Mussolini terrorista

Mussolini terrorista IL DIBATTITO SUL CONSENSO AL FASCISMO Mussolini terrorista Sono sorte molte discussioni, recentemente, sul grado di appoggio popolare al fascismo nei periodò 1920-'40; varie risposte sono state date al problema, complesso ma molto importante, di come un regime che ha provocato tanti disastri abbia potuto ricevete tanti sostegni. E1 un interrogativo che non riguarda solo l'Italia, ma un po' tutti i Paesi, dove ci furono ampi consensi e dissensi: ed è chiaro, altresì, che l'appoggio non veniva solo dai conservatori e dai reazionari della destra politica. Chi appoggiava Mussolini, 10 faceva per ragioni diverse e, a volte, incompatibili. Qualcuno lo ammirava per la sua apparente fermezza e forza di carattere; ad litri piaceva perché sembrava un uomo malleabile, di quelli che, nonostante un'energia apparente, possono essere manovrati con faciliti. Qualche politico stianicro non dava giudizi di valore; preferiva considerarlo, semplicemente, una risposta temporanea alla situazione di anarchia in cui si trovava l'Europa negli anni dell'immediato dopoguerra. Qualcuno, convinto dalle apparenze, accettò la sua pretesa affermazione che la democrazia liberale non avrebbe mai funzionato t>cnc in Italia, mentre la sua itlca di uno Stato corporativo sircbbc potuta diventare un'alternativa importante al socialismo e al capitalismo sfrenato. Era opinione diffusa che il fascismo rappresentasse la speranza migliore di sconfiggere il comunismo internazionale; altri lo consideravano, invece, una semplice e più accettabile altctnativa di sinistra al comunismo. All'estrema sinistra, alcuni dogmatici di ferro salutarono la sua vittoria come un sintomo del collasso della società borghese, e quindi la premessa essenziale al trionfo finale del proletario. Certo, anche un po' di forruna fece si che il fascismo fosse considerato in modi così divetsi, a seconda dei punti di vista, ma la gtande varietà degli appoggi che ottenne, fu anche dovuta alla grande abilità del Mussolini pubblicista e alla sua brillante scoperta che 11 successo, in politica, dipende molto dalla capacità' di creare le giuste illusioni. Non c'è dubbio, comunque, che una versatilità quasi camaleontica lo aiutò molto ad avere successo sulla scena politica internazionale. Anche in Italia, soprattutto nei primi anni, quelli decisivi, quando s'assunse il compito più difficile, la creazione di una dittatura, il suo fascino polimorfo riuscì a ottenete l'appoggio di liberali c amilibcrali, di repubblicani c monarchici, di atei e cattolici; tutti convinti che strizzasse l'occhio al loro modo di pcn sarc. E' difficile capire come avrebbe potuto tcsistcrc cosi a lungo, senza una tale confusione di appoggi. Ma un'altra componente essenziale, per quanto imponderabile, del suo successo, è stato il ricorso deliberato a un terrorismo sistematico, per intimidire e sottomettere gli oppositori potenziali. Fin dall'i nizio ripeteva che il fascismo avrebbe avuto successo se fosse riuscito a ispirare agli altri Paesi, non semplice rispetto, ma vera paura; c aggiungeva di volere che gli italiani fossero meno amati e più odiati. Provò in molti modi, e in larga misura ci riuscì, a dare l'impressione agli stranieri di essere un uomo pericoloso, uno che l'Europa avrebbe dovuto rabbonire, se voleva vivere in pace. Spesso nei documenti di plomatici britannici successivi all'invasione di Corft, travia' mo tracce della paura che, se non fosse stato trattato con grande comprensione, avrebbe commesso qualche gesto di' follia, e avrebbe potuto scatenare un'altra guarà mondiale. Ed a coloro che, a Londra, suggerivano di fare gualche passo deciso per prevenire una ' simile eventualità, si ribatteva che l'alternativa a lui sarebbe stata anche peggio, si trattasse di anarchia, rivoluzione, o, nel migliore dei casi, dittatura militare. Contemporaneamente egli fece di rutto per rafforzare questa convinzione, dando l'impressione, all'estero, di avere il pieno appoggio dell'opinione pubblica italiana, di modo che qualsiasi tentativo di toglierlo di mezzo sarebbe stato come votarsi da soli alla sconfitta. Successivamente certi storici hanno cercato di spiegare che fino all'invasione dell'Etiopia, nel 19)5, la politica fascista fu ispirata a principi di pace e buon vicinato, ma che allora quella sua politica non sembrava tale agli aliti. Già alla metà degli