionale di Lagos è intasato da centinaia di esuli in cerca di posti verso altre destinazioni, code lunghissime alle ambasciate per il rilascio di visti d'espatrio, anche le navi passeggeri ancorate nella rada sono state prese d'assalto. Si ha notizia di massicci sconfinamenti verso 11 Ciad, abbandonato a suo tempo durante l'Infuriare della guerra civile fomentata dalla Libia, lungo i sentieri usati dai contrabbandieri di cacao e dì caffè. Infine, dramma nel dramma, bande di predoni derubano la gente in fuga Dell'esplosiva situazione, visti 1 contraccolpi che potrebbero verificarsi nelle na- zlont confinanti, si stanno occupando tre capi di Stato africani — Slaka Steven*, presidente della Sierra Leone, Sekou Touré per la Guinea e Samuel Doe della Liberia — riuniti d'urgenza a Freetown, che hanno chiesto a Shagari di tornare sulla sua decisione, senza tuttavia ottenere per 11 momento risposta. Indubbiamente, nota Le Monde in un editoriale, il governo nigeriano si e posto da sé in un impasse mollo delicato, se si considera 11 ruolo di Stato-guida a cu) aspirava nel contesto delle nazioni emergenti dell'Africa nera di lingua anglofona, in particolare all'interno dell'«Ecowas. — il cosiddetto Mercato comune dell'Africa centro-occidentale — e l'immagine di efficientismo costruita con fatica e determinazione in seno all'Organizzazione per l'unità africana, finora stranamente silenziosa in questa delicata circostanza. Un cui de sac ag .gravato dall Imminenza delle,elezioni, ad ottobre, il vero test sulla tenuta del partito nazionale nigeriano di Shagari nel confronti dell'opposizione dei •popolari» del Npp. In sostanza In Nigeria tornano a riaffiorare le contraddizioni, d'altronde mal sopite, sul «vizio di origine- di tante nazioni di nuova costituzione, il retaggio doe dell'eredità coloniale che ha finito per Innestarsi In una formazione territoriale creata a tavolino, con scarse considerazioni delle divisioni tribali e delle differenze etniche. In più ci sono i difetti, le tensioni e 1 compromessi Insiti nella sua struttura federale (dodici Stati divisi fra gli Ibo dell'ex Btafra. 1 Hauta e 1 Fulani del Nord, gli Yoruba del Sud Ovest). Oggi 11 Paese teme le velleità autonomistiche emerse nelle province più lontane, dunque deve riaffermare 11 principio della solidità decisionale al centro. Adesso a sNsfarne le spese sono 1 derelitti ! •pendolari neri» del lavoro ! stagionale ; domani, chissà. : potrebbe essere 11 turno di comunità straniere ben più affluenti ma potenzialmente Inquinanti la -purezza- dell'Identità nazionale nigeriana. Piero de Garzarollt

Persone citate: Benin, Camerini, Fulani, Raduna, Samuel Doe, Sekou Touré, Shehu Shagari