Peckinpah, un irregolare del cinema

Peckinpah, un irregolare del cinema Il grande regista scomparso a Los Angeles, specialista in western «eversivi» Peckinpah, un irregolare del cinema Nei giudìzi su di lui è rimasta un'impronta di ambiguità - Era considerato da alcuni l'unico erede di John Ford Un mezzosangue indiano portato alla violenza, anarchico, fascista, ma molto bravo, per qualcuno addirittura l'unico erede di John Ford. Se si scorrono le ricorrenti lodi che hanno accompagnato i film di Peckinpah, il grande regista americano morto l'altro giorno a Los Angeles, si trova che nei giudizi su di lui è rimasta un'impronta di ambiguità: non si apprezzava mai del tutto, non si riusciva a respingerlo con vera convinzione. Sam Peckinpah era una specie di irregolare, spinto dal successo ad un inquieto manierismo, a rifare se stesso, mal a tradirsi. Era nato in California nella contea di Madera nel-26 con ascendenti indiani, una prozia •squaw-, e una famiglia di ex pionieri; c'era una montagna col suo nome, il monte Peckinpah. Diceva: «E' la vita che è violenta, io non faccio che adeguarmi». Per frequentazioni di giovinetta, per naturale cultura aveva il western nel sangue, gli toccò essere, dopo varie esperienze teatrali, televisive e registiche (assistente di Siegel per L'invasione degli ultracorpi) il rinnovatore e insieme il liquidatore del genere. Sfida nell'alta Sierra e La morte cavalca a Rio Bravo furono intesi al principio degli Anni Sessanta come frutti della nostalgia, crepuscolo del western ombrato di malinconia. Ma il caso di Sierra Charri| ba nel '65, osteggiato dal produttore e presentato in versione monca ripudiata dati' autore, mostrò la qualità vi' tale ed eversiva dei western di Peckinpah, la capacità di ripercorrere, svelandone l'enorme carica violenta, i retroscena e i mitt della storta nazionale: Così il film più celebre di Peckinpah, Il mucchio selvaggio, nel '69, è un'assoluta celebrazione violenta, storia di militari e banditi tra Messico e Usa durante la rivolueione di Poncho Villa, una strage all'inizio, una strage in fondo, ma in mezzo moia segnali anche ironici di consapevolezza storica e politica, sotto l'occhio opportunamente malinconico di William Holden. Addirittura una parabola sembrò La ballata di Cable Hogue, un Robinson del West, un cercatore d'oro abbandonato e tradito dagli amici che inventa per vendet¬ ta lo sfruttamento dell'acqua, il paleocapitalismo nel deserto. Piacque molto anche Pat Garretl e Billy Kid, nel 73, ma ci si chiedeva se l'esaltazione del bandito Billy non fosse troppo ridondante e retorica, quasi un calco involontario del western all'italiana. . . Il fatto è che Peckinpah vedeva anche più in là del we¬ stern, gli premeva, infischiandosene di tutte le accuse, il diritto dell'individuo a proteggersi e a ottenere giustizia, seguendo l'accezione originaria del mito americano. Tra la polizia e Robin Hood, secondo la spiritosa semplificazione di uno studioso di parte, Peckinpah sapeva bene chi scegliere. Cane di paglia, altro'lltolo famoso del regista, portò fuori del western questo 'dovere' dell'individuo a lottare contro la sopraffattone; ti professor Dustin Hoffman che stermina i suoi persecutori non vendica la moglie disonorata, ma rispetta una specie di antico limite: oltre questo punto, la violenza. Ci fu Getaway. ci fu L'ultimo buscadero, per dire che gli eroi di Peckinpah erano in fuga verso un regno ormai finito. Ma anche gli ultimi film, assai meno celebrati, Convoy, Òesterman weekend, hanno confermato l'amara consapevolezza dell'autore, pia forte di qualunque risorsa violenta: l'idea che anche nel western contemporaneo (spionaggio e armi) l'ultima partita è tra l'individuo e il meccanismo che necessariamente lo sconfigge. s, r. Bob Dylan in una scena di «Pat Garrett e Billy KJd» del 1973: un film che piacque ma fece discutere

Luoghi citati: California, Los Angeles, Messico, Rio Bravo, Usa