Anni Venti, Mussolini cercava di alimentare le tensioni internazionali un po' dappertutto. Vendeva sottobanco armi all'Ungheria e all'Austria, e a Paesi lontani come l'Afghanistan c lo Yemen. Sovvenzionava i movimenti l'opposizione o quelli secessionisti in Jugoslavia, Cecoslovacchia, Malta, Corsica, Svizzera, e un po' dovunque in Medio Oriente. Si servì perfino del ministero degli Esteri italiano per organizzare squadre della motte in vari Paesi balcanici. E, cosa più pericolosa di tutte, a partire dal 192), aiutò la Germania a riarmarsi, a dispetto del trattato firmato dall'Italia, e presto ospitò truppe tedesche per addestrarle in segreto. La guerra, amava ripetere, è desiderabile per se stessa, ed è «naturale per l'uomo, come la maternità per la donna». La vittoria di una guerra mondiale, anche se «tutta quanta l'Europa andasse in fumo», e anche se si dovesse fare "tabula rasa" di tutto quello che si chiama vita civile», sarebbe una prova opportuna e desiderabile della vitalità della rivoluzione fascista. Le democrazie occidentali m vin primo momento tentarono una politica di concessioni, nella speranza di evitare una guerra. A ripensarla oggi quella politica non sembra de gna di ammirazione, anche se dal loto punto di vista valeva un tentativo. Mussolini, se appena fosse stato un diplomatico più in telligcntc, avrebbe potuto ottenere molto di più dalla be la ore Eadi he on li, ali va ia ni eti soa, ue rri asi o), si, to tò arprontezza con cui Francia e Inghilterra cercarono di placarlo venendogli Incontro Ma, di natura era prepotente più che negoziatotc. e l'istinto io portò ad adottare il metodo dell'intimidazione e perfino del terrorismo, dovunque potesse evitare pubblicità e non offendere l'opinione pubblica nazionale. Potè quindi ordinare ai suoi generali di «sterminare» interi villaggi etiopici. In Gtcnaica, li costrinse a una politica che lui stesso hiamò terroristica: il risultato fu il massacro di metà popolazione. Riteneva che solo poche persone, in Italia, ne avrebbero sentito parlare; né avrebbero sentito parlare delle altre atrocità commesse a Rodi e Majorca, o dell'esecuzione di prigionieri e ostaggi in Spagna e nei Balcani. Ma, evidentemente, era convinto che azioni del genere rientrassero nello «stile fascista» autentico; e deve essere stato convinto che il fascismo aveva bisogno della violenza pura e semplice, se voleva sopravvivere. Anche in patria fu fiero di ammettere che aveva bisogno dbS del bastone e della carota; benché facesse di tutto per respingere l'ovvia deduzione che, senza la coercizione su vasta scala, non avrebbe ottenuto un consenso sufficiente. Senza il manganello, il fascismo è quasi inconcepibile, e lui stesso Io confessò spesso. «La razza italiana, disse, r una razza di pecore... Bisogna tenerla inquadrata e in uniforme dalla mattina alla sera; e ci vuole iasione, bastone, Listone». Perché l'intimidazione fosse aedibile, le squadracce fasciste aggredirono, durante gli anni della conquista del potere, una cinquantina di deputati, e i giornali d'opposizione furono costretti al silenzio o alla connivenza. Fatto ancor più significativo, i tic leaders più temuti dell'opposizione, Matteotti, Amendola e Carlo Rosselli, furono assassinati, e in qualsiasi tribunale imparziale un buon avvocato non avrebbe faticato molto a dimostrare la responsabilità personale di Mussolini. La verità è che, nonostante l'asserzione che tutto quanto il Paese lo appoggiava entusiasta. Mussolini sapeva, evidentemente, che non avrebbe mai potuto affrontare elezioni libere o pcrmcttac una stampa libera e una libera organizzazione dei partiti. Né avrebbe potuto fare a meno delle milizie armate fasciste o della continua minaccia di nuove «spedizioni punitile» degli squadristi che, sosteneva, erano «l'aristocrazia delfascismo». E neppure avrebbe potuto evitare di tenere in permanenza nei libri paga del fascismo assassini come Dumini e Pavelie. Matteotti e Rosselli erano convinti, tutti e due, che solo con sistemi terroristici il fascismo sarebbe stato in grado di raggiungere il potere e conservarlo. Un'accusa che minacciava di minare il mito del consenso: proprio per evitare che una affermazione così pericolosa si diffondesse, furono messi a tacere, tutti e due. Denis Mack Smith Benito Mussolini in una caricatura di David ì .n ine (Copyrtcht N.Y. Rrvttw ol Beata Ojwm Mundi f per nuli» .U 8l»mp».|