Il black out genera poeti

Parliamone Parliamone SULLA seconda pagina del «Corriere.della Sera» di domenica scorsa è apparso un singolare annuncio pubblicitario. Vi si poteva leggere che con il patrocinio deUja Ragione Lombardia, Assessorato della Culturale Informazione, la casa editrice Black-out indi* il Premio Letterario «Concorso Opera Prima» per il Romanzo e la Poesia riservato ad Autori esordienti. Scopo dell'iniziativa, spiega l'annunciò, è di favorire i contatti con il mondo dell'Editoria ad aspiranti romanzieri e poeti, assicurando la pubblicazione delle opere ritenute meritorie dalla commissione giudicatrice. * * Già è bizzarra l'idea di chiamare Black-out una casa editrice che vuole promuovere gli Esordienti: forse si tratta di un lapsus freudiano. Black-out significa inesorabilmente una interruzione nell'erogazione dell'energia elettrica, significa comunicazioni saltate, ascensori bloccati, industrie ferme, invettive contro la malvagità innata della tecnologia. Ma quante belle, nuove editrici per esordienti si potrebbero progettare seguendo questa falsariga catastrofica alla quale, bisogna pur dirlo, nessuno aveva pensato: Crash, Tilt, Splash, per restare in arca anglosassone; litanie, Caporetto, se siamo affezionati ai grandi disastri storici; Krakatoa, se ci impressionano le esplosioni di vulcani in area tropicale; Corea, se vogliamo ricordare ai giovani la bruciante scon-. fitta della nostra nazionale ai mondiali di calcio, H black out genera poeti ai tempi, di Edmondo Fabbri. Ma poi, black-out di che cosa? Delle case editrici tradizionali? Della società letteraria «falsa e bugiarda»? Della letteratura? O per black-out si intende qualcosa che vorrebbe avere a che fare con l'underground e l'off-off? Da quando impazzano i disc-jockey delle radio pubbliche e private, l'uso improprio dell'inglese ha raggiunto vertici esilaranti. E' noto che esiste, e anzi prospera, un sottosistema di microeditori che pubblicano a pagamento poeti e narratori, facendo leva sulla loro solitudine, sulla loro mancanza di relazioni, sulla loro ansia di esistere come Autori. Le spese di adesione al concorso Black-out si aggirano sulle 170.000 lire, la pubblicazione dell'opera vincitrice è gratuita. L'annuncio sul «Corriere» costa sui tre milioni, con i costi tecnici di produzione bisogna aggiungere altri quattro o cinque milioni, ben che vada: a questo punto il concorso è una scommessa commerciale, il cui esito non ci interessa. patrocinio non si nega a nessuno, non è il caso di drammatizzare. Difatti. Ben altri sono i veri problemi. L'editoria libraria non ha ancora una legge-quadro che ne faciliti il lavoro (e non l'avrà per un bel po', visto il signorile disinteresse che ostenta in materia), la scuola e le biblioteche sono nelle condizioni che sappiamo, le librerie continuano a chiudere, se in Parlamento si discute una legge è una leggina che proroga di cinque anni la tutela delle opere del solo Italo Sveva Ma il disinvolto patrocinio lombardo, scarsamente percettibile com'è, diventa significativo se collegato a molti altri segni. * * E* interessante non solo quello che le Regioni, e le altre istituzioni pubbliche fanno, ma anche e soprattutto quello che non tanna Quello che fanno, si vede: uno spolverio di premi, premietti, tavole rotonde, convegni, dibattiti, mostre, mostricciattole, spettacoli d'ogni genere e grado,-in un balletto sempre più serrato di chiacchiere, superficialità, mondanità spicciole, piccoli traffici, piccole lottizzazioni. E' un'emorragia, uno sciupio continuo di denaro, di tempo e d'immagine, da cui chi esce malconcio è soprattutto il libro. Di indirizzi di saluto delle Autorità, di attestati, diplomi, coppe e patacche si può morire. Anzi, probabilmente ne siamo già morti, ma non ce ne siamo ancora accorti. All'interno Arrivano le strenne Come scegliere un libro per Natale (pagine 2 J. -3) 4)

Persone citate: Autori, Edmondo Fabbri

Luoghi citati: Caporetto, Corea, Lombardia