Silenzi paralleli
Silenzi paralleli Silenzi paralleli ROMA — E' fumo, ma nella nostra patria del rinvio soltanto i morti finiscono davvero, una volta per tutte: un altro processo Moro e imminente, tra pochi giorni forse Valerio Moriteci racconterà alla commissione parlamentare quanto non h? detto in tribunale, ci saranno altri procedimenti, altri arresti di latitanti, altri pentimenti, altre rivelazioni. Cominciato al canto corale dell'alnlernazionale», il processo Moro termina col segno delle corna e grida ostili dei brigatisti contro Savasta (aBastardo, ti manca solo di vendere tua madre*), con affettuosi trìtio, ciao, vieni presto* indirizzati ai parenti, con la più recitata indifferenza e assenza di reazioni dei giovani condannati a passare in carcere tutu la propria esistenza futura. Non sembra una giornata particolare. Forse non lo e, certo non è detta l'ultima parola: eppure nove mesi e cento udienze hanno offerto alcuni risultati. Si sono sapute le ragioni politiche per cui Aldo Moro venne rapito, sequestrato, ammazzato, e non sono nuove: *Per distruggere il progetto di solidanetd nazionale*, ha dichiarato in aula Prospero Gallinari, per impedire nel 1978 il compromesso storico tra democristiani e comunisti. Si toso sentiti i terroristi divenuti informatori indicare ancora una volta chi ha materialmente ucciso Moro, Gallinari e Anna Laura Bra ghetti, e ripetere i nomi di almeno nove di quelli che parteciparono all'azione di via Fani. Si sono sapute dai testimoni le forti pressioni ricevute negli Stati Uniti da Moro perché abbandonasse la propria linea politica. Non s'è avuta risposta alla domanda più importante t grave: l'inettitudine, l'incertezza, la confusione, i disguidi, l'i' nefficienza, le operazioni vuote, i ritardi inspiegabili, le grot< lesene distrazioni, i lassismi assurdi delle forze dello Slato durante la prigionia di Moro furono dovuti a incapacita, oppure alla volontà di alcuni? S'è avvertito il cambiamento d'una cultura collettiva: la condanna all'ergastolo di 32 persone cancella di colpo anni di discussione scientifica e di analisi sociale che predicavano l'inumanità e inutilità della prigionia a vita; le condanne più lievi sentenziate per i terroristi collaboratori confermano la legittimazione nel nostro di ritto di quell'ineguaglianza dei delitti e delle pene nata da necessiti politiche. S'e avuto ir segno più eloquente del muta mento d'un clima: quando i destino di sangue di Moro si concluse nel momento di massimo potere terrorista, pochi avrebbero immaginato che quattro anni dopo molti dei responsabili della sua morte, mitizzati come onnipotenti e imprendibili, si sarebbero ritrovati dentro una gabbia, profondamente divisi e tristemente consapevoli d'essere sconfitti, davanti a giudici popolari non spaventati né in fuga, accusali dai loro stessi compagni, sgomenti sino a perdere la piiola e la forza di continua; e in tribunale a far politica, giudicati in un processo calmo, con servizi funzionanti c senza attacchi dall'esterno. Ma contano mollo i silenzi. 1 troppi silenzi dei politici, Aiidreotti. Cossi ga, Craxi, rivelati. si testimoni reticenti o sofferenti o bugiardi. Il silenzio della famiglia Moro, che dura da mesi. Forse per sfiduci \, forse per lo scoramento nel sentirsi unto soli e attaccati da tutti, forse per pressioni ricevi te. La vedova e gli orfani Agnese e Giova.mi si sono fatatamente ritirati >5al processo: un loro avvocato, Armando Costa, ha rinunciato al mandalo; altri due, i professori Ruggiero e Contento, ex allievi di Moro, non sono più comparsi in tribunale sino alla discussione Tinaie. Il silenzio degli imputati, che hanno rinuncialo a difendersi, a usare il processo come palcoscenico e a fornire una loro versione degli eventi, che hanno fatto mancare un elemento dialettico importante. Il silenzio e le contraddizioni di troppi funzionari, agenti, servitori dello Stato. Per l'intreccio di tanti silenzi paralleli, la grandezza e drammaticità del processo, che vedeva fronteggiarsi lo Stato e le Brigate rosse intorno alla morte di Moro, sono Mate nella tragedia rievocate molto più che nel suo svolgersi e concludersi. Lietta Tornabuonl
Luoghi citati: Bra, Roma, Stati Uniti
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