L'imputato post-moderno

L'imputato post-moderno IN ITALIA, DOPO IL CLAMORE, PROGETTI MA ANCHE POLEMICHE L'imputato post-moderno Questo stile architettonico invade le città? - Portoghesi, il capofila, elenca i pochi lavori avviati: a Roma la sua moschea e la nuova Opera, a Genova il Carlo Felice - «Incontriamo forti ostacoli» - Ma Benevolo considera 0 movimento «superato» - De Cario: «Maschera i problemi con le colorine e le facciate bizzarre» - Piano: «Un discorso infantile, fatto di reperti male assortiti» DAL NOSTRO INVIATO ROMA — La moschea di Paolo Portoghesi in costruzione a Roma, il teatro Carlo Felice di Aldo Rossi e Ignazio Oardella approvato a Genova: il post-moderno sta entrando nelle grandi città italiane, dopo aver fatto parfare di té soprattutto con provocazioni mondano-culturali (le facciate posticce della via •Novissima» alla Biennale di Venezia) e con progetti rimasti sulle pagine delle riviste di architettura? Lo domando a Paolo Portoghesi, capofila del movimento in Italia, ottenendo un elenco piuttosto magro: «Al due esempi di Roma e di Genova si può aggiungere ben poco. Quaronl, che potrei definire un convertito, ha progettato 11 rifacimento del teatro dell'Opera a Roma, con nuova facciata. Qui incontriamo forti ostacoli, come ogni nuovo movimento.. Leonardo Benevolo, storico, critico e progettista, t di parere diverso. Considera il post-moderno un fenomeno ormai superato: «Oggi si approvano o realizzano pochi progetti di etichetta postmoderna che erano stati ideati tra U 1976 e il 1980, gli anni del massimo clamore negli Stati Uniti. Tutto avviene da noi con un certo ritardo, quando ormai si è capito che i problemi dell'architettura e dell'urbanistica di domani sono ben altri». Problemi seri, che i post-moderni oppongono alla serietà l'atteggiamento ludico, alla chiarezza l'ambiguità, al rigore Urania. Mi sembra auto-ironica questa osservatone di Portoghesi: «Stranamente il post-moderno ha esordito in Italia con i cimiteri Quello di Aldo Rossi a Modena, il piccolo cimitero di Parabita, nelle Puglie. La cultura razionalista aveva sempre tra- » ìtt i r t t il i ■ iliSiit 11 ■ i f «iinaw r crrraiCTT,vTr~vost» IrtottetnO• valóri sim' feroci, come Bruno Zevi, accusano infatti Aldo Rossi (il post-moderno italiano più celebrato all'estero) di saper immaginare soltanto cimiteri, caserme e prigioni. Ma cos'è il post-moderno? Il termine è usato con significati ambigui nelle lettere è nelle arti, non soltanto in architettura. Si presenta come rivolta all'autoritarismo del moderno che voleva, tutto racchiuso nelle sue certezze. Certezza di essere appunto moderni, di pensare e realizzare il progresso, di definire il nuovo e iljbello. In architettura il post-moderno italiano ha un'indubbia carica di suggestione, prevalentemente attraverso gli scritti e i. discorsi di Paolo Portoghesi, molto lucido, persuasivo, «capace di notevoli intuizioni e anticipazioni» come dice Benevolo. Difficile non essere d'accordo sul superamento di stereotipi e dogmi che avevano provocatò..4inondaeione del pseudo-moderno. Milioni di caie disegnate copiando in forma volgare i manuali del razionalismo: niente tetti, terrazza, I rischi Dice Portoghesi: «La gente rifiuta le mostruose periferie, preferisce i centri storici, i quartieri ottocenteschT Questo conferma il fallimento dell'architettura moderna». Ilgiudizio globale di fallimento e, unpq" sbrigativo. Ma quel che lascla^pèrplessi è il salto dalla teoria post-moderna alle proposte pubblicate suite riviste o esibite nelle mostre. Il giudizio di Giancarlo De Carlo, uno dei più indipendenti tra i maestri riconosciuti, è molto severo: «Non è una scoperta del post-moderni l'esigenza di rendere più piacevole l'aspetto degli edifici, di tener maggiormente conto della storia come del paesaggio, di curare l'arredo urbano. Predicano tutto questo ma agiscono In modo contraddittorio, senza rispetto per 11 cittadino-utente al quale impongono nuove mode senza motivazioni. Quel che va combattuto nel post-moderno è la tendenza a eliminare o sottovalutare ì problemi di fondo,' masfcherandoil con le colonne e le facciate bizzarre o divertenti. Un quartière 6 civile se le sue strutture, le sue abitazioni e 1 suol servizi sono ben progettati, non soltanto se ha un aspetto gradevole». Uno dei rischi del post-moderno è il ritorno al pezzo di architettura come quadro di autore, spesso alla ricerca