Smith contro Orwell

Smith contro Orwell Smith contro Orwell ALDO RIZZO Leggo che il leader sovietico Konstantin Cernenko ha definito «dilapidatori» i metodi con i quali è stata finora gestita 1' economia del Paese, preannunciando una «grande e complessa svolta», in vista di accrescere la produttività. E mi torna in mente un editoriale del penultimo numero ddVEconomist, dal titolo «Mr Orwell versus Mr Smith». Il 1984, notava il settimanale inglese, doveva essere, secondo la profezia di George Orwell, l'anno del Grande Fratello e della sua burocrazia tecnocratica e totalitaria, e invece ha visto il trionfo postumo di Adam Smith, il primo e più celebre teorico dell'economia di mercato. Naturalmente non è pensabile che la dirigenza dell'Urss stia per convertirsi alle teorie liberisti che. Cernenko, come già Andropov, punta alla «razionalizzazione» del sistema sovietico, alla lotta agli sprechi, e cosi via. Ma è un fatto che, intanto, siano sempre più frequenti e sempre più autorevoli, a Mosca, le ammissióni che il. modello-guida del socialismo burocratico, così com'è, non funziona. E che dire della Gna, dove è ormai messo in discussione perfino il riferimento, a Marx? Anche lì, non è il caso di trarre conclusioni frettolose: una cosa è «aprire» al mercato e agli investimenti stranièri e un'altra cosa è smantellare il complesso apparato di partito e di Stato, che si è identificato finora con la pianificazione socialista (quello sarebbe il salto). Ma gli, «elementi di privatizzazione» che Deng ha progressivamente introdotto nel sistema cinese (in contrasto con gli «elementi di so- cialismo» che i pc occidentali vorrebbero progressivamente introdurre nel sistema di mercato) destano una clamorosa novità per quello che -avrebbe dovuto esseie 1' «anno di Orwell». E un analogo discorso si può fare, nell'Est europeo, per un Paese come l'Ungheria. In Occidente, poi... basterebbe la trionfale rielezione di Reagan, nella scia di un vistoso risanamento economico, condotto nel nome della-vecchia ortodossia liberale. Ma ci sono anche i boom di tipo occidentale in Asia, da quello ormai storico del Giappone a quelli recenti di Taiwan, della Corea del Sud, di Singapore. E, in Europa, da una parte c'è la Thatcher, il Reagan europeo, e dall'altra i ripensamenti liberali di leader-, socialisti che pure dispongono della maggioranza assoluta, come il francese Mitterrand e lo spagnolo Gonzalez. Anche qui bisogna intendersi, non è proprio il ritorno all'ortodossia del mercato. Certe regole di base dello Stato «sociale» sono ormai anch'esse parte integrante dell'economia occidentale. Lo stesso Reagan ha demolito le vecchie strutture «rooseveltiane» più nelle dichiarazioni che nei fatti. Ma c'è una parola che corre per tutto l'Occidente, ed è deregulation, cioè liberazione, per quel che è possibile, per quel che consente la complessità dello Stato moderno, dei comportamenti individuali, delle energie creative. Come spiegare questa trasformazione dell'anno di Orwell nell'anno di Smith?, I liberali.classici diranno che la libertà è invincibile. Altri parleranno di cicli. Una conclusione, pur se generica anch'essa, è che la storia, quella reale, è sempre, e comunque più forte delle profezie. cSi

Luoghi citati: Asia, Corea Del Sud, Europa, Giappone, Mosca, Singapore, Taiwan, Ungheria, Urss