Se piange il cuore meccanico

Se piange il cuore meccanico UN CASO CHE SUSCITA INTERROGATIVI SCIENTIFICI E UMANI Se piange il cuore meccanico La medicina «ad alta tecnologia» sta facendo conquiste, rivoluzioni - Ma la vicenda di William Schroeder è insieme un successo e un problema inatteso - L'uomo-esperimento giace nel fondo di una depressione da cui, pare, non può risalire - E' stato operato «troppo vicino all'anima»? - Lo hanno affaticato le contìnue interviste televisive? • Tra le polemiche, gli psicologi cercano una risposta NEW YORK — Improvvisamente l'uomo col cuore ■meccanico ti è spaventato. La paura l'aveva preso alla gola, e gli saltava intorno. Ma il suo cuore meccanico non poteva andare di corsa, e non poteva perdere un battito. Il cuore meccanico non sente paura e non può rifletterla. Allora la paura corre nel corpo e ti fa stare male. Questo plU o meno accade' a William Schroeder, l'uomo che vive legato a una macchina, narrato in un compito in classe da un bambino di Palo Alto, in California, il giorno in cui il celebre ammalato di .Humana Hospital» è stato sul punto di morire. La paura, ha ragionato il bambino, fa battere il cuore più svelto. Ma per William Schroeder, l'uomo col cuore meccanico, la velocità è stabilita dal medici. Però i me-, dici non possono impedirgli di spaventarsi. Perché avrebbe dovuto spaventarsi, con tutti quei medici e quelle macchine intorno?, hanno chiesto i giornalisti al bambino di Palo Alto. Perché certe volte uno vede i fantasmi, ma non fuori, li vede dentro, come nel sogni. Lì non arrivano le placchine, non arriva tutto quel battere fabbricato dai medici. Allora se non può scappare insieme col suo cuore dove può rifugiarsi? Fino a questo momento il dr. De Vries, l'inventore del cuore meccanico, non sembra in grado di' rispondere alla domanda del bambino californiano. Anzi, per quanto .ne sappiamo, non ci ha neppure pensato. • Vn dubbio di tipo non tecnico sul cuore meccanico, i medici dell'Humana Hospital però l'hanno avuto. Hanno fatto sapere, in una di quelle dichiarazioni che a loro piace rilasciare ogni sera davanti alle telecamere, che faranno ventre uno psichiatra. Il fatto è che l'uomo col cuore meccanico continua a piangere. Il dottor De Vries che deve essere un tipo tutto d'un peeeo, capisce il rischio ma non lo smarrimento, il gesto di osare ma non la stretta della paura. Avrà messo un braccio sulla spalla di Schroeder, avrà tentato qualche battuta, da uomini al fronte. Ma, ha dichiarato, «non c'é niente da fare, l'uomo continua a piangere». «Il .cuore meccanico invece", e qui la voce del medico ingegnere si alea un poco di tono, giustamente piena di orgoglio, «funziona splendidamente». Le riprese dirette della tv infatti continuano a farci sentire che la stanga di William Schroeder è piena di questo rumore instancabile, come il motore di una nave alla fonda che però deve tenersi pronta a partire. Vi sono state nove o dieci riprese dirette sia dalle trin cee deH'.intenslve care» che da quelle della camera in cui William Schroeder si è risvegliato euforico e voleva che tutti gli mettessero una mano sul petto per sentire il suo battito. Poi è stato male, e un po'si è ripreso, ma giace nel fondo di una depressione da cui, pare, non può risalire. Le riprese televisive hanno provocato polemiche e accuse cui i medici di Schroeder hanno qualche difficoltà a ribattere. Non si potevano diffondere semplici fotografie? Non sarebbe stato meglio che, in luogo del medico presentatore che spiega la sua Invenzione in diretta dalla stanga dell'uomo col cuore meccanico, ci fossero stati pacati bollettini medici e comunicazioni a distanga, come si addice alla scienza? Con Reagan L'uomo col cuore meccani co ha parlato al Paese tre volte. La prima non riusciva a star calmo per l'eccitazione di essere vivo, di essere salvo e di essere celebre. E' umano ed è comprensibile. Ma c'è da chiedersi se non era un rischio da cui i medici avrebbero dovuto fermamente proteggerlo. La seconda voltaci hanno fatto vedere l'uomo col