di effetto gratuito. Si pensi alle •case-faccia, di Jeneks, al grattacielo di Philip Johnson, a Pittsburgh, con guglie di vetro «ispirate ai duomo di Milano». Dove la provocazione è voluto, senza seguito concreto, si cade spesso nel cattivo gusto. Le famose facciate della «via Novissima, a Venezia, con firme celebri (Bofill, Robert Venturi, Charles Moore e altri) mescolavano reminiscenze egizie, greche, romane, con un po'di Palladio e svolazzi enigmatici. «Abbiamo un certo gusto della profanazione, non riproponiamo le forme antiche in modo letterale, come nell'Ottocento», ribattono i post-moderni. ' Nel suo Post-Modern, pubblicato dalia Electa, Paolo Portoghesi fa seguire a pagine accQtttvan^una serie, di • esempi. Il progetto della Osi ideila nuova città- Vallo di ' Diano;'firmata' PortodhésfErcolani-Massobrto,' mostra una specie di torre di Babele che si avvolge su se stessa. Difficile spiegarla con i suggerimenti del paesaggio e dell'ambiente. Il richiamo alla stòria: la pesante torre del teatro Carlo Felice sarebbe ispirata ai palazzi genovesi del '5-600. Ma somiglia a quella progettata dallo stesso Aldo Rossi per il centrò congressi di Milano (non realizzato) che si diceva guarda¬ re al neoclassicismo nordico. Né si possono dimenticare altre forme analoghe détto stesso autore, fino al grande cubo del cimitero di Modena. «Il progetto diventa autobiografia, con qualche citazione» commenta De Carlo. Etichette «Post-moderno può essere tutto e 11 contrario di tutto. La teoria è valida per quel che si riferisce al rispetto della memoria nella citta, all'importanza della lezione del passato. Ma in pratica 11 discorso architettonico diventa infantile, fatto di reperti male assortiti. Io non rifiuto $1archi e Je colonne in assoluto: dipende dal come li fai e perché» mi dice Renzo Plano. OH ricordo che Charles Jeneks, uno dei padri dei Post-Modern, cita la sua opera più famosa, il Beaubourg, come un modello della nuova tendenza. ■ «Mi hanno anche detto,, confida Piano, che col Beaubourg lo avrei distrutto li concetto stesso di composizione, sigillando la fine del moderno. Tutto questo è ridicolo. Le etichétte appartengono al regno delle paro-. le. Io credo che la crisi dell' architettura moderna vada superata cercando il continuo adeguamento al bisogni e alle aspirazioni della gente. Per farlo dobbiamo ricorrere alla scientificità nella progettazione, dobbiamo usare le nuove tecnologie come quelle artigianali. L'architetto non deve limitarsi al bel disegno, deve anche saper lavorare al dettaglio, al giunto come alla serratura, alla ventilazione e alla. diffusione della luce». Questa concezione dell'architetto, esposta da chi ha realizzato il Beaubourg ma anche il nuovo museo di Houston (con soluzioni originalissime per la luce) e il laboratorio per il restauro dei centri storici, richiede fatica, grande impegno. Il post-moderno ha una ben diversa facilità d'uso e perda entra con disinvoltura nell'insegnamento universitario, affascina tecnici e amministratori comunali. Questa è, secondo De Carlo, un'insidia grave: «Focalizzando Tinte-, resse sull'involucro si posso-: no compiere ape razioni disinvolte. La burocrazia accetta volentieri 1 nuovi stereotipi, più facili da usare. I problemi dell'organizzazione dello spazio, del rapporto tra architettura e società, vengono messi da parte. Tipico l'esemplo dell'appalto-concorso: l'impresa decide e orienta il progetto, l'architetto disegna la facciata». Anche Leonardo Benevolo teme che l'influsso del postmoderno porti alla rinuncia urbanistica: «Le forme che propongono sono quelle del momenti in cui ebbe via libera la rendita fondiaria. Rinunciando ad Inventare nuovi modelli urbani, collocano gli edifici sulle strade e sulle piazze in piena indifferenza dell'interesse pubblico, come si faceva sui terreni, privati fuori di ogni control'-' lo. Il post-moderno potrebbe andare di pari passo col ritorno al predominio del privato nell'uso dei suoli. Le' conseguenze sono immaginabili». Resta perù qualcosa di positivo: lo stimolo al riesame critico dei canoni moderni che non hanno dato buona prova, principalmente nell'edilizia abitativa. Senea però accontentarsi di imbellettare t quartieri sbagliati in cui la gente non riesce a vivere. Mario Fazio Il plastico del progetto che recentemente ha vinto il concorso per la ricostruzione del teatro Carlo Felice di Genova, bombardato 40 anni fa