Tra i bambini nati con la sete di Mimmo Candito

Tra i bambini nati con la sete A Makallé, città assediata da ottantamila profughi della siccità che sconvolge l'Etiopia Tra i bambini nati con la sete Una settimana fa c'è stato un temporale: per i più piccoli la pioggia cadeva soltanto nelle favole - Ed è stata una tragedia, la broncopolmonite ha ucciso più della fame, si è aggiunta a scabbia, rogna, lebbra, diarrea, tubercolosi, morbillo, tifo - Un morto su due ha meno di 6 anni - Polemiche sugli aiuti: «Occorrono farina e perforatrici per l'acqua, non insaccati» DAL NOSTRO INVIATO MAKALLE' _ Torno a Makallé dopo una notte passata nel vecchio palazzo del Negus Giovanni. Abbiamo dormito vestiti, nelle stanze del cantinato, con i soldati sopra che facevano la ronda e scaldavano forte a terra per scaldarsi il sangue, gelati dal vento che scende dalle cime del Oheva. Appena dietro le ultime 'case di'Makallé, l'assedio dei profughi continua e s'allarga. Oli avvoltoi lo sorvegliano dall'alto. Nella prima alba i becchini scalzi hanno portato via i cadaveri della notte; quando si farà il totale della giornata, poco prima del tramonto e del coprifuoco, questi non saranno nemmeno nel conto del morti II cielo se li prende senza memoria. Una settimana fa è piovuto. Era un'eternità che non pioveva. Tra questi ottantamila disgraziati che campano di fame rannicchiati a terra ad Aspettare un aiuto, c'erano bimbi di 7 anni che non avevano visto mai la pioggia. Forse gliene aveva parlato la loro mamma, in una favola nuova, inventata dopo la Grande Siccità. Ma era solo una pioggia di fantasia. Il temporale è stato improvviso, col cielo subito nero e poi una valanga d'acqua. Un tempo, prima della carestia, la stagione delle ploggie qui cominciava a maggio; ora il calendario è tutto pazzo-, arso anche lui dalla lunga sete. I bimbi di quella favola nuova hanno guardato la pioggia con curiosità, poi con paura. Anche per i grandi poteva essere una festa. E' stata solo una tragedia. Il giorno dopo, 1 becchini scalzi hanno raccolto sulle loro barelle di tela il doppio di morti. La broncopolmonite fulminante aveva fatto una strage. Qui non ci sono ripari, la debolezza estrema ha fatto 11 resto. Dove la terra aveva argilla, 11 temporale assassino ha lasciato una pozzanghera. E' melma puzzolènte, ma c'è an- con, la coda per raccogliere quest'acqua. Tre metri più in là, un dromedario morto asfissia l'aria e sazia milioni di mosche. Dice un. giovane medico: «Ho Inviato a Addis Abeba un campione d'acqua. Ma non questa della pozzanghera, no, un bicchiere di quella che distribuiamo noi una volta al giorno. L'analista mi ha mandato a dire che l'acqua era satura di escherichla coli, cioè era diventata liquame di fogna: Sulle larghe splanate dell' assedio alla città la sopravvivenza è fatta di piccoli equilibri vitali, pratiche spesso sconosciute. C'è gente che campa ida un mese con un bicchiere di té al giorno. Una latta d'olio vuota viene venduta a 10 birr: sono 5 dollari, ma in quest'economia della disperazione vale una ricchezza. Perché la latta può essere usata per tenerci l'acqua, o la farina, o un pugno di grano. O tutto assieme. E in più, le mosche. Il recipiente s'Incrosta di sporcizia, di fatica, di terra. E l'acqua che vi viene versata pulita alla distribuzione diventa subito quella coltura di escherichia coli che infetta Ogni stomaco. .Non ce n'è uno che non abbia la gastroenterite violenta. Ma qui o si muore di sete o si muore di .diarree sanguinolente: n paesaggio è da maledizione biblica, piantato in un colore giallastro che è quello della terra polverosa, ma anche 11 colore delle tuniche con cui vestono 1 profughi. Accovacciata, grigia di polvere, quest'umanità che muore sembra fatta anch'essa di terra. Le mamme spidocchiano i figli, che spidocchiano le mamme. I bimbi che ancora si reggono in piedi lnseguono curiosi lo straniero, diventano una piccola folla che qualche grido d'adulto tenta inutilmente di spazzar via. A ogni sosta si stringono addosso, toccano, guardano. Porgono la mano. Come si fa a non stringergliela. Molti hanno la testolina bianca di scabbia, a qualcuno la rogna insanguina le braccia. Uno ha 11 naso mangiato dalla lebbra, un altro più grandino è ormai senza un orecchio. « E' lebbra attiva, ma che possiamo farci? Qui l'SOper cento ha la tubercolosi, c'è un'epidemia di morbillo e una di tifo. Ci manca solo il colera, e poi è la fine: I piccoli scheletri porgono la mano