cuore meccanico mentre parlava al telefono col presidente Reagan. Non so di chi sia stala l'idea, ma per capire quanto difficile sia per Schroeder rendersi conto di un slmile evento basti dire che ha cominciato a lamentarsi col presidente, del ritardo detta pensione. Ricordo che qualche con»-1 mentatore televisivo ha trovato di cattivo gusto discute- re la pensione col presidente degli Stati Uniti mentre si stava celebrando una tappa della storia. scientifica. Schroeder evidentemente non lo sapeva. Reagan comunque si è interessato e quando gli impiegati della «Social security», un giorno e mezzo dopo, si sono presentati all'ospedale con gli assegni arretrati, c'erano di nuovo le telecamere, e l'uomo col cuore meccanico ha dovuto fare un discorso, al presidente e al Paese, per dichiararsi contento: La porta della stanza era aperta, passava in quel momento una bambina nel corridoio, segno che nessuno si stava preoccupando di proteggere,dal péso di ina, ,t?l.to[ pubblica il paziente insolito. •Vuol sentire 11 pilo cuore?..,, ha chiesto Schroeder sòilé- ' vandosi dal letto alla bambina che passava nel corridoio. La bambina è entrata, ha appoggiato la mano sulla vestaglia di Schroeder e si è visto che apriva la bocca a forma di «o» per la meraviglia. Con la testa piegata ad angolo fra il letto e il cuscino, una posizione triste da cui nessuno l'ha sollevato, il signor Schroeder'- ha pianto per la prima volta e si asciu-. gava gli occhi con la mano. Le telecamere, felici, sono rimaste puntate verso il letto. Nel silenzio, il rumore del. cuore meccanico sembrava enorme, t Passata ' l'euforìa di William Schroeder, passata anche la crisi che lo stava stroncando, dovute a certe ragioni meccaniche, a certe ragioni fisiche e a certe ragioni misteriose che i medici non hanno capito, adesso l'opinione pubblica sta diventando più severa con questi chirurghi di grande talento e di minima discrezione., Perché tutto questo spettacolo? Perché esibire pubblicamente un malato che non può difendersi? Timori Afa dietro queste domande — che significano soprattutto «non si poteva fare un po' meglio?» — ce ne sono altre cui forse la gente — e il bambino di Palo Alto — non avrebbe,pensato se la vita in pubblico di William Schroe/der. non fiUmte costretto ad assistere anche 'alla sua depressione. Alcuni si chiedono: sarebbe stato così male l'uomo col cuore meccanico se invece di essere spinto davanti alle telecamere fosse stato accompagnato delicatamente nel viaggio di rientro dalla sua euforia, comprensibilmente eccessiva, dopo l'operazione? Non potevano sapere i medici che dopo una ventata di esaltazione fatalmente il ciclo si rovescia nella depressione? Non hanno colleglli psicologi, non hanno mai parlato con l'allenatore di un atleta spinto a sforzi eccessivi?. Adesso lo psichiatra è arrivato, e vengono avanti con lui altre ansie, altri dubbi. Sul Catholic New York un lettore si è domandato se il chirurgo De Vries non abbia, operato «troppo vicino all'anima». Un gruppo di analisti junghiani più pacatamente risponde che non si spinge un uomo in un simile viaggio senza sostenerne la psiche. «E' come un viaggio nella Luna, hanno detto, un camminare da soli e per primi in un inesplorato deserto. E' un precipitare da un sogno all'altro, dalla quasi certezza di morire alla, quasi certezza di vivere ma a condizioni sconosciute sta alla mente che al còrpo». Gli psicologi stanno adesso cercando di dare una voce adulta e scientifica al timore del bambino di Palo Alto,, Una visione -non ■mistica al dubbio del lettore cattolico. Una volta reciti i rappòrti fra uri uomo e un puntò essenziale del suo corpo, può' avvenire senza intralci l'aggancio alla macchina? Si sa che vi sono problemi meccanici, e problemi fisiologici e' di adattamento, che però ci vengono ancora spiegati come se fossero sólo materiali. Aggiustare, rallentare, rivedere. Ma il corpo tratta la macchina da cut dipende la vita come se fosse una ferita, ci dicono. Se questa è una risposta (la macchina come ferita e ti corpo che