Est-Ovest: Shultz batte i falchi russi e americani

Anche il Cremlino ora sembra disposto alla distensione Anche il Cremlino ora sembra disposto alla distensione Est-Ovest: Shultz batte i falchi russi e americani Dopo le polemiche che hanno accompagnato la vicenda del Ciad Mitterrand in diretta alla tivù difende la sua politica estera «Un film non va giudicato a metà, va risto fino alla fine —ha detto —Mancano ancora tre anni e mezzo alla scadenza del mio mandato» - «Perché il segretario di Stato americano può andare in Siria e io no? Vado dove voglio se la mia presenza è utile alla Francia» Il segretario di Stato ha ormai chiaramente sconfitto la linea dura del ministro della Difesa Weinberger - Le aperture del sovietico Gorbachev da sabato a Londra un massimo di cento di queste super-armi. Ma la questione non è di tempi: è di equilibrio di forze. Pertanto, nella necessità di raggiungerlo non solo adesso, ma anche nel futuro, ben oltre il Duemila se possibile, 11 gioco di posizione delle superpotenze a Ginevra sarà spietato e complesso. Persuaso della straordinaria importanza della posta in palio, Shultz intende procedere con prudenza e su un periodo negoziale prolungato. Non a caso, Nitze ha ricevuto il titolo di suo .assistente particolare-, Reagan ha voluto che il primato di Shultz fosse fuori discussione: egli è il responsabile della globalità del rapporti tra gli Stati Uniti e l Urss. Ennio Caretto -bnrllO UarCllO PARIGI — Francois Mitterrand spiega. Cerca di placare le inquietudini sulla politica estera francese, dopo quelli che molti, a Parigi, chiamano errori o passi falsi (nel Ciad soprattutto). Per oltre un'ora, in diretta alla tv, rispondendo alle domande di sei giornalisti. Con una premessa, un invito ripetuto più volte, con calore: «Un film non va giudicato a metà, va tristo sino alla fine. Un quadro non va giudicato dai primi tratti di colore, va visto quando è finito, e i colori ci sono tutti; E' troppo presto, insomma, per tranciare giudizi su di lui e sulla sua azione nel mondo: «// film è appena a metà», il settennato finirà fra tre anni e mezzo. Ieri sera, Mitterrand non «ri aera, iViiLLtii unu iivn so comunista, sia strategici che di teatro. L'incertezza che circonda la ripresa delle trattative sul disarmo scaturisce proprio dai fini divergenti delle superpotenze. L'Urss non è disposta a fare le concessioni che le sono chieste, in particolare nel settore degli euromissili, in cui è ormai nettamente superiore. Essa teme che, senza un margine di vantaggio cospicuo nella potenza di fuoco della propria difesa, rimarrebbe schiacciata dagli Stati Uniti sul piano tecnologico. Il programma delle «guerre stellari» ha un limite obiettivo nel trattato contro i sistemi del missiliantimissili, i sistemi antibalistici, che sarà in vigore fino al 1987: il trattato permette DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - George Shultz è ritornato a Washington dall'Europa con un messaggio Incoraggiante per il Presidente: la Nato è unanime nell'appoggiare la nuova strategia reaganiana del dialogo con l'Urss, ed è convinta che anche il Cremlino sia pronto alla distensione. Per il segretario di Stato è forse II momento più felice della sua carriera: ih poco più di un anno egli è riuscito a capovolgere la politica estera Usa. Non ha solo indotto 1 sovietici alla riflessione: ha anche re spinto, almeno per il momento, l'offensiva dei «falchi, dell'amministrazione repub blicana, innanzi tutto del mi' nistro della Difesa Weinberger. In crisi poco più di un anno fa, quando i marines venivano assassinati In Libano, e quando appariva impos sibile la ripresa dei negoziati di Ginevra sul disarmo, la superpotenza avverte adesso che sia prossima la realizza zione dei propri obiettivi. I segnali di disgelo provenienti dal Cremlino — circospetti e condizionali — si sono moltipllcati da quando Shultz ha preso il sopravvento nel governo Rea pan. Latore dell'ultimo segnale è stato il direttore dell'Associazione Usa-Urss. Andreas, ricevuto da Gorbachev a Mósca la scorsa settimana. Gorbachev, ha riferito il funzionario, sarà il nostro prossimo interlocutore: è chiaro che sta raccogliendo l'eredità di Cernenko, e i dirigenti del partito comunista russo lo chiamano già mil secoìido segretario generale,,. Gorbachev ha