Piccolo è bello di A. Galante Garrone

Piccolo è bello Le proposte della Commissione Bòzzi Piccolo è bello La Commissione parlamentare per le riforme istituzionali, presieduta dall'ori. Bozzi, dopo un anno d'intenso lavpro e giunta alla stretta finale. Le polemiche di queste settimane ci fanno temere un suo naufragio: sarebbe una iattura per tutti. In un recente confronto l'on. Martelli ha detto che se una piccola riforma è meglio di nessuna riforma, una grande riforma è meglio di una piccola. Questa seconda proposizione non è sempre vera. Quello che conta, sono le riforme anche modeste, ma concrete e incisive, che rispondono a una necessità, e avvengono al momento giusto: solo in ciò può risiedere la loro «grandezza» storica, non nella grandiosità dei proclami. La Grande Riforma, the Great Reform del 1832, che ebbe in Inghilterra quasi gli effetti di una rivoluzione politico-sociale, si riduceva in concreto a un rimaneggiamento di circoscrizioni elettorali (l'abolizione dei «borghi putridi»). Le definizioni altisonanti vennero dopo, non prima. La Commissione Bozzi era partita bene. Il compito che le era stato affidato poggiava sul presupposto del valore permanente della nostra Costituzione, dei suoi principi fondamentali: da non stravolgere, dunque. Invece di fantasticare sulla Seconda Repubblica, il suo compito più prosaico era di trarre la lezione dalle logoranti esperienze degli ultimi decenni, di rimediare, con gli opportuni correttivi istituzionali, a tante disfunzioni, strozzature, immobilismi, instabilità, contraddizioni della nostra vita pubblica. I risultati del lavoro compiuto sono limpidamente esposti dallo «schema di relazione conclusiva» redatto dall'on. Bozzi: una base di discussione per il Parlamentò, 'ài bkàlfhbn .un testo definitivo, ne variétuir. Non sono risultati da poco. Basti pensare ai punti di convergenza, alle proposte di riforme (tutt'altro che piccole e meschine) che potrebbero essere attuate con largo consenso parlamentare. Qui ne accennerò soltanto alcune. Mantenimento del sistema bicamerale, ma «differenziato», con attribuzione (in linea di prevalenza) a una Camera della funzione legislativa e all'altra della funzione di controllo politico; alleggerimento del lavoro legislativo, che ponga fine alrattuale miriade di leggi e leggine di contenuto minutamente amministrativo da decentrare e smistare ad altri organi: il che ovvierebbe alla cronica lentezza e inefficienza decisionale del Parlamento, e alla ormai diffusa, e quasi necessitata, attività vicaria, di supplenza, esercitata da governo, Corte Costituzionale, magistratura nei suoi confronti. Accordi prcclcttorali fra partiti (ma — diciamo noi — senza concedere premi di maggioranza, o prestabilire preclusioni in danno di chi non raggiunga detcrminati quozienti elettorali), un vero e proprio «patto di legislatura»: in modo che gli elettori siano indotti, non solo a scegliere un partito, ma anche un'eventuale maggioranza e un governo: Rafforzamento della posizione del presidente del Córisiglfo jrazie a un suo rapporto direno di fiducia con le Camere, e al successivo conferimento a lui dell'effettivo potere di scelta e revoca dei ministri. Limitazione della — invero troppo abusata — potestà di decretazione d'urgenza del governo, e adozione di una «corsìa preferenziale» nei rapporti fra governo e Parlamento (che tuttavia dovrebbe essere meglio precisata). Queste poche, sostanziali riforme consentirebbero già una ben maggiore funzionalità di Parlamento e governo, e una maggiore stabilità, e forse anche una rottura dell'attuale immobilismo. Su molti altri minori ritocchi la Commissione Bozzi è giunta a una larga convergenza di vedute. Ma su altri temi si sono da ultimo acuiti i contrasti: come sulla riforma del sistema elettorale, o la costi tuzionalizzazionc del voto palese in Parlamento. Un approfondimento di questi punti controversi richiederebbe lunghi discorsi, che varrà la pena di riprendere. Ma qualcosa vogliamo dir subito. Si ha l'impressione che dietro certe sapienti dispute e schermaglie di diritto costituzionale si annidi spesso un inconfessato interesse di partiti che tendono a tirar l'acqua al loro mulino: il tutto ammantato da elucubrazioni astratte, c una certa qual sicumera professorale. Ci pare, insomma, che non prometta nulla di buono questo larvato sabotaggio dell'onesto, positivo lavoro della Commissione Bozzi, questo affievolirsi della volontà di realizzare, con coscienzioso impegno, almeno quel poco di buono su cui l'accordo è già raggiunto, o facilmente raggiungibile. Chi troppo vuole, nulla stringe. Concludiamo. Piuttosto che isterilirsi in logomachie inconcludenti, rinviando tutto a un avvenire remoto e impantanandosi nella passività attuale, si cominci a fare quel che è già a portata di mano, e che l'urgenza della situazione richiede. Qualche» mese fa, Andrea Manzella ricordava a tutti, su queste colonne, il dovere di «pattare'il pantano!;,'eliceva? «L'irrisòlta crisi costituzionale' è un delitto contro il futuro». Non sarà un salto alla Sara Simeone Ma sarà sempre meglio un piccolo salto, che restarsene seduti per terra, immoti. A. Galante Garrone

Persone citate: Andrea Manzella, Bozzi, Sara Simeone

Luoghi citati: Inghilterra