Il fisco e i suoi «clienti» di Mario Salvatorelli

n fisco* e i suoi «clienti» I nostri soldi di Mario Salvatorelli "Oggi mi vien fallo di pensare ihe evadere, in quaUhe ntlsura. le imposte, può essere un dovere civico», scrive, da l'inerì'Ut. il Miiiinr F.d.M., che i i r 111.1 per disteso ma, *per cortes^*, prega di non pubblicare il mio nome, per evitare il rischio *di andare \otto processo, per sciopero fiscale». Dis.ip pru-iti 1'.un mini.ili., non ne condivido la un ir..i/i,me. ma m'interesso Jcl caso, perche lo ritengo, come scrive il lettore, aemblemallco*. soprattutto in quoti tempi di rapporti, come dire, un po' tesi, tra contriliuenn e amministrazione pubblica. «A/i i> giunto in questi giorni — continua il signor F.d.M. .— un vaglia della Banca d'Italia di 117 mila lire, con un indecifrabile foglietto di accompagnamento. Siccome da vari anni sono e divengo creditore dello Slato per l'Irpef. attraverso l'autotassaiione, penso che si tratti di uno di questi rimborsi. Scendo, dunque, nella capitale piemontese e vado alla Banca d'Italia per informarmi». 1 qui s'inizia una fiaccola Odissea, che il letture descrive nei particolari, e che sono costretto a riassumere in puche parole: dalla Banca d'Italia, dove la risposta è che 'l'operazione» figura sotto la voce ' Inoli vari», alrinteiulen/a di Finanza, e da questa airUfficto Imposte, dove, finalmente, il lettore iriprende che si tratta del rimborso relativo all'anno I97S. 'generosamente mag- gloralo dell'interesse del 6per cento semestrale, e neppure per Intero*. E. a questo punto, il ledo- re arriva alla bella tpensaia* che evadere le imposte può essere un dovere a vico. Non sono, ovviamente, d'accordo, ma mi sembra utile riportare la motivazione, anche e soprattutto nell'interesse del fisco, che avrebbe, forse, molto da guadagnare se trattasse i suoi clienti, creditori e debitori, come «clienti», appunto, e di un certo riguar- do. Chissà che la stessa «caccia agli evasori* non frutice rebbe carnieri più pingui, se più elementari doveri, e svg gerisce al cittadini una necci torta a none di rivolta (leggi "evai,ione **' vatSa. s'incominciasse dalla forma, prima che dalla sostanza: dalla cortesia prima che dalle manette. Ma ritorno alla lettera. •Lascio da pane — continua il signor F.d.M. — il problema, del resto non indifferente, dell'iniquità del ritardo e della- ridicola misura compensativa, e mi domando: ti può trattare in questo modo il contribuente che ha fatto tutto il tuo dovere? Elargirgli il dovuto senza una pur mini' ma spiegazione, come fosse un'elemosina, una mancia, qualcosa, insomma, che ha in se stessa II titolo della sua giustificazione? Si può, addirittura, lasciare a carico del creditore U necessario chiarimento della suo posizione creditoria? Non è forse vero che, m tal moda, il fisco manca ai fiscale'', n.d.r), a moralizzare il rapporto fiscali?*. Rispondo di no all'ultima domanda, e mi associo, rispondendo di si. ai dubbi espressi. nelle prime tre: chiarezza e cortesia, infatti, dovrebbero essere alla base dei rapporti tra il fìsco e i contribuenti. E ritorniamo, con questo, al «clima» che csiste. o dovrebbe esistere, tra imprenditori, gestori di servizi e elicmi. Ma. questo, e un discorso che riguarda tutu la pubblica ammini- str.i/nuie. non soltanto il fisco. ì- s no. per carità di Patria, di parlare della riforma sanitaria, la colossale beffa degli ultimi anni, giocata sulla pelle dei cittadini in genere, e in particolare dei lavoratori. Non entro nel merito, per carità civica, del funzionamento della riforma regionale. Non posso, però, non rilevare, con amarezza, che l'ineffrcicnza della pubblica amministrazione — con le solite, e,non rare, eccezioni — ha contagiato anche il settore privato, mentre tutto lasciava sperare che succedesse il contrario. Occorre una «guida» Non è mai troppo presto, visto che siamo in tema di rapporti tra fisco e contribuenti, per munirsi di una «guida pratica alla dichiarazione dei redditi». Ai rnolli che ci domandano consigli in proposito, suggeriamo quella redatta, con questo titolo, da una valorosa pattuglia di esperti, guidata da Aldo Ima non, già ispettore dirigente delle imposte dirette a Torino, e stampala, in questa città, dalla casa editrice Finanze e Lavoro. La propongo tanto più volentieri, in quanto rispondo, con essa, indirettamente al lettore di cui sopra, che voleva essere moralmente autorizzato ad evadere il fisco. Ripeto che occorre fare il proprio dovere, non solo, e non tanto, per l'obbligo costituzionale di contribuire, in proporzione alla rispediva ^capacità contributiva», alle spese pubbl che, ma per evitare che In tua «evYUforTc» si scarichi sulle spalle del tuo vicino. li' molto probabile, infatti, che se lutti pagassero le imposte dovute, lo Stato non dovrebbe ricorrere a «stan- gote*, del tipo di quella che ci ha pcsantemcnic colpito, svesto inizio dei 1983. Al meno. però, affidiamoci i una «Guida», per non paga re più di quanto ci £ nchic sto. e al tempo stesso «con sentito*, di pagare. n fisco* e i suoi «clienti»

Persone citate: Aldo Ima

Luoghi citati: Torino