Le mani del duce sull'arte moderna

Le mani del duce sull'arte moderna LA MOSTRA SUL NOVECENTO DA OGGI ALLA PERMANENTE DI MILANO Le mani del duce sull'arte moderna Mussolini tentò subito di imprimere il marchio del regime anche alla pittura e alla scultura - Ma la rassegna nazionale del 1926 vedeva, accanto al fascista Sironi, gli indifferenti De Chirico e De Pisis, gli antifascisti Casorati e Morandi - Lo squadrista Rosai non diede neppure l'adesione • I punti di contatto con altre tendenze europee • Il ruolo di Margherita Sai-fatti MILANO — Nella paladina della -Società Permanente- di Stilano, che aveva già ospitato nel 1926 e nel 1929 le due mentre nazionali del •Novecento Italiano* (formula ideata nel 1922 da Anselmo Bucci, e plagiata poi in sede letteraria da Bontempelli), ti Inaugura oggi e ti protrarrà lino a mano la mostra rievocatila del .tette pittori, originati e del successivo raggruppamento, pili che altro corporativo, comprendente l maestri, appunto, .novecenteschi., con la sola eccezione del superstiti fedeli al Futurismo. Esporre le più che centocinquanta pitture e sculture nella loro legittima sede storica, mettendo a frutto gli Archivi del Novecento italiano di proprietà Gian Ferrari (ed è giusto qui ricordare l'apporto che Ettore Olan Ferrari ha dato alla mostra fino alla tragica scomparsa, mentre la figlia Claudia t fra gli organista tori), ha significato anche il superamento di un rischio attuale e di qualche recente non felice esemplo, tra di loro connessi. Il rischio era quello di accodarsi all'assai equivoca e presunta obiettività storica che sta ammorbando quest'anno centenario di Mussolini. I non felici esempi consistevano negli indiscriminati .revivalismi., talora Informi e debordanti, .La Metafisica: gli Ami Venti, a Bologna e •OH Annitrente, a Milano, talora ostentatamente restaurativi, .Let Réaltsme*. a Parigi. La fonda tessa scientifica che, nell'insieme, caratteri*ta la mostra, non nasconde né travisa gli elementi di restaurazione nazionalistica, gerarchica, aristocratica e tradizionalistica, di cui .Novecento, ti nutriva. In etti, il fiuto propagandistico di Mussolini apprezzò la consonanza con la prima rozza piattaforma ideologica del Fascismo .d'ordine., dopo la regia chiamata al potere; aiutando questo apprezzamento il rapporto privilegiato, erotico-tntellettuale, che il maestro Mussolini, dalla confuta cultura libertaria e amante del violino e del teatro, aveva instaurato con Margherita Sarfattl, sensibile e aperta responsabile della critica d'arte del Popolo d'Italia fin dalle origini e orga- nlzeatricedi .Novecento.. D'altra parte, Rossana Bostaglia, Introducendo II catalogo, sottolinea giustamente che tt tratta del contributo Italiano a quella linea di tendenza nel primo dopoguerra «di tutto un settore dell'arte europea» che •percorre l'Europa dal Paesi latini a quelli tedeschi, slavi e magiari In un costante rimandarsi e annodarsi di motivazioni». E' Innanzitutto, tra Francia e Germania, la linea neooggettiva, già Inaugurata durante la guerra da Cera In e beverini, poi cointoiat-nte anche Picasso Essa caratterista l'originario gruppo milanese, esordiente alla Galleria Pesaro nel 1923. poi afta Biennale veneziana del 1924: nell'ordine con cui appaiono nella sezione di apertura della mostra, Marusstg, Oppi, Funi, Sironi, Bucci, Malerba, Dudrevtlle. Erano già un punto di chiaretto alla rassegna bolognese degli .Anni Venti», e Qui ricompaiono quadri di assoluta qualità, dal Ritratto di Umberto Notati di Funi, con I alle spalle l'emblematica j Platea Cavour di Milano, alle Donne al caffè di Marussig, alle Maschere e Femmina-volgo di Malerba. St avvantaggia ulteriormente della ricerca