La corsa dello spumante per battere lo champagne di Sandro Doglio

La corsa dello spumante per battere lo champagne Il prodotto italiano conquista larghe fette di mercato La corsa dello spumante per battere lo champagne DAL NOSTRO INVIATO : CANELLI — Champagne o spumante? Fino a qualche anno (a la frontiera fra i due tipi di vino con le bollicine segnava anche 11 passaggio alla ricchezza, al benessere, In certi casi all'eleganza o per lo meno allo snobismo. EU ordinava champagne al nightclub ma In famiglia si facevano 1 brindisi con lo spumante; la differenza fra 1 due era abissale, nella qualità e soprattutto nel prezzo. Un'accorta politica di Immagine dei francesi aveva assodato lo champagne a tutto ciò che era festa e lusso. Quando si trattò di definire 1" esclusività nazionale di certi .nomi, mentre agli italiani restava 11 vermouth, Parigi si appropriava — e con ragione — dell'uso oltre ohe del home «cognac», anche del nome •champagne». Prodotto secondo un metodo Inventato nella seconda meta del XVII secolo dal domenicano Dom Perignon, il vino francese con le bollicine rappresentava uno dèi massimi introiti del commercio estero Oltralpe, ed era anche una delle maggiori voci della nostra borsa della spesa voluttuaria all'estero. Ma da qualche anno le cose sono cambiate. I vinlcoltori Italiani si sono resi conto che potevano fare anche loro un vino champagne: l'uva adatta — Pinot e Ohardonnay — cresce anche nel Trentino-Alto Adige, nel- la Franclacorta (a Sud del lago di Lecco), nell'Oltrepò Pavese e su certe colline delle Langhe. Il metodo di Perignon non è più un segreto. E 1 risultati sono spesso eccellenti: In qualche concorso internazionale tra esperti che non conoscevano l'origine del vino, gli spumanti italiani hanno ben figurato, in certi casi addirittura battuto i blasonati francesi. Inoltre c'era la faccenda dèi prezzo: fra costo d'origine, etichetta, trasporto e tasse, gli champagne francesi erano venduti al doppio, spesso anche al triplo o al quadruplo degli spumanti italiani. Tutto ciò contribuendo, con l'aggiunta di un pizzico di orgoglio per il «made In Italy» e la rinuncia cosciente a una certa esterofilia, gli spumanti italiani fatti con il metodo champenols (cioè esattamente come sono fatti gli champagne francesi), sono riusciti a conquistare una larga fetta di mercato e di prestigio. 81 calcola — ma le statistiche sono abbastanza Imprecise e spesso contradditorie — che in Italia si consumino ogni anno oltre 100 milioni di bottiglie tra spumante e champagne. Un paio di bottiglie per famiglia — in media — vengono poi stappate in questi giorni, tra Natale e Capodanno. Oggi una bottiglia di buon spumante italiano — metodo champenols — è venduta a 10-20 mila lire, con eccezioni che raggiungono le 33 mila lire (la «riserva» Giulio Ferrari di Trento) o addirittura le 40 mila lire (per una bottiglia di Ca' del Bosco di Franclacorta, mlllesimato). Nel recente, grande «Catalogo degli spumanti e champagne» di Luigi Veronelli, sono elencati accanto a 305 champagne francesi, anche 45 spumanti italiani. Ma l'autore è noto per essere molto selettivo e talvolta anche troppo partigiano. In realtà le etichette di spumante italiano sono più o meno mille, prodotte da oltre 300 aziende,'. Uno spumante — si parla sempre di quello classico, metodo champenols come lo champagne — per essere buòno deve avere almeno 2 anni di invecchiamento e lavorazione, e dovrebbe essere bevuto entro 1 successivi 2 o 3 anni. Va conservato al fresco, la bottiglia orizzontale, e deve essere servito a una temperatura di 4*-5". I grandi esperti sconsigliano di metterlo a raffreddare nel frigorifero: in questi giorni d'inverno sul balcone o sul davanzale esterno della finestra acquista la temperatura giusta. Anche per servirlo ci sono regole precise di galateo. Il bicchiere — sostiene Franco Tommaso Marchi, uno del più celebri sommellers d'Italia — deve essere •molto allungato, da permettere di dare Ubero sfogo al gioco delle bollicine: «Solo gli spumanti dolci — aggiunge — possono essere assaporati in bicchieri a forma di coppa-. La leggenda che la classica e ideale coppa per lo champagne sia stata modellata sulla forma del seno della Pompadour, va cosi un po' a farsi friggere; oppure che significa che re Luigi, amico della Pompadour, non era poi un dotto bevitore di champagne. - Mentre lo champagne francese è tutto prodotto nella re¬ gione stessa di Champagne, con uva coltivata e raccolta sul posto, In Italia è lecito ad aziende che risiedono in zone dovè non crescono le uve da spumante di acquistarle altrove e di vinificarle nel propri stabilimenti: nessuna meraviglia che ci siano quindi spumanti champenols' con il marchio per esempio del toscani Antlnori o Frescobaldi. Lo stesso, del resto, fa uno del maggiori e più abili spumantierl italiani, Alberto Contratto di Cartelli (che ha lanciato quest'anno la gigantesca bottiglia jeroboam, che tiene 3 litri). Come Contratto fanno del resto anche Cinzano e Gancia. Tutto piemontese, e tratto da un'Uva Pinot-nero che cresce a Serralunga d'Alba, sujle stesse colline del Barolo, è invece il «brut Oattinera» di Fontanafredda. Mentre champagne francese e spumante italiano sono fatti, tutti, con uve nere, il mSoldati la Scolca; nasce — eccezione — da uve bianche piemontesi: il Cortese e 11 Pinot-bianco coltivati a Gavl. Sandro Doglio

Persone citate: Alberto Contratto, Franco Tommaso Marchi, Frescobaldi, Gancia, Giulio Ferrari, Luigi Veronelli, Pinot, Pompadour

Luoghi citati: Fontanafredda, Italia, Parigi, Serralunga, Trento