I naufraghi del terrore di A. Galante Garrone

I naufraghi del terrore Ma la lotta non è finita I naufraghi del terrore Il processo ' Moro, che riprende in questi giorni, l'appello nel processo Docrier, U bulgarian connection, le dichiarazioni di Curdo e compagni dal carcere, e alla fine il messaggio di Ferrini agli italiani hanno ridato un sapore di grave attualità al problema dei terrorismo in Italia: di un ciclo che tanti indizi sembrano indicarci travagliato da un declino inarrestabile. Se la sua cri: i e indubbia, non illudiamoci die le gesta delittuose che ancora potranno sorprenderci siano gli ultimi, disperati «colpi di coda» di un'organizzazione ormai io sfacelo. Il nostro terrorismo non è giunto ancora all'estrema agonia. E non lasciamoci neanche sviare dalle elucubrazioni sul.«grande vecchio», sui burnitosi d'oltre confine, sulle spie venute da paesi freddi e lontani: anche se il sospetto di trame e legami occulti con i servizi segreti di altri paesi non è più un'astratta ipotesi, ma una inconfutabile emergenza di fatti. Un giorno sapremo chi ha scatenato o. piuttosto, fomentato il terrorismo in Italia. Ma nell'attesa di quel giorno, convinciamoci che questo cancro £ nato e si £ annidato qui, nel corpo vivo della nostra nazione, è (mi si perdoni il bisticcio, che più avanti spiegherò) «cosa nostra». Non possiamo sottrarci a questa diretta responsabilità. Dobbiamo scava re, prima di tutto, dentro di noi. E mettiamo da parte (e troppo facili spiegazioni sociologiche, oui conflitti di generazioni 0 di classi, sul malessere sociale di cui il terrorismo sarebbe l'inevitabile riflesso; o le mora-, listicae interpretazioni che ci accade di cogliere nei discorsi di tanta gente, secondo cui esso nascerebbe dal disgusto per questo Stato, da una sorta di indignazione spinta al limite del fanatismo. *Si diventa rivoluzionari per indignazione*, diceva Bucharin. Per carità, non accreditiamo ai terroristi di casa nostra un siffatto autentico sentimento. Non siamo certo disposti a idealizzare questo Stato, a nasconderci le sue insufficienze e .vergogne, che ci angosciano (se le conftasniamo con le speranze a am tempo) e spesso ci muovono a sdegno. Ma nell'atteggiamento delle br, e simili congreghe, nella loro spietata disumanità, ci par difficile percepire anche sólo un barlume, un sincero fremito di quella indignazione. Ci convince invece la lucida analisi che di recente ha fatto Adolfo Berla d'Argentine, presidente dell'Associa/kmc na rionale magistrati. Il terrori sino nostrano, prima quello nero e poi quello rosso, e nato da una tenebrosa rivolta politi' ca, sfociata in empito distrutti' va il primo dei due era spinto da un cieco furore eversivo, nichilista, culminante nelle abiette, anonime stragi. Il secondo, invece, tendeva alla ribalta, ai tgesti clamorosi e gridali», al protagonismo esibizionistico, il tutto corredato da un vacuo ideologismo d'accatto, in una fallace illusione di suscitare consensi di massa. SU dì fatto che l'impresa e finita in un vicolo cieco. La - «genie, e specialmente il mondo dei giovani e quello della' fabbrica, et quali soprattutto il terrorismo si Volgeva, gli hanno voltato I* spalle. Già lu risposta del Passe al sequestro di Moro era rivelatrice del suo fallimento politico. Di anno in anno, ri e esasperata la ricerca di un «potere senza consenso». Di qui il sempre pi» frequente ' intrecciarsi e saldarsi e confondersi del terrorismo roseo eoo quello nero; e gli sfoghi di rabbia impotente e la brutale malvagiti ddl'ass*ssinio, della vendetta, della strage. Da quatto miserabile f ragio e nato in gran parte coche il fepomeno, «rat" ' niente complesso e non sempre chiaramente decifrabile, dei «pentiti». La recente legislazione sul «pentimento» e la disso¬ ciazione dei terroristi non ha fallo altro che cogliere, fruttuosamente, questo momento propizio; anche se, riconosciamolo, la si doveva introdurre con più sollecitudine e in modo migliore. Di qui anche è nato uri fenomeno recente e inquietante: il legarsi dei terroristi alla delinquenza organizzata, alla mafia, alia camorra, alla criminalità economica, a logge e servizi segreti italiani e stranieri: tutte forze tendenti anch'esse a esercitare, nel modo più spregiudicato, un potere senza consenso. Dal che si vede che la lotta contro il terrorismo non può considerarsi finita. Come il manifesto di Curdo lascia presagire, esso tenterà nuove vie. ritentando qualche forma di penetrazione nd mondo dd la voto, oggi tormentato dalla stretta economica. Lo ha detto in questi giorni lo storico An gelo Ventura, che il terrorismo lo conosce come pochi. E' essenziale che i giudici non stano lasciati soli in questa lotta che tutti d impegna, e va condotta su lutti i fronti,. alla luce del sole: senza morbide indulgenze o ingenui ottimi' smi, anzi con più durezza. Solo cosi potremo finalmente debellare il terrorismo, estirpare questo male nato da noi. A. Galante Garrone

Persone citate: Adolfo Berla, Bucharin, Ferrini, Moro, Ventura

Luoghi citati: Italia