cerca di chiudersi, dunque forma coaguli e attenta alla sua stessa sopravvivenza) non siamo in prer senza di uno scontro ette si gioca al confini fra fisiologi¬ co e inconscio, una frontiera che i chirurghi non avevano neppure considerato? L'uomo col cuore meccanico piange e non riesce a spiegare perché, mentre la sua macchina pompa e pompa e non perde un colpo. Se, come tutto il mondo desidera e spera, non ci saranno incidenti di funzionamento e di manutenzione, a chi toccherà — e conte — farlo risalire dalla sua valle di solitudine? ■ Ormai è evidente che la vicenda dell'uomo-esperimento si aggancia clamorosamente al dibattito che in questi tempi divide fino a posizioni estreme la medicina americana e che ha creato due schieramenti. Da un lato c'è ' la medicina high tech, come è stata definita, in parte per lodare, in parte per/irridere, la'nuova terapia a base di macchine. Quei miti Si parla di «farmacia nucleare», di sonde che percorrono le arterie, di scosse ultrasonore che cambiano il comportamento del tessuti, di laser che miniaturizzano il male. Dall'altra c'è la medicina delle mani che toccano, del contatto personale e' mentale, un po'da sciamano, del dottore che ascolta, che esplora, che pària al malato, e che lo spinge a ragionare insieme della sua malattia, a diventare •co-manager» della impresa di ritornare sano. S'intende che nessuno ha argomenti bastanti per abbattere il mito della medici* na high tedi. Sta facendo troppe conquiste, troppe rivoluzioni. Ma una di queste rivoluzioni — ha scritto Max Gerson, autore di un libro su Nuovi eroi, nuovi miti — è un atteggiamento macho e quasi militare del medico, che altea tutte le forze contro il male e così facendo spesso immagina un fronte unico che unisce male e malato, e li combatte entrambi In nome della vittoria. E allora — scrive Gerson—capito di sorprendere il medico che loda il paziente come si loda un soldato, se ce la fa a superare un dolore, una prova, una paura, un momento difficile. E a giudicarlo male, apertamente e tenga ritegno te fallisce il suo test di milk tante deciso a tutto. La scorsa estate la rivista New Yorker ha pubblicato due lunghi artìcoli dedicati ai modelli che l giovani medici si assegnano per il loro ■futuro professionale. E ha fatto notare che un numero sempre più grande di giovani dotati e con votazioni brìl' tanti vanno a fare i medici in piccoli centri di campagna per essere sicuri che resteranno vicini, fisicamente e psicologicamente ai loro malati. E molti raccontano degli ospedali high tech dove solo le macchine — non più le mani — toccano il paziente, e la lotta contro la malattia assomiglia al duello con le spade luminose di Guerre stellari. «La forza del medico e la strategia della scienza coincidono e non hanno niente a che fare con 11 corpo inerte del malato». Quando parlano di William Schroeder i medici di •Humana Hospital, si domandano perché non smette di piangere e sono sinceramente perplessi. E' evidente che tono irritati da queste complicazioni non tecniche. 'Un^'è anche arrivato a dire in televisione: «Be', perdere ■lina partite non vuol dire perdere 11 campionato». Qualcuno avrebbe dovuto entrare insieme a Schroeder nel tunnel delle angosce invece che andare in televisione, qualcuno doveva restargli accanto, nel limbo inesplorato, doveva avere la pazienza di sostare con lui al confine. Dicono i giovani medici nell'articolo del New Yorker: «Che cosa serve conquistare nuove frontiere se non restiamo a presidiarle insieme col malato?». Il dibattito sulla nuova medicina, e forse sulla sua qualità e il suo senso, è cominciato adesso, con il pianto inconsolabile di William Schroeder, solo col suo cuore meccanico. Fnrio Colombo I xmisville (Kentucky). William Schroeder, l'uomo dal cuore meccànico, a tavola con i famigliari il giorno di Natale. Ieri i medici dell' Hu-' mana Hospital hanno annunciato che «parecchi pazienti» chiedono di essere sottoposti allo stesso intervento (Telefoto Ansa-Ap)

Luoghi citati: California, Kentucky, New York, Stati Uniti