fiduciosa. I! medico è il dottor Agostino Miozzo, inviato qui con un team di infermiere dal sottosegretariato alla Coope razione. Hanno messo su un campo di tende a Qujah, a pochi chilometri da Makallé. Ricevono un buono stipendio, ma fanno una vita di vero sacrificio. Sono il dott. Roberto Turra, 1 tecnici, Giuseppe Rossi e Giorgio Oddi, le infermiere Mina Rocchlnl, Gabriella Grossi, Tiziana Cantarelli, Anna Beccarelll e Bianca Melchiorre La tendopoli è larga, ordinata, battuta dal vento. Cresce di una o due tende al giorno, ma fuori cresce anche l'assedio di quelli che aspettano al sole -e al. gelo. Sono duecento e trecento in più ogni giorno. Il governatore di Makallé, Fekadu Wakenni, ci dice: .E' un campo, organtetato in modo esemplare. Noi vogliamo istituire-una rotazione: la gente chea mano a mano ha ripreso vigore viene rispedita a casa con una provvista di cibo secco e un nostro impegno a farli torna¬ re qui, una volta al mese, a prendersi una nuova ragione di cibo secco: Wakenni è un uomo alto e gentile, parla da governatore. Ma la gente abbandonata a terra attorno a lui e a noi ha ormai solo la disperazione. Il bestiame è morto, la casa l'hanno bruciata per sopravvivere, un legno alla volta. C'è qualcuno che per arrivare fin qui ci ha messo un mese, anche due. Una madre era partita dal suo villaggio con quattro figli, ora ne ha uno soltanto. «Gii altri sono rimasti lungo la strada: Muoiono i bambini soprattutto, e soprattutto i vecchi. Il 46 per cento del morti d' ogni giorno (cioè un morto su ogni due) ha meno di 6 anni, era di quella generazione che non ha potuto conoscere la pioggia; il 27 per cento del morti ha più di 45 anni d'età. Il mondo qui si sta facendo corto, non resta passato e non resta futuro. Il signor Weddi, uno dei responsabili della Relief and RehabilitaHon Commisston che dirige lo smistamento dei soccorsi, insiste: «Gii aiuti che riceviamo non bastano. E poi ci mandano roba inutile, insaccati, frutta sciroppata, formaggi, carne in scàtola. Ci vuole invece grano non macinato (la farina ammuffisce), mais, riso, latte, biscotti per i bambini, nutrimento per i neonati. Ci vogliono coperte, tende: Aggiunge il dottor Miozzo: «Ci vogliono cucine da campo. E contenitori per l acqua: un Qualsiasi recipiente di plastica che possa essere usato solo per l'acqua e bloc¬ Makallé. In testa alla quotidiana lunga fila di profughi affamati, un bimbo prende il cibo per sé e un parente al campo di Alamata care l'estendersi delle infezioni: La terra è secca, dopo dieci anni di aridità. Ma, sotto, 1' acqua c'è. .L'abbiamo scavata anche a mano — dice il salesiano Cesare Bullo che dirige il programma Work finfood —, Proprio scavata a mano, col martello e gli scalpelli. L'abbiamo trovata anche a 25-30 metri. Se ci mandassero qui una macchina perforatrice con due tecnici, potremmo trovarla dove ce n' è di più, a 75-80 metri. Con meteo milione di dollari si possono salvare due milioni di persone. Non chiediamo troppo. Aiutateci, in nome di DIO: La lunga siccità ha abbassato le falde d'acqua. I pozzi del contadini ormai tiravano su solo sale. I campi morivano, il bestiame moriva. Un bue che ancora l'anno scorso veniva pagato al mercato 4S0 birr ora viene venduto a 60. Ed è magro più d'un chiodo, con la pelle anche lui appesa alle ossa. Non ci sono più campi da coltivare, non c'è più bestiame da allevare. I contadini sono diventati profughi, l'Africa si trasforma in un continente di parassiti senza storia e senza speranze. Mi hanno raccontato di un uomo che era partito dal villaggio con due pecore, per venderle al mercato di Makallé. Una gli è 'morta lungo la strada, un'altra l'ha venduta per 11 birr soltanto, un quarto del suo valore di un tempo. Con 10 birr ha comprato una «misura» di grano (5 chili), con 50 centesimi se 1' è fatta macinare. E' morto di stenti lungo la strada di ritorno al villaggio, aveva mezzo birr in un sacchetto appeso al collo e la sua «misura» di grano macinato nascosta sotto il corpo. Nella tendopoli di Qujah 1' altro ieri è nata una bambina. Pesava poco più di un chilo. L'hanno messa nell'incubatrice, che è il nome con 11 quale le infermiere chiamano uno scatolone di cartone coperto da uh velo di garza. •Facciamo di tutto perché sopravviva: Forse le daranno un nome Italiano. I nomi del resto contano poco: fame in amarlco si dice temlé, e vuol dire sempre gente che muore, Mimmo Candito

Luoghi citati: Addis Abeba, Africa, Etiopia, Makallé