filologica di specifiche opere esposte alle mostre di .Novecento. Bucci, con il grande Pittori. straordinaria mistura di allusioni rinascimentali e di realismo sodale, e la Pomona. capolavoro di .citazione, fra Caravaggio e De Chirico. E' un'autentica scoperta Amore: discorso primo di Dudreville, geniale kitsch fra il polittico è il cartellone cinematografico 'per qualche serial 1920, che sarebbe sfato certamente compreso ed apprettato da Italo Cremona. E te ne avvantaggia soprattutto Sironi. con II bellissimo Giovane con palla rossa, sfiorato da un brivido metafisico, e con I fondamentali Architetto e Solitudine, rirlsiforione esistenziale di Picasso. La parte piti ampia della mostra i dedicata alla trasformazione del gruppo I j originario, dotato di interna coerenza pur con ampia varietà d'accenti, in .movimento nazionale», salutato da Mussolini, un anno e una settimana dopo il 3 gennaio 1925. come .un voto che gli artisti d'Italia lamio a se stessi e alla patria». I L'instaurata dittatura di | fatto e di diritto — si fa per I dire — si accinge a ricercare e |Orpani**are il -consenso, anche intellettuale, ma ti rombo delle parole copre l'dementa- j re intensione di imprimere, ' Isenso troppo sottilizzare, il 1 copyright narional/ascista su (Carte moderna in Italia, soprattutto siti piano corpórativcieorgemiatnitvo/'' Nulla più e nulla meno: alla prima mostra nazionale del 1926 espongono accanto al fotoliti schietti Sironi e Wtldt e all'ex anarchico e poi fascista Lorenzo Viani I supremamente indifferenti De Chirico e De Pisis. 11 ut l'altro che fascisti Casorati e Morandi, mentre lo squadrista Rosai non dà neppure l'adesione. Qui, di nuovo, ri era II di¬ scutibile modello della rassegna bolognese. Questa di Milano ti tiene giustamente pia stretta alle effettive linee caratterizzanti le due mostre nazionali: l'affiancamene all'originaria milanese di altre realtà locali, torinese, veneziana, fiorentina, romana, gli «italiani a Parigi..- la complessa alternanza. In ciascuna di queste realtà, di naturalità e di mito, di neoottocentismi e di primitivismi: fitto a quel neorinatetmentoneoclassicismo monumentale che si Imbolsirà in vera arte di regime nel decennio *uc- tn catalogo. Agnol Domenico Pica parta di uvetta, e del suo innegabile populismo didascalico, come del «vero Novecento», con l'innocente onestà di un fascismo tenta equivoci ni matcherature. perché mei rinnegato. Grc.fi- alla precisione e qualità di scelta, sono evidenziati I variegati .valori.. De Chirico (soprattutto con un eccezionale Ulisse del 1924) e Campigli. Guidi e Soffici. Bonghi e Casorati, con la felice scelta degli Scolari delia Galleria d'Arte Moderna di Palermo. Per alcuni, grandi opere singole significano più e meglio di numerose ma generiche presente: la prima versione della Quiete di Carena, che offre la rara occasione del confronto con la versione Guatino esposta a Palazzo Madama, la strana icona popolana dei Olocatori di toppa di Rosai, la .gotica. Madonna lignea di Arturo Martini, | ti Brindano pescatore di Libero And reo tri. al «cello del miglior Bourdelle. Proprio per la «ostanetale i precisione storica dette scelte, I questi trionfi della .rivisitazione., dagli Etruschi al Rinascimento, dal Manierismo a Courbet, mi sembra che tt prestino assai meno che in altre recenti occasioni a squallide proposte di reazione e restauratione. Ofettl proclamava trionfante: .Torna l'uomo nella pittura» nel «Corriere della Sera del 1922. Ogni data i ricca di valori simbolici. Marco Rosei eof ebee CasoraH: «GII scolari» ( 1928. Palermo. Galleria d'Arte Moderna) e Giorgio de Chirico: «Ulisse» (1924, Milano, Coli privata), tra le opere esposte a Milano