Tappeti volanti sulla ferrovia

Tappeti volanti sulla ferrovia ALLA BIENNALE, CAPOLAVORI E ARDITEZZE DELL'ARCHITETTUltA NELL'ISLAM Tappeti volanti sulla ferrovia VENEZIA — Aeroporti come tendopoli e serbatoi d'aco la coxr minareti, università nei deferto e tappeti volanti in veniente armato sulle stauont ferroviarie, grandi albetjiu per le folle del pellegrini co. -.adusivi palazzi di re. biblioteche sospese su ptlotls e villaggi ili pastori nascosti tra pacatosi surreali.. Queste e molu- a!' re affascinanti realizzazioni documenta la mostra «Architettura nel Pacai Islamici • (fino al 9 gennaio) al Giardini della Biennale. Si l* tu In grandissima parte 41 .rchltett ure costruite negli ultimi decenni da operatori occidentali e locali nel Pariti dell'Islam: quanto l'Ir *m tradizionale abbia penetrato le idee o dialogato con le .'orme In arrivo dall'Occidente, o quanto esse ne abbiano captato, espresso o mutato le caratteristiche, e tra gli scopi della rassegna. Nel grande e piuttosto tetro padiglione Italia, invaso da migliaia afj riproduzioni, progetti, fotografie, abbiamo chiesto al direttore del Settore Architettura della Biennale. Paolo Portoghesi, responsabile <«*Hft rassegna- perché questa nostra oggi, a Venezia. 'Anzitutto, ci Ita risposto. proprio per Venezia: la città che plts tv. filtrato nei secoli la culture di 'lente all'intera Europa on. assimilandone e ora /i • de .• o-ne il carattere: un retiprot <, arricchimento, di cui tonti tesiamo a sentire lo stivalo e il fascino». I.nprentionano anzitutto le dimensioni del fenomeno affrontato- l'area islamica è vastissima rt.-ì Mediterraneo all'India. da'!a Turchia all'Africa centrale e atlantica: In quest'area hanno lavorato architetti di ogni Paese, occidentali c di estrazione araba, americani giapponesi. Indiai) j .,a'.V.ni. egiziani, danesi .1 <'.; ailii. Non mancano i nu> jglori da Le Corbusier a Kuliìi da flange a Morandl. 'im -assegna documenta an¬ zitutto l'attività di un'ottantina di questi architetti: tra gli italiani Barbera. D'Oliva Orcgotli, Morandl. Mendini, Quaronl. lo studio B.B.P.n. Mezzo r tondo, si direbbe, ha contribuito alla stravolgente accelerazione storica avvenuta In quella parte della Terra ; ovvero è corso a lavorare nell'area dei petrodollari. L'Ipotesi di fondo della mostra è die comunque In quel Paesi l'architettura e gli architetti occidentali «abbiano trovato un campo di attività, di realizzazione e sperimentazione, come ha sottolineato il direttore della Biennale^ Giuseppe Galasso, ben superiore a quello disponibile nella stessa Europa: Al costruttori occidentali si sono aperte Improvvise, insperate possibilità di lavoro e di espressione: tutto dò che era più ardito, più originale, più moderno veniva accolto con favore, compensato, lodato.. Pero al tempo stesso, almeno al migliori di loro, si poneva l'ardua domanda del come intervenire In un quadro denso di altre tradizioni culturali, artistiche e più largamente umane. Come conciliare, ad esemplo, la tipica tendenza Islamica, all'introversione, all'interiorità in molte forme di vita e in altrettante espressioni architettoniche, con l'aperto e dissacrante razionalismo occidentale? DI più: conciliare o no? Ambientazione passiva, accettazione superficiale, o tentativo di Interpretazione di sintesi e magari di rinnovamento culturale? Cè di tutto, naturalmente; certi risultati appaiono riusciti, altri no. Bruno Ze vi ha parlato di «ettilista del petrodollari., altri ha rincarato la dose. L'Importante è stato provare. Tra le cose che più restato nella memoria, oltre al celebre e ancora «analitico» centro di Chandlgardh. di Le Corbusier. le costruzioni popolari ad Algeri di Fernand Potilllon: l'università del Qatar, di Kamal El Kairawi con la consulenza di Ove Arup; l'ormai famoso aeroporto di Gedda, di Skldmore. Owlngs e Merrill; le torri d'acqua di Blorn e Llndstrom nel Kuwait: la stazione ferroviaria a Bagdad e 1 ponti di Morandl... Ogni opera meriterebbe un'analisi, un commento specifi¬ co; vederle Insieme, anche per le graduali •variazioni di dialogo» nel tempo e per la diversa aderenza all'ambiente, é una lezione. Da sottolineare I più voile avvenuti mutamenti del progetti e delle soluzioni originali, richiesti dagli organi responsabili in quanto ritenuti •non sufficientemente aderenti all'ambiente: Difficile dire se 1 progetti costruiti siano in se stéssi migliori degli originali; certo che l'Insistenza del riferimento all'ambiente e alle sue caratteristiche * una costante che impressiona. In confronto a quanto accade in Occidente. Non mancano alcuni, trai progetti meno riusciti. nel quali lo spirito islamico appare restituito In I forme superficiali o espresso in modi che sfiorano addirittura, talvolta, il ridicolo; ma In genere la mostra ha tenuto fede all'assunto che era — avverte Portoghesi — quello di privilegiare la qualità -comunque essa sia giunta a coronare gli sforzi progettuali'. Il punto di vista resta, e non poteva non essere, occidentale; ma la documentazione offerta è cosi ampia da colnvol- gere — come qui si può constatare—anche l'osservatore non occidentale. Comunque si tratta della prima rassegna del genere nel mondo: abbiamo l'impressione che nonostante le polemiche, anche più dure che per la preceden- j te •Strada Nuovissima*. Por-, togliesi e la Biennale abbiano ! fatto centro. Va ancora sottolineato che ben cinque •personali» documentano in particolare i progetti di Louis Kahn e di Le Corbusier per il mondo islamico; l'opera del grande e sconosciuto Sinan. architetto turco del Cinquecento: di Hassan Fathy egiziano e di Fernand Poulllon francese. Inoltre una sezione speciale è dedicata al progetti e ai lavori di restauro e tutela dell'ani-1 olente, in dldotto Paesi, su tutta l'area dal lontano Oriente all'Atlantico. Altra sezione, di particolare Interesse per noi italiani, riguar- ! da la Sicilia e l'architettura I islamica: affronta 1 problemi storici e conservativi delle | grandi realizzazioni e termina con la rassegna -Vicoli e cortili - tradizione islamica e urbanistica popolare della Sicilia». Troppo? Per li pubblico si direbbe di si: per dargli una mano, al sarebbero voluti, talvolta, percorsi meglio segnalati, un'illuminazione, maga- ! ri. più allegra, una dlsposlxlone, In certi tratti, più agevole: j tale da evidenziare le linee portanti del discorso espositlvo. Tuttavia, con l'aiuto del modelli esposti, delle (mal abbastanza) didascalie In varie lingue e del bel catalogo realizzato dali'Electa, anche 11 visitatore non specialista potrà, con qualche po' di pazienza, lo ammettiamo approfondire le sue scelte nell'affascinante mare delia rassegna, che d restituisce un bilancio indubbiamente tempestivo, ampio e originale d'un fenomeno forse non più ripetibile. Paolo Barbaro i .1 ' ni» crslta od Qatar tH Rama! d Kafrawi. In costruzione, con le tipiche «torri del vento»