IL PIANISTA SUONA E ESPONE LA SUA COLLEZIONE

Richter re delle sere a Mosca IL PIANISTA SUONA E ESPONE LA SUA COLLEZIONE | Rih Richter re delle sere a Mosca NOSTRO SERVIZIO MOSCA — Al pianterreno . del museo Pushkin, dietro la . grande scalinata di marmo . costruita dall'architetto Zvietniev, c'è un'esposizione di quadri contemporanei. I nomi dei pittori non sono conosciuti ma le tele sono attraenti. Il nome del proprietario di questa collezione, che: è stata criticata dai giornali sovietici come eccessivamente d'avanguardia, è invece ben noto: Sviatosiav Richter, quell'immenso uomo dalla mascella di sasso che molti considerano 11 piti grande pianista vivente. Non si fa sentire spesso: anche a Mosca, dove vive, i suoi concerti sono rari. Ma il grande solista non si è fatto pregare da madame Antonova ed è tra 1 protagonisti di un piccolo festival dal titolo di «I maestri del XX secolo» nella serie di «Sere di dicembre» che madame Antonova ha iniziato da qualche anno. Questa donna dai capelli neri e gli occhi vivi è la direttrice del museo Pushkin di Mosca che ospita una vasta collezione di quadri occidentali: da Poussin a Bellotto, Dosso Dossi, Zurbaran, De Hooch, una delle più straordinarie serie di moderni francesi con Slgnac, una decina di Matisse, splendidi Picasso, e quattro del più bei Vaii Gogh a! mondo, uno dei quali, indimenticabile, rappresenta, il cortile di una prigione durante la triste ora di passeggiata: esattamente come il coro del prigionieri nel Fidelio di Beethoven. La signora parla ottimamente italiano e francese, ha una visione culturale e grande stile, è la persona che ha dato vita alla famosa mostra Parigi-Mosca del Beaubourg, La Antonova, che ha appena prestato a Parigi due Wat-. teau e un Doganiere Rousseau, è una persona estremamente vitale. Le sue serate di dicembre che hanno luogo in. una sala capace di contenere non piti di trecento persone, attraggono l'intellighentla moscovita: poeti, scrittori, ambasciatori stranieri (non che tutti gli ambasciatori siano colti e intelligenti) e politici sovietici, c La serie d! quest'anno si è aperta il 3 dicembre con una' serata di poesie europee e' russe del XX secolo recitate dal meglio dei poeti sovietici contemporanei: Bella Ach-, madunila, Ionna Moriz, Andrei Vosni Sienski, Evgeni Evtushenco, David Samoilov. Il 9 e il 10 erano dedicate alla musica di Bela Bartok. Il 12 e 1113 a Paul Hindemith, 1116 e il 17 a Dimitri Shostacovich, il 21 e 22 a Serghei P.-okofieff, il 23 e ieri a Igor Stravinse; il 27,1129 e 11 30 la stagione termina con II giro della vite di Brltten. Persino i biglietti di invito portano una riproduzione di un Picasso cubista: l'intera serie non potrebbe essere più . . ' , ù curata, interessante e nuova nel senso che l'Unione Sovietica non ha mai dimostrato troppo entusiasmo verso i compositori contemporanei, anzi alcuni di questi nomi fino a pochi anni fa erano condannati. La serata alla quale ho assistito era quella dedicata a Dimitri Shostacovich, presenti non una, ma due vedove Shostacovich, quella del compositore e quella del figlio. Il programma, naturalmente, consisteva in pezzi non conoscilitissimi. Le Sei poesie di Marina Zvietaieva, op. 143 messa in musica nel 1968, bellissimi versi, spesso amari, dolorosamente sarcastici, erano eseguite da un contralto straordinario sia per il timbro di voce che forza espressiva, Irina Bogaceva. Ed era singolare che le poesie della Zvietaieva (morta suicida) fossero eseguite nella sala del museo Pushkin disegnata dal padre, molto marmo e colonne bianche, un ritorno al neo-classicismo. Ma come si preparava 11 piccolo palcoscenico per il Trio op. 67 (scritto nel 1944), e cioè per l'arrivo di Richter, si accendevano le luci della televisione sovietica. E con Richter — che come entrava salutava tra gli spettatori la moglie e Andrei Vosni Sienski, accennando un sorriso sulla enorme timida faccia — c'era la grande violoncellista Natalia Qutman, con una frangia scura sugli occhi accesi, e il violinista Oleg Kagan. E' un brano difficilissimo che inizia con una lunga, strana, prolungata nota del violoncello, una specie di lamento soffocato. Ed esplode in rabbiosi suoni usando i legni degli strumenti ad arco come percussione. Una volta terminata l'esecuzione, ' il pubblico è scoppiato in un insistente applauso e quando i tre solisti decidevano di concedere il bis, ripetevano l'in-1 tero Trio. Pare che, dietro le quinte, Natalia Outman avesse detto a Rlchter (che eseguiva 11 pezzo per la prima volta e con totale dedizione) -rifacciamolo tutto, non è andato così bene'. E difatti la seconda esecuzione era ben diversa e compatta, sciolta e ancora più persuasiva della prima. Dopo la serata, i gruppi si dividevano uscendo nelle strade.coperte di neve di una Mosca a dodici gradi sottozero, chi cercando un ristorante nell'Arbat, chi andando al vecchio Nazional, ma tutti discutendo la straordinaria esecuzione. La signora Antonova, appena rientrata da Parigi, intratteneva Richter, uomo di poche parole. Era stato stranamente alieno alla poesia, diceva, ma la serata di dicembre e quelle poesie di Marina Zvietaieva messe in musica da Shostacovich lo avevano fatto pensare, gli avevano dato un nuovo spa¬ zio, diceva. Gaia Servadio 11 pianista russo Sviatoslav Richter (Foto «La Stampa»)