L'oro dei papiri di Carlo Carena

L'oro dei papiri ; A ERCOLANO DUEMILA ANNI FA L'oro dei papiri < Ercolino si stendeva fra le basse pendici del Vesuvio e la costa, una decina di chilometri, a Sud di Napoli. Non grande (forse quattro o cinquemila! abitanti), godeva però di una raffinatezza ignota alla vicina Pompei. Bochc taverne e bot-1 teghe, traffico poco intenso. Invece alti palazzi e case tranquille. Il quartiere phi splendido era costituito da ville, distese su terrazzi che andavano a morire nel mare, una. delle quali appartenente a un ricco t colto padróne, probabilmente Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio' Cesare. Isolata all'interno di un ampio parco con orti, vigneti, boschetti e un suo porticciolo, appagava certamente il gusto romano per le vedute delle insenature profonde e degli alberi che si specchiano nelle acque. A quel luogo raffinato e a quel nobile signore dobbiamo, .a duemila anni di distanza, il recupero di uno dei tesori più preziosi- dell'antichità Egli , usava radunare intorno a sé alcuni dei maggiori ingegni del tempo. Quando lo scompiglio della prima guerra mitridatica portò a Roma, fra gli altri Orientali, il filosofo Filodemo di Gadara, questi trovò ospitalità nella villa, di Pisone e vi attrasse Varo, Rufo, Orazio, Virgilio, in incontri e conversazioni che non è nemmeno facile immaginare. li Filodemo sistemò anche la propria biblioteca e i propri scritti, la«ciandoveli quando, verso il 35 a. G, venne a morte. ' Tutto quel mondo beato fu sepolto un secolo dopo sotto . le ceneri dell'eruzione vesuviana del 79. Fino a che, a metà Settecento, Carlo VII di Borbone, non senza mire di lustro e prestigio da contrapporre all' opulenza antiquaria dei papi, diede inizio agli scavi. Ed ecco riaffiorare, nel terreno di un convento agostiniano, i rotoli combusti dei papiri della biblioteca del vecchio Filodemo. . Cominciava per- loro una nuova vita; documentata ora in un volume iconogràfico di Mario Capasso (Storia fotografica dell'Officina dà patiti ercolami, editrice Bibliopolis), che raggiunge e intende soprattutto onorare i nostri anni, 3uando Marcello Gigante ha ato straordinario impulso al lavoro di restauro, lettura e pubblicazione dei rotoli ercolanesi. Certo non siamo più ai tempi e ai metodi descritti dal Winckelmann nelle sue lettere e relazioni da Napoli: quando presiedeva ai lavori un vecchio canonico «quasi rimbambito, che non legge parola nei volumi», coadiuvato da un allievo «che straccia un po' di greco una volta la settimana» e da un copista che «ha il segreto e la flemma di sciogliere i papiri senza saper leggere il greco, ma copia tale quale gli pare). E siamo ben lontani dalla rozzezza di un Paderni, che imbeveva i rotoli papiracei nel vino, per ammorbidirli e poi tagliarli verticalmente con un coltello, gettando il torso troppo arrotolato e salvando solo la buccia esterna, più facile da aprire. Per non parlare della semplice follia del principe di Sanse vero, geniale ideatore di un bombardamento dei volumi ad opera di micidiale mercurio. Oggi si procede secondo il metodo assai avanzato del bibliotecario viennese Anton Fay X ckelmann: ridata elasticità ai rotoli inceneriti mediante pennellate di succo di papiro, si allenta con una lampada elettrica l'aderenza dei fogli, e quésti vengono poi collocati sotto lastre di vetro sigillate ermeticamente. li finalmente emerge il loro misterioso contenuto. Di cosa ci parlano dunque i frammenti dei volumi di Filodemo? Lo. stesso..autore, della Storia ■fotografie» dell 'Officina • et mette in grado di conoscerli direttamente, pubblicandone per la prima volta una scelta in forma agile e scorrevole, adatta anche al grosso pubblico {Margini molarmi, Edizioni Lubrcnsi). Sono testi che abbracciano prevalentemente i vari aspetti della filosofia epicurea allora in auge, la filosofia appunto di Orazio e di Virgilio. Si va dalla parte teoretica alla politica, all'etica, con quegli spunti di affabilità, di pessimismo temperato dall'apertura umana e comunque risolto in una grande pace dello spirito, che caratterizzano il Giardino di Epicuro. Indulgente verso i giovani, critico verso i vecchi, Epicuro mostra anche in questi spezzoni del suo insegnamento una grande fiducia nell' educazione e nella possibilità di conseguire la vera scienza. In un brano della sua Retorica Filodemo addita i rischi e i vizi della vita pubblica: «La vita politica crea avversione per t amore del primato the ì connaturato a questi tipi di attività, per l'invidia verso coloro che si esercitano per tali cose, per il dissenso che in ogni occasione sorge fra coloro che presentano proposte»; e poi «i politici non accolgono ragionamenti utili, ma parlano solo per ambizione, come se non acquistassero le parole ma le traessero senza fatica dall'etere profondo». Coltivare invece gli affetti, soccorrersi a vicenda, evitate gli eccessi e le volgarità: non usiamo il turpiloquio dei cinici, non abusiamo come loro di maschi e femmine accoppiandoci anche in pubblico; e le donne non si vestano da uomini né frequentino mezze nude le palestre e gli stadi. Non fare insomma «vita da bestie». Due brani, ancora di Filodemo, ritagliano in quest'ottica due scorci mirabili delle morti di Platone ed Epicuro stesso, il primo nell'atto di ascoltare e discutere melodie musicali, il secondo di preoccuparsi, mentre prova «dolori di quelli che conducono all'ultima giornata», dei figlioletti dei suoi allievi. C si può rammaricare, con il Winckelmann e con tanti altri dopo di lui, che non siano finora affiorati, in luogo di questi testi filosofici, nuovi brani poetici o una nuova tragedia greca. Qualche ospite di passaggio nella villa potrebbe ben aver dimenticato sul co-, modino da notte o in uno' scaffale il sub Saffo ofrl-iùo tascabile, c il volumet¬ to potrebbe ben essere "Srldìrlttura fra i rotoli già estratti dalla cenere e non ancora decifrati. Ma come non riconoscere e apprezzare, davanti a queste righe stente e ingegnosamente ricostruite s\c\\'«Officina» di Ercolano, l'apporto che recano alla conoscenza di un momento cosi alto dell'ariti chità, e così essenziale per lo sviluppo dello spirito umano verso la libertà? Carlo Carena

Persone citate: Anton Fay X, Carlo Vii, Ercolino, Marcello Gigante, Mario Capasso, Pisone, Platone

Luoghi citati: Ercolano, Napoli, Pompei, Roma