dichiarato ad Andreas di aspettare con ansia il momento in cui potrà aumentare gl'investimenti nell'industria e nell'agricoltura: il momento cioè in cui, grazie al disarmo, le spese militari diminuiranno. Per la prima volta dalla morte di Breznev esiste la possibilità di trattativa regolari.e costanti. Gli americani hanno un proverbio, «let's George do it-, lasciate fare a George, che oggi riassume perfettamente l'atteggiamento del presidente Reagan. A parte i più intimi consiglieri della Casa Bianca, Reagan ama discutere i problemi soprattutto con Shultz e il vicepresidente Bush (l'altro George), anch'egli un moderato. Li riceve entrambi a colazione due volte la settimana, e antepone il loro giudizio a quello di Weinberger. Insieme col direttore del Consiglio di si curezza nazionale Robert Mac Ferlane, Shultz e Bush formano la troika della politica estera statunitense. Sarà questo circolo ristretto ad emanare le direttive per il supernegoziatore Paul Nitze, l'uomo che affronterà le trattative di Ginevra. Agli alleati della Nato, Shultz ha riassunto con fermezza la linea de) suoi colloqui col ministro degli Esteri sovietico Gromyko il 7 e 8 gennaio prossimi. Non ci sarà solo il disarmo sul tappeto: il segretario di Stato americano vuol discutere anche delle più gravi crisi regionali, dal Medio Oriente al Centro America. I punti più dolenti sono per lui il terrorismo e il Nicaragua. Cruciale, agli effetti del disarmo, è il programma cosid-' detto delle «guerre stellari» del presidente Reagan. Il balzo in avanti tecnologico che esso rappresenta è al di fuori della portata dell'Urss almeno per alcuni anni. Questo è il motivo principale per cui 11 Cremlino ha accettato di tornare alle trattative ginevrine. L'obiettivo di fondo di Cernenko è di assicurarsi che Reagan non proceda con il suo progetto e non ottenga la superiorità militare sui sovietici. Ma per fare tale concessione, ha sottolineato Shultz, gli Stati Uniti chiederanno una formidabile contropartita: un taglio drastico degli arsenali missilistici del colos¬ Ennio Caretto Ieri sera, Mitterrand non -bnrllO UarCllO | «ri aera, iViiLLtii unu iivn L'«Operazione Fede» per neutrali Ultima sessione del Consiglio ha fatto rivelazioni, non ha aggiunto granché a quanto già si sapeva o luì stesso aveva dichiarato di recente, durante Il suo viaggio africano. L'intento, appunto, era spiegare, rispondere al tanti «perché» che, da qualche mese, hanno fatto calare il consenso intorno alla sua politica estera, a lungo rimasta al di sopra di critiche e dubbi. Il Ciad, prima di tutto. L'opposizione mi critica? — dice Mitterrand — E' un atteggiamento curioso: prima •lei maggio '81, il Ciad era al 90 per cento nelle mani dei li-foicl, le' forze francesi si erano ritirate, avevano lasciato libero il campo. E, con la destra al potere, la Francia aveva venduto armi, elicotteri, aerei da caccia a Gheddafi, | iuìvi un. uawia tv uiieuuaii. | zzare 15 tonnellat Dopo il maggio '81, i libici sono sempre indietreggiati, il Paese ora è controllato dal suo governo legale, e da Parigi non è più partito un solo fucile per Tripoli. La presenza di elementi libici nel Nord del Paese? Certo, risponde il presidente: -Quando ho ■ incontrato Gheddafi, a Creta, ne ero informato. Gliel'ho ben detto, che lui i patti non li rispetta'. Ma non ci sono più forze offensive. E i soldati francesi sono a due ore di volo, in Centro Africa, pronti a tornare se le cose cambieranno. Intervenireìiel Nord del Paese? Il Nord, risponde Mitterrand, è deserto e montagna, disabitato. Il Nord è affare dei ciadiani o dell'Organizzazione africana. A meno, na- auuic uiiiutu.n, t\ menu, e di gas tossico turalmente, che Gheddafi rinforzi, ancora una volta, la sua presenza offensiva. Ma, appunto, l'intera vicenda del Ciad andrà giudicata alla fine. Come i passi francesi nel Medio Oriente: «Quando sono andato in Siria, molti mi hanno attaccato. Ma perché il segretario di Stato americano può andarci e io no? Vado dove voglio, e dove credo che la mia presenza sia utile agli interessi della Francia*. Del resto, ha ricordato Mitterrand, Peres e re Hussein hanno apprezzato: è molto importante che ci sia un Paese che può parlare a tutti,, hanno detto al Presidente francese. «La Francia è libera, io sono libero-. e. n. Motivi di